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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
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È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
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Di Edoardo Fanucci
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Di Antonio Campo
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Da un'intervista a Maria Elena Boschi
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di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Umberto Mosso
IL DISCORSO DI MELONI.

25/10/2022 - 19:03

IL DISCORSO DI MELONI.


Non sono d’accordo né coi giudizi trancianti su Meloni, né con quelli enfatici, perché entrambi portano a conclusioni che non condivido.
Un discorso programmatico può essere un noiosissimo elenco di cose che ci si ripromette di fare, ma in questo caso mancherà sempre qualcosa e non ci si deve aspettare che ad ognuna delle cose citate seguano le istruzioni per l’uso. Questo è stato già fatto, più o meno, in campagna elettorale.
Oppure può essere la rivendicazione orgogliosa del successo di una nuova maggioranza, del suo percorso di conquista del potere e l’esaltazione delle differenze tra il vecchio e il nuovo governo.
Per un riformista liberaldemocratico la gran parte dei propositi elencati da Meloni è da considerare scontata.
Come non essere d’accordo con la ribadita collocazione euroatlantica dell’Italia e con l’esigenza di una riforma dell’UE che modifichi il patto di stabilità e crescita per impedire il ritorno, dopo la parentesi pandemica, alle politiche dell’austerità?
Come non esserlo con una riforma della giustizia che ristabilisca la parità tra accusa e difesa, o con quella costituzionale che dia certezza all’esito elettorale in termini di stabilità di governo?
La stessa Meloni, dichiarando la sua preferenza per il semi presidenzialismo alla francese, una propensione che fu anche della sinistra, si è detta aperta ad altre soluzioni condivise da una maggioranza più ampia della sua.
Come non comprendere una visione dello sviluppo economico che, mantenendo il supporto a chi non è in grado di lavorare, non poggi sull’assistenzialismo, ma crei le condizioni per la crescita delle imprese e dell’occupazione?
Anche agendo con cautela sulla leva fiscale, attorno alla quale Meloni dovrà fare la gimkana, concedendo agli alleati brandelli di tassa piatta, ma dopo avere avvertito che “l’esigenza di sostenere famiglie e imprese ci costringerà a rinviare provvedimenti che avremmo voluto prendere subito”. Campa cavallo. Con buona pace di Salvini e Berlusconi la PdC sembra avere appreso la lezione dell’insuccesso di Truss.


E perché sottovalutare la condanna di ogni totalitarismo liberticida? con quell’inciso “fascismo compreso” e l’affermazione che “le leggi razziali sono state una vergogna italiana che segnerà la nostra storia per sempre” e che le opposte dittature “sono state un abisso nel quale non si pareggiano mai i conti, si precipita e basta”.
Restano, ovviamente, differenze e ambiguità importanti. Come la sicurezza e la questione migratoria, la difesa di certi diritti, l’autonomia differenziata, un altro motivo di scontro frontale con la Lega.
Tuttavia credo che una forza di opposizione responsabile della condizione di estrema difficoltà dell’Italia e del mondo non debba ricorrere a slogan di propaganda aggettivando la sua azione con termini come “dura”o “intransigente”, come per accreditarsi verbosamente.
L’opposizione, a Meloni o a chiunque altri, deve essere rigorosa e programmatica. Si combatte senza tregua contro iniquità e sprechi, contro inefficienze e limitazioni delle libertà, ma si danno contributi positivi, come sta avvenendo per la transizione ecologica, o come dovrà avvenire per fare chiarezza con una inchiesta su quanto è avvenuto nella gestione ella crisi pandemica.
Le valutazioni le faremo sulla base dei fatti. Il punto non è valutare un elenco, ma se sarà in grado e come di realizzarlo e semmai modificarlo.
Oggi vedo un punto politico di rilievo che la quasi totalità dei commentatori non ha colto.
La più grande e dura sfida di Meloni è, da oggi, soprattutto alla sua storia e ai suoi alleati.
Se vorrà fare tutto quello che “deve”, “a costo di perdere le prossime elezioni”, come ha detto, credo che presto le si porrà una scelta tra tenere unita ad ogni costo la sua coalizione, come tutti a destra le chiedono, rinunciando ad essere la leader di una nuova destra conservatrice democratica, o cambiare il corso della destra italiana che sembra abbia in testa. Un corso diverso da quello di Salvini e Berlusconi.
Sono interessato a vedere come Meloni si giostrerà sui tre fronti che ha aperto contemporaneamente: l’Italia, la sua coalizione, la sua destra.
Nell’orizzonte di Meloni non c’è ancora il quarto fronte, quello dell’opposizione.

Perché inefficace (Pd e M5S) o perché si sta strutturando, come il Terzo Polo (8,4%), che deve crescere ancora di più.
Intanto faccio il tifo per l’Italia e l’alternativa riformista vera.





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