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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Editoriale di Christian Rocca (a cura di BB, red VdS)
Dalla Russia con disonore Gli antipartigiani della pace e gli utili idioti di Putin

7/11/2022 - 10:50

Editoriale
Christian Rocca

7 Novembre 2022

Dalla Russia con disonore Gli antipartigiani della pace e gli utili idioti di Putin


L’internazionale bipopulista, da Conte a Salvini a Trump a Le Pen, si mobilita per disarmare l’Ucraina e consegnarla a Mosca. Ma c’è un’Italia che canta Bella Ciao ed è solidale con un popolo che una mattina si è svegliato e ha trovato l’invasor

Negli anni Cinquanta, Stalin creò i “Partigiani della Pace”, un movimento internazionale che in Europa occidentale protestava contro la Nato e contro l’America seguendo precise direttive del Cremlino (in Italia fatte eseguire dal capo comunista Pietro Secchia).

I Partigiani della Pace erano uno strumento della propaganda russa e dei partiti comunisti occidentali che nel mondo libero facevano da avamposto di Mosca. Erano un movimento di opinione teleguidato dal Cremlino, una versione in carne e ossa delle fabbriche dei troll di San Pietroburgo, ma pur sempre capace di coinvolgere milioni di “utili idioti” occidentali, utili al regime sovietico e idioti malgrado fossero in gran parte intellettuali.

I capi dei Partigiani della Pace non erano pacifisti, al contrario sostenevano attivamente le ragioni di uno dei due blocchi della Guerra Fredda, quello illiberale e totalitario che, dopo aver fatto alcune decine di milioni di morti, il mondo libero è riuscito finalmente ad archiviare nella spazzatura della storia.

In un’epoca in cui le ideologie erano una cosa seria e il principio di realtà, almeno in Occidente, era rispettato, i Partigiani della Pace avevano perlomeno un obiettivo coerente con il loro (finto) pacifismo, ovvero chiedevano la fine delle guerre coloniali allora in corso.

La grande differenza tra gli utili idioti di Stalin e gli utili idioti di Putin è che l’attuale movimento pacifista italiano guidato da Giuseppe Conte, un tizio che fece orgogliosamente sfilare sulle nostre strade l’esercito di Mosca inviato da Putin “dalla Russia con amore” (malimorté), non chiede la fine della guerra coloniale, o meglio: imperialista, di Putin all’Ucraina, ma chiede la fine degli aiuti al popolo aggredito e sottoposto ogni giorno a bombardamenti di obiettivi civili come le stazioni, i quartieri residenziali, i centri commerciali, i parchi giochi, le scuole, gli ospedali e le fermate degli autobus.
Cioè questo movimento pacifista italiano chiede la fine dell’eroica resistenza ucraina, la fine della solidarietà occidentale a un paese che si difende dal genocidio e il riconoscimento delle razzie russe il più presto possibile anche perché i russi stanno perdendo sul campo la guerra e più passa il tempo più le rivendicazioni illegali di Putin rischiano di indebolirsi. Una posizione oscena e miserabile che ha sfilato a Roma sabato scorso (con rare eccezioni come il gruppo Micromega e, in linea di principio, del Pd).

Va aggiunto che il partito guidato da Giuseppe Conte non è la prima volta che mostra una certa affinità con Mosca. In passato ha   partecipato allegramente ai congressi del partito più unico che raro di Vladimir Putin e si è presentato alle elezioni italiane del 2018 con un programma di politica estera – dal no alla Nato al no all’Europa – che sembrava una fedele traduzione della politica estera di Mosca.
I leaderini Cinquestelle di allora applaudivano l’invasione russa della Crimea e del Donbas e avevano un’idea di politica energetica di totale dipendenza dalla Russia, mentre Conte medesimo ha governato d’amore e d’accordo non solo con Putin ma anche con Donald Trump, aprendo agli sgherri di Mar-a-Lago le porte dei nostri apparati di sicurezza per rintracciare le improbabili prove di un fantomatico complotto ucraino contro Trump, e ordito da Biden e Renzi, che in realtà era una gigantesca bufala creata ad arte dal Cremlino per distogliere l’attenzione dall’ingerenza russa nel processo democratico americano.

Per non farsi mancare niente, il governo Conte ha anche siglato un memorandum con la Cina per consegnare le infrastrutture portuali italiane ai cinesi. Insomma, sotto la luminosa guida dell’avvocato populista, sovranista, progressista, e ora anche pacifista, l’Italia è stato il primo paese del G7 ad aderire alla Belt and Road Initiative (imperialismo cinese) e il primo paese occidentale a far sfilare nelle proprie strade l’Armata rossa (imperialismo russo).
Nonostante ciò, Conte pontifica. Nonostante ciò, fa il capopopolo pacifista. Nonostante ciò, il Partito democratico lo ha scelto anno fa come leader fortissimo di tutti i progressisti e continua a inseguirlo incurante delle continue umiliazioni subite, compresa quella nei confronti di Enrico Letta alla manifestazione di Roma.

I propagandisti italiani di Putin, a differenza di quelli di Stalin, quindi è più esatto definirli “antipartigiani della pace”, perché non chiedono più la fine della guerra coloniale come i loro predecessori, ma il disarmo dell’Ucraina che resiste alla guerra imperialista russa.
E quindi benissimo ha fatto Carlo Calenda, sabato sera, a chiudere la manifestazione antifascista di Milano a sostegno del popolo ucraino aggredito dai russi intonando “Bella Ciao”, il canto universale della resistenza popolare all’invasore imperialista.
A Milano con Calenda c’erano i sostenitori dei partigiani ucraini, a Roma con Conte c’erano gli antipartigiani della pace.
La cosa interessante è che sulla posizione di Conte – no agli aiuti militari all’Ucraina e no alle sanzioni alla Russia, sì al cessate il fuoco che consegni parte dell’Ucraina libera e indipendente ai guappi di Putin – oltre alle frange estreme di destra e di sinistra ci sono anche la Lega di Matteo Salvini e un certo Silvio Berlusconi. Mentre, in Europa, c’è Marine Le Pen. E in America Donald Trump.
L’Ucraina, l’Europa e il mondo libero si sono salvati finora grazie alla vittoria di Macron su Le Pen alle presidenziali francesi. Il giudizio sull’Italia è ancora sospeso con due partiti su tre, per fortuna quelli minori, apertamente pro Putin, mentre in America le elezioni di metà mandato ci diranno se la setta filo putiniana di Trump riuscirà a modificare, o anche solo ad attenuare, la politica pro Ucraina di Washington.
Questa cosa che la peggior destra della storia contemporanea, da Le Pen a Trump a Salvini a Orbán, sia unita intorno all’imperialismo russo e in Italia abbia come leader un avvocato apulo-venezuelano (copyright Iuri Maria Prado) sembra non scuotere la sinistra democratica che invece continua a tributargli onori e, di conseguenza, a meritarsi l’estinzione.
Come ha scritto la giornalista ucraina Olga Tokariuk, fellow del Reuters Institute a Oxford e il 26 novembre prossimo ospite di Linkiesta Festival, la manifestazione contiana di Roma sembra la continuazione dell’operazione mediatica russa per indebolire il sostegno italiano all’Ucraina, un’operazione di disinformazione cominciata con la presenza massiccia di propagandisti del Cremlino nei talk show italiani e con gli sproloqui di fantomatici esperti che prima hanno spiegato (di fronte alle evidenze contrarie) che la Russia non avrebbe mai invaso l’Ucraina, dopo hanno previsto con la medesima spocchia che Mosca sarebbe arrivata a Kyjiv in pochi giorni tra gli applausi degli stessi ucraini che in fondo sono filo russi, poi hanno negato i crimini di guerra russi e le fosse comuni a Bucha come è d’uso tra i colleghi negazionisti dell’Olocausto e, infine, hanno dato la colpa della guerra russa all’Ucraina agli americani e agli ucraini medesimi, oltraggiando la loro già nauseabonda reputazione con iniziative politiche e mediatiche volte a imporre la pace alle vittime dell’aggressione, non ai carnefici del Cremlino.





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