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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Tutto sulla famiglia, la mia: (ottava puntata)

9/11/2022 - 17:49




Elia e Amelio: il matrimonio


Il 22 novembre del 1950 usciva nelle sale cinematografiche italiane il film di Pietro Germi: Il Cammino della speranza con la sceneggiatura di Federico Fellini e Tullio Pinelli
A gennaio del 1951 Amelio e Elia iniziarono il loro cammino insieme, si sposarono a dispetto di tutti. Qualche mese prima Amelio era entrato in società con il proprietario della ferriera delle Fabbriche di Casabasciana e i novelli sposi andarono a vivere in quel paese.
Quello che doveva essere il loro nido d’amore era una casa piccola e scomoda. Per arrivarci dovevano passare sopra una passerella in legno traballante che permetteva di attraversare il fiume nel punto più stretto. Elia scoprì solo in quel momento che quel passaggio la terrorizzava. Una notte durante un temporale fu quella strettoia naturale a creare grossi problemi a tutto il paese e in particolare a loro. La grande massa d’acqua caduta dal cielo, aveva trasformato il torrente Lima in un fiume in piena. I vortici di acqua spumeggiante arrivarono alla soglia della loro abitazione. Prima che la passerella cedesse alla corrente Elia e Amelio raccolsero le loro cose e lasciarono il paese. Amelio trovò un lavoro precario vicino a Focchia. Questo cambiamento repentino costrinse gli sposi ad andare a vivere nella casa dei miei nonni paterni a Focchia di Sotto. Una casa troppo piccola per due donne.
Un pomeriggio mentre preparavano la cena Aristea disse a mia mamma
“Ma se invece di sposare vo’ il mi’ figliolo aveva preso quella donna di Casabasciana… un’era meglio? Ora avrebbe la casa… e il lavoro”
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Gennaio 1954. Son tutte belle le mamme del mondo quando un bambino si stringono al cuor. Questo cantavano dal palco del Casinò di Sanremo Gino Latilla e Giorgio Consolini. A giugno dello stesso anno mia mamma si accorse di aspettare un bambino. Gli ultimi mesi di gravidanza furono difficili tanto che dovette trasferirsi a casa dei genitori a Camaiore. Una mattina di gennaio del 1955 nacque mio fratello Francesco.
“Biondo come un angioletto” parole di mia mamma. Un angioletto che vide bene di presentarsi dalla parte dei piedi al momento della nascita creando un po’ di scompiglio. Mia mamma, insieme al biondo rivoluzionario, decise di fermarsi per alcuni mesi nella casa dei genitori. Mio padre con grande sacrificio faceva il pendolare tra Focchia e Camaiore.
 
Amelio trova il lavoro, Elia la casa


Dopo alcuni mesi mia mamma trovò una casa a Camaiore lungo l’argine del fiume Teneri. Due stanze, una sopra l’altra. Il gabinetto fuori, nell’aia. Amelio trovò lavoro in un’officina meccanica a Viareggio. Ogni tanto, dopo l’orario di lavoro, la sua forgia veniva trasformata in griglia dove lui e i colleghi arrostivano la carne e bevevano vino. Una mattina d’inverno, i compagni di lavoro gli fecero custodire un fiasco di vino da bere a fine giornata. Fu come lasciare la volpe a guardia di un pollaio.
20 febbraio 1958, Giovanni Gronchi firmò la legge che decretava la chiusura delle case di tolleranza. Legge che prese il nome dalla sua prima firmataria Lina Merlin introducendo il reato di: Sfruttamento della prostituzione art. 2 art. 13.
La sera del giorno dopo io venni alla luce nella casa lungo il fiume Teneri. Mio fratello era elettrizzato dall’arrivo della sorella. Ripeteva saltellando lungo l’argine del fiume “Mi è nata una sorellina… mi è nata una sorellina”
Se mio fratello alla nascita aveva mostrato i piedi, io non avevo capito bene come funzionavano il giorno e la notte: in pratica non sapevo, quando dovevo stare sveglia e quando dovevo dormire. Di giorno ero solita dormire. Mia mamma approfittava per prendersi cura della casa. Francesco non doveva fare rumore per non svegliarmi. Dopo alcuni giorni mio fratello non saltellava più.  Non era felice che la nuova arrivata gli impedisse di giocare. La notte invece avrei voluto star sveglia a giocare con il disappunto di mio padre che si doveva alzare all’alba per andare al lavoro. Dopo qualche mese cominciai a seguire l’andamento normale delle cose. Di notte dormivo e di giorno giocavo per la felicità di tutti.
  
Il viaggio  a Focchia


Maggio 1959, il quotidiano inglese Daily Mail pubblicò una corrispondenza da Roma in cui registrava la crescita e i successi dell’economia italiana. Sottolineava che: “Il Paese costituisce uno dei miracoli economici del continente europeo”.
In quei giorni mia mamma aveva trovato un lavoro stagionale in una Pensione a Lido di Camaiore: il nostro piccolo miracolo economico. Sapeva che il lavoro l’avrebbe impegnata per tutta la giornata, per questo motivo aveva trovato una sistemazione per me e Francesco. Assieme a mio padre infatti aveva deciso che io sarei rimasta a Camaiore con nonna Gemma e nonno Giacomo e Francesco a Focchia con i nonni: Alfonso e Aristea, felici di passare un po’ di tempo con il nipote maschio. Tanto felici da ripetere spesso: “Dopo la nostra morte questa casa sarà sua”. Mia mamma, con l’aiuto di nonna Gemma, aveva cucito alcuni abiti per la vacanza di mio fratello e uno molto elegante per me, arricchito fiocchi e balze. Coi suoi risparmi mi aveva comprato un paio di scarpe di vernice nera. Ci teneva a fare bella figura e dimostrare a nonna Aristea che era una brava mamma e una brava moglie.
Una domenica di tarda primavera partimmo tutti e quattro per Focchia ad accompagnare mio fratello. La Corriera da Camaiore ci portò fino a Lucca. In piazza S. Maria aspettammo la coincidenza per il paese di Gragliana. Da lì percorremmo a piedi la mulattiera fino a Focchia di sotto, dove ci aspettavano Alfonso e Aristea.
Le mie scarpe di vernice nera con la suola di cuoio erano belle ma poco adatte a quei luoghi. Feci tutto il tragitto in braccio a mio padre che per l’occasione tirò fuori le bestemmie migliori del suo repertorio. Mancava giusto la banda e il Parroco ad aspettarci. Nonna Aristea aveva annunciato da giorni l’arrivo dei nipoti.  Con grande piacere di mia mamma tutti notarono le mie scarpe e il vestito. Nel pomeriggio con i miei genitori feci ritorno a casa, mentre mio fratello rimase con i nonni a passare l’estate.
Nonno Alfonso fece conoscere a mio fratello il suo paradiso: il bosco. Gli insegnò tutto; dalla pulitura della selva alla costruzione di una carbonaia. Per Francesco era un mondo nuovo, una scoperta continua. Con nonna Aristea provò l’ebrezza di mungere la capra e curare le galline. A casa passava ore a giocare con i pezzi di legno, come suo padre.
Mio fratello conquistò tutti in paese tanto da mantenere negli anni un legame stretto con gli abitanti. Alla fine dell’estate mia mamma terminò il suo lavoro stagionale. Io raccolsi le mie bambole di pezza e ritornai a giocare nell’aia, mio fratello salutò i nonni e fece ritorno a Camaiore. La mia famiglia era di nuovo unita nella casa lungo il fiume Teneri.
L’anno dopo, accompagnata da mio padre, anch’io passai due giorni nella casa dei nonni paterni. Al momento di salutarci nonna Aristea disse a mio padre: “Meglio cento bimbi come Francesco che una come la Franca” Ero riuscita a rompere un Pinocchio in legno che lei da anni custodiva gelosamente nella vetrina della credenza. Non ho mai potuto dimostrare a nonna Aristea quanto fossi cambiata.
 
I nostri giochi, la scuola e il trasloco
 
Nelle giornate di sole, io e Francesco passavamo i pomeriggi nell’aia. Poi arrivò l’inverno e la pioggia: la terra battuta si trasformava in fanghiglia.
Per questo mia mamma inventò un gioco per noi. La cucina, riscaldata dal caminetto e illuminata da una sola finestra, si trasformava in una stazione ferroviaria: le quattro sedie rovesciate con lo schienale a terra, una dietro l’altra, i cuscini dei letti appoggiati sopra per renderle più comode. Francesco seduto davanti e io dietro, insieme imitavamo lo sbuffare del vapore e il fischio del treno.
Mia mamma si rese conto della scomodità della casa di Teneri. Spesso d’inverno il fiume rompeva gli argini e si portava via la strada principale, questo costringeva lei e mio fratello a fare un percorso più lungo per raggiungere la scuola.
 Per questo motivo i miei genitori decisero di trasferirsi nel palazzo dove vivevano i miei nonni, Giacomo e Gemma. Per accedere al nostro appartamento al primo piano, salivamo una ventina di scalini di pietra ruvida. Il corridoio dell’alloggio era illuminato da una finestra interna, stretta e lunga con i vetri molati, che prendeva la luce dall’unica camera da letto. Poco più avanti c’era la cucina, a sinistra il bagno.
Il corridoio era l’unico luogo per giocare, era da lì che partivamo con il nostro treno immaginario (continua…)

 

 Franca Giannecchini
 
 
 

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11/11/2022 - 18:29

AUTORE:
AUTRICE Franca

Grazie a te, per le belle parole

10/11/2022 - 20:59

AUTORE:
AUTRICE Silvia

Cara Franca, le puntate del tuo racconto continuano a catturare la mia curiosità. Un vento di ricordi si apre nel mio petto mentre leggo. Sono luoghi, i tuoi, che appartengono alla mia infanzia e mi fa uno strano effetto leggerne i fatti accaduti. Sai, la Versilia è sempre stata, per me, il luogo di vacanza, tre mesi di sole, di libertà dove noi bimbi ci si spogliava di tutto, l unica cosa che indossavano era il bacio del sole che ci faceva la pelle color bronzo e il bianco del salmastro, che nonna diceva di non levarlo di dosso durante la giornata che faceva bene. Nonna regalava a me, a Maria ed Enrico, fratelli e miei cugini questa vacanza ogni anno da Giugno a Settembre. Mi fa strano leggere che in questo posto dove la leggerezza, ai miei occhi di bambina, faceva da padrona, ha comunque avuto un suo passato fatto di famiglie che hanno vissuto tutto quello che racconti.
Grazie è veramente tutto molto bello!
Silvia