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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Vittorio Ferla (a cura di Bruno Baglini, red VdS)
L’Ucraina chiede libertà e democrazia. Ma i pacifisti la regalerebbero a Putin

5/11/2022 - 9:06

L’Ucraina chiede libertà e democrazia. Ma i pacifisti la regalerebbero a Putin

Vittorio Ferla sabato 5 Novembre 2022


Con tutto il rispetto necessario per chi crede sinceramente nella pace, bisogna riconoscere con amarezza che la manifestazione di oggi nasce nel segno di un immenso equivoco, prima di tutto intellettuale, ma anche morale e politico.

L’equivoco è quello di sventolare la bandiera della pace come bene supremo ma del tutto astratto, da perseguire anche a costo di barattarlo con altri – la verità, la giustizia, la libertà – che pure dovrebbero avere qualche voce in capitolo. La sensazione emerge chiaramente dalla lettura di alcuni manifesti che nelle settimane scorse sono stati sottoscritti e diffusi a favore – di fatto – di un immediato disimpegno militare dell’occidente dalla crisi ucraina.

Chiedere infatti il silenzio delle armi durante una guerra di aggressione che la Russia non ha nessuna intenzione di concludere ha il significato di una resa che ricadrebbe prima di tutto sul popolo aggredito. Che è quello ucraino. L’ultimo manifesto in ordine di tempo è quello delle associazioni cattoliche che, interpretando forse con un eccesso di zelo le parole del Papa, sembrano dimenticare del tutto il martirio degli ucraini. Non basta infatti concedere spazio all’ormai ovvio cliché che ammette che c’è un aggressore – la Russia – e un aggredito – l’Ucraina – per aver chiuso i conti con la dimensione etica della vicenda.

La pace, infatti, può essere costruita su basi solide e su fatti concreti solo ad alcune condizioni: ristabilire la verità sulle ragioni dell’aggressione, ristabilire la giustizia che deriva dal rispetto dell’ordine internazionale, ristabilire la libertà degli ucraini che oggi sono attaccati e oppressi. In altri termini, la pace può incarnarsi soltanto nella concretezza della storia degli uomini.

Il manifesto delle associazioni sceglie una prospettiva opposta, a tal punto escatologica, da diventare idealistica e astratta. Concentrati esclusivamente sul rischio della minaccia nucleare e sul conseguente appello per la proibizione della armi atomiche, i sottoscrittori dimenticano completamente la richiesta di aiuto degli aggrediti. Ma così l’umanità degli oppressi lascia il campo al desiderio di sicurezza dell’occidente, incapace di assumere impegni gravosi per difendere non solo l’Ucraina, ma se stesso dalla volontà di potenza di un regime dispotico. La pace di cui discetta il manifesto – richiesta a gran voce dai cortei riuniti oggi a Roma – si raggiunge solo a condizione di regalare a Putin quello che vuole: l’Ucraina.

Attenzione: non solo singole regioni, ma tutta intera. Perché così lui vuole. Ma lasciare il campo libero al disegno imperialista di Mosca significa volere la pace denunciata da Tacito: “dove fanno il deserto, lo chiamano pace”. Se, per ragionare di pace, è necessario ristabilire la verità dovremmo tutti ammettere – compresi i pacifisti a tutti i costi – che l’obiettivo dichiarato della guerra scatenata da Putin è quello di ritornare all’assetto superato con lo scioglimento dell’Unione Sovietica nel quale russi ed ucraini, secondo la propaganda di Mosca, formavano un unico popolo.

Questo assetto, oggi, è minacciato dall’esistenza stessa dell’Ucraina come stato che aspira all’indipendenza dal dispotismo russo, che punta a diventare un paese democratico e liberale e che, per questo, desidera entrare a far parte della comunità europea e occidentale. Questa evoluzione, considerata da Putin alla stregua di una ‘nazificazione’ dell’Ucraina, autorizzerebbe la Russia alla sistematica devastazione e distruzione del paese. L’approccio del capo del Cremlino diventa così “genocidario”, perché mira a fare scomparire l’identità ucraina con ogni mezzo possibile: le stragi indiscriminate, l’esilio dei cittadini dalla propria terra, la deportazione dei civili (soprattutto bambini orfani), l’indottrinamento delle persone nelle aree conquistate dalle armi.
Se non si parte dal riconoscimento di questa verità storica invece di vagheggiare su presunte – ma stavolta inesistenti – responsabilità dell’occidente non si fa nessun servizio alla causa della pace. Men che meno alla causa degli ucraini che sono i primi detentori e attori della propria libertà.

Se, viceversa, nel nome della pace, si accetta la prevaricazione del despota e la sottomissione dell’Ucraina dovremo concludere che il diritto internazionale è uno strumento inutile e arcaico e che ciascuna potenza nucleare, quando vorrà, potrà aggredire i suoi vicini nella certezza dell’impunità e nel silenzio della comunità internazionale.
Stupisce che nessuna voce dell’ampio fronte pacifista riconosca la principale novità che viene dallo scenario di guerra: la domanda di democrazia e di libertà che viene dall’Ucraina. L’argomento è sviluppato in maniera esaustiva da Eugenio Somaini, docente di politica economica, in un recente saggio apparso sull’ultimo numero della storica rivista Mondoperaio. Per contrapporlo alla famigerata “esportazione della democrazia” con le armi che ha caratterizzato alcune fasi della nostra storia recente dopo la fine della Guerra Fredda, Somaini descrive il fenomeno come “importazione della democrazia”.

I suoi tratti fondamentali sono: la scelta autonoma da parte di un paese di intraprendere un processo di democratizzazione, la disponibilità dei paesi democratici ad aiutarlo su richiesta dell’interessato e la richiesta formale di adesione alle forme associative dei paesi democratici. Nel caso specifico dell’Ucraina, ciò si realizza con la richiesta formale di adesione all’Unione europea.

La prospettiva delineata da Somaini appare promettente in quanto fondata, da una parte, sulla scelta autonoma del paese che si mette sulla strada della democratizzazione e, dall’altra, sull’allargamento della base democratica del pianeta per via pacifica, a partire dalla spontanea adesione degli stati attori. Ora, non sorprende che un dittatore come Putin consideri ‘nazificazione’ questo desiderio di democrazia e di libertà. Sorprende, invece, che i pacifisti non comprendano che barattare cessioni territoriali alla Russia con la pace significa di fatto interrompere questo virtuoso processo di evoluzione democratica regalando l’Ucraina alla sfera di influenza di Putin secondo le logiche imperialistiche tipiche del Novecento. Subito dopo, se non viene fermato in Ucraina, Vladimir Putin si sentirà incoraggiato a proseguire nella sua sbandierata volontà di potenza imperialista. E continuerà a realizzarla come ha sempre fatto: con le armi.

Per fortuna, l’Unione europea e le democrazie anglosassoni hanno scelto di opporsi al disegno di Putin.

Dovrebbero fare lo stesso i pacifisti in corteo a Roma, tra piazza della Repubblica e piazza San Giovanni. Non è affatto il tempo di slogan pilateschi contro tutte le guerre. Putin go home!


Vittorio Ferla


Giornalista, direttore di Libertà Eguale e della Fondazione PER. Collaboratore de ‘Linkiesta’ e de ‘Il Riformista’, si è occupato di comunicazione e media relations presso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Lazio. Direttore responsabile di Labsus, è stato componente della Direzione nazionale di Cittadinanzattiva dal 2000 al 2016 e, precedentemente, vicepresidente nazionale della Fuci. Ha collaborato con Cristiano sociali news, L’Unità, Il Sole 24 Ore, Europa, Critica Liberale e Democratica. Ha curato il volume “Riformisti. L’Italia che cambia e la nuova sovranità dell’Europa” (Rubbettino 2018).






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5/11/2022 - 14:43

AUTORE:
Alvaro Bordine

Una domanda che spesso viene spontaneo di proporsi:che cosa ha spinto la Russia a commettere un errore di conseguenze catastrofiche come la decisione di invadere l'Ucraina? E' ormai evidente che che siamo di fronte a giudizio di sopravalutazione di se stessi e sottovalutazione degli altri. Giudizi sbagliati che hanno portato a commettere errore evidente frutto di inesistente controllo. Le informazioni poco numerose e fortemente edulcorate arrivano al despota gradite in quanto riflettono il suo pensiero. Qui sta la ragione vera della tragedia tuttora in atto e della quale non si intravede una possibile fine.

5/11/2022 - 13:18

AUTORE:
Osservatore 1

...lo sono anche lo stupratore e la stuprata?
Eh si, dice il giudice: se Lei stava a casa dopocena invece "dindà" per la strada in minigonna e...almeno si portasse un canino giustificativo delle uscite serali.
Infatti nessuno si sognerebbe di apostrofare alcun che a chi esce dopocena accompagnato/a da un Chihuahua, con niente te le vai a cercare.

A proposito di responsabilità, ci sta anche che Zelenschi una sera abbia alzato mpopò il gomito ed abbia arrotato il canino di Putin e per pareggiare i conti il Putin gli abbia dato fuoco alla casa sua e de' figlioli, affogato l'anatre rinchiudendole nel gabbione, troncato le tre canne da mazzacchera, e riempito di "Z" tutta la tumobile e giustizia è fatta?
Mappoi, il canino di Vladimir è solo ferito o morto? Perché se ni more è autorizzato ad usare la tomia.
Oggesummio perdon pietà😥

5/11/2022 - 12:54

AUTORE:
Cittadino come tanti

Sono un pacifista e non regalerei niente a Putin, vorrei solo far cessare i morti da entrambe le parti e considero Putin e Zelenky entrambi rssponsabili di questa assurda guerra.

Cittadino comune, scuole normali, lavoro normale, famiglia normale, identiche libertà di poter dire la mia senza essere soggiogato dai titoli. La mia idea è equivalente e non inferiore altrimenti i ricchi e i potenti avrebbero sempre ragione!