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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Enrico Letta, deputato PD
𝗜𝗹 𝗣𝗗 𝗲 𝗹’𝗮𝗴𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼

10/11/2022 - 18:05

𝗜𝗹 𝗣𝗗 𝗲 𝗹’𝗮𝗴𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼

 

𝘓𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘢 𝘢𝘭 𝘊𝘰𝘳𝘳𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘚𝘦𝘳𝘢

 

Caro direttore,come prima, peggio di prima. Per M5S e Terzo polo la nuova legislatura è iniziata come era finita la precedente.

Tutti contro il Pd: Calenda, Conte e Renzi sono ancora in campagna elettorale. Stessi i toni, simili le forzature dialettiche, a dimostrazione che, quando si tratta di piccoli interessi di parte, alla fine possono emergere paradossali affinità elettive anche tra chi ha passato anni a farsi reciprocamente la guerra e a porre a noi estenuanti veti incrociati. Nel mentre la destra ha vinto le elezioni e Giorgia Meloni governa l’Italia. Eppure, tutti e tre ritengono che fare opposizione al Pd sia più redditizio che fare opposizione al governo più a destra della storia della Repubblica.È una scelta priva del benché minimo senso di responsabilità istituzionale. E non lo dico per le potenziali conseguenze sul Pd. Lo dico per le ripercussioni certe sull’Italia. Chi fosse Giorgia Meloni e che tipo di posizionamento avesse la sua coalizione era noto prima del voto. Noto a noi, quantomeno. L’esordio del governo ha surclassato ogni previsione. Un debutto a base di selezione anticostituzionale dei migranti, tentativi di compressione della libera espressione del dissenso, afonia sul lavoro e contro il caro vita, tentennamenti sulla politica economica. Dalle promesse elettorali a una navigazione subito incerta e con una visione di cortissimo respiro.

Di fronte a questo l’Italia avrebbe bisogno di un’opposizione doppiamente solida, in grado di convogliare tutte le energie per contrastare la destra anzitutto sulle misure contro recessione, inflazione, malessere sociale.Per conto nostro ci siamo mossi con spirito unitario chiedendo un coordinamento delle opposizioni. Un segnale di debolezza, per taluni. La conferma, a mio parere, della funzione di presidio delle istituzioni e dell’interesse generale che è parte dell’identità Pd. È un ruolo che rivendichiamo con orgoglio: prima, sempre, viene il Paese. Anche quando la convenienza contingente suggerirebbe il contrario. È la nostra storia ed è una cultura politica che esalta la comunità e il bene comune e che vive l’impegno politico per il tramite della funzione di intermediazione attribuita dalla Costituzione al partito.

E il Pd è un partito. Un partito che non è proprietà di nessuno se non dei suoi iscritti, militanti, elettori. A questo ruolo e a questo orgoglio mi riferisco per rispondere agli argomenti espressi ieri da Roberto Gressi sulle difficoltà attuali del Pd.Guardiamo al contesto: siamo oggetto di una quotidiana «opposizione all’opposizione» e questo fa da sfondo al congresso e incide sul suo svolgimento nel racconto pubblico. È un dato di fatto, niente vittimismi. Peraltro, una fase congressuale di per sé, nella storia italiana, non sarebbe una novità. Diventa un evento straordinario se letto con le lenti della politica attuali. Quali partiti hanno fatto di recente o fanno ancora congressi veri con leadership contese da più candidati? Nessuno. È prassi scontata negli altri Paesi Ue. È rarità nell’Italia dei partiti personali o proprietari di oggi. Anzi è un fatto unico, eccezionale, di cui siamo orgogliosi e per cui pretendiamo rispetto. Noi abbiamo una vera democrazia interna, gli altri no. Nessuno sa chi diverrà il nuovo segretario del Pd perché saranno aderenti, iscritti ed elettori a deciderlo. E sarà un congresso efficace proprio perché l’esito non è scontato e perché noi, e solo noi, abbiamo il coraggio e la forza di porci domande scomode fin qui inevase. Su questo il nostro congresso costituente è una sfida alla politica, personale ed egoriferita, dell’Italia contemporanea. Riscriveremo il Manifesto dei valori, fermo al 2007: pre Lehman Brothers, pre Brexit, pre Trump, pre Covid, pre Ucraina. Col congresso fisseremo l’agenda della nostra opposizione, nel Paese e in Parlamento.

Ci saranno, da qui a Natale, eventi pubblici e una grande mobilitazione, nei nostri circoli e attraverso una larga consultazione su tutti i nodi principali, tematici e organizzativi.E a dicembre porteremo in piazza gli italiani che chiedono una politica degna per dare protezione a cittadini, lavoratori e imprese dal carovita e dalle tante difficoltà di questo tempo tormentato.Lo faremo con i nostri iscritti e militanti e con tutti coloro che vorranno aderire e decidere la nuova leadership. Lo faremo rilanciando le nostre idee con orgoglio. E attraverso questo sforzo renderemo ancora più evidente l’utilità per il Paese di un partito grande e serio come il Pd. Utile perché il più ancorato all’Europa per un’Italia che sta scoprendo che vuol dire un governo che ha chiesto i voti contro Bruxelles e che con Bruxelles deve convivere e trattare, quotidianamente e su tutti i temi. Utile perché il partito più riformista che sa compiere scelte di lungo periodo e non dettate dalla consultazione compulsiva dell’ultimo sondaggio. Utile, anzi indispensabile, perché è un grande partito nazionale capace di unire il Paese e non di dividerlo tra Curva Nord e Curva Sud, coi rispettivi ultrà a soffiare sul fuoco del rancore, del disagio, della paura.

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10/11/2022 - 20:38

AUTORE:
Bruno Baglini, iscritto Pd

Dissi a mi pa': ma con tutti i bimbetti che starnazzano nel cortile, proprio a me devi darmi degli scapaccioni? Si, purché ti voglio bene e a quell'altri ci deve pensa su pa' e su ma'.
Dopo questo breve preambolo dovresti aver capito che Zingaretti e Letta stanno "starnazzando per niente" ed un forte scapaccione de mia gli servirebbe per non sciupare il mio partito che seguo da 53 anni partendo da Luigi Longo e il giovane Tolaini Mauro segretari PCI.
Zingaretti si è dimesso oggi da governatore del Lazio per non dispiacere ad un segretario di altro partito che a livello nazionale porta dalla sua parte "i nostri".
Enrico Letta non vuole assolutamente mandare a casa Fontana, governatore leghista della Regione italiana più forte economicamente.
Calenda e Renzi (ex PD) e quindi non di destra come dici) se candidassero il Che Guevara in Lombardia, Letta direbbe di no.

Franceschini telefonò a Renzi dopo la débauché elettorale alle 2 di notte e disse che il segretario Renzi si doveva dimettere il giorno dopo - come poi avvenne.
Con 800mila voti in meno della volta scorsa e con la discesa di 1 punto percentuale a settimana il Segretario Letta da ancora le carte nonostante mezzo partito gli dica: tira via, altrimenti si rimane in tre gatti.
D'Alema e colui che vuole distruggere il PD, vedi la lotta contro Prodi, Veltroni e Renzi. Prodi ha battuto due volte Berlusconi, Veltroni portò il PD dal 25% al 34% e con la scusa che Soru in Sardegna perse ed era appoggiato naturalmente dal segretario Veltroni, D'Alema lo fece dimettere, poi fu la volta di Renzi che senza la vecchia ditta riuscì a portare il PD dove solo Fanfani negli anni /50 superò il 40%. E la "vendetta" si vide con i banchetti del no organizzati di chi aveva votato si 5 volte il Parlamento per le riforme chieste dal Presidente Napolitano.

Ora come ormai tutti vedono urge una divisione del PD che avviene già nei fatti.
I populisti con la 5* di Conte e i liberaldemocratici finalmente in un Partito veramente Democratico.
E Letta? Mezzo di qua e mezzo di la non esiste proprio, no è uno e trino...e non è il solo e se fa come ha fatto Zingaretti oggi, non è mai troppo tardi.
Gli uomini passano, l'idea rimane.
Bona

10/11/2022 - 19:57

AUTORE:
Carmine C.

È dal 14 marzo 2021 che Letta è Segretario del Partito Democratico.
Dopo venti mesi ne avesse azzeccata una?
Solo tanto rancore e acredine nei confronti di Renzi e che adesso gli sta tornando indietro.
Già diversi esponenti del PD lo stanno abbandonando, alcuni approdano in ItaliaViva, altri ancora cercano Casa.
Doveva essere il Salvatore del Partito dopo la disfatta di Zingaretti ma il detto "Senza infamia e senza lode" rischia di diventare parlando di lui un complimento esagerato.
Il suo tratto distintivo: "La mediocrità".

10/11/2022 - 19:10

AUTORE:
Luigi B.

Un raro post di Letta messo solo con l'unico scopo di criticarlo.
E' l'idea di avere sempre ragione e di imporla agli altri che rende tutto stonato.
Il Terzo Polo guarda a destra, è ormai chiaro, e con la sinistra ha a ben poco a che fare.
Niente di male, siamo in democrazia, ma volersi candidare come la novità che raccoglierà tutti i moderati è solo una pia illusione.
Non sono contento del mio partito, il PD, ma spero che porti avanti fino in fondo quel desiderio di rinovamento e rilancio che al momento pare solo nelle dichiarazioni.

10/11/2022 - 18:43

AUTORE:
Domenico Della Franca

Leggere la lettera di Letta, pubblicata su un giornale amico, per costruirsi l'alibi di essere vittima anche delle opposizioni, è davvero mancanza di rispetto per se stesso, per la verità dei fatti, per la storia oramai scritta e certificata dai media, ma poi soprattutto per gli altri che tira in ballo, avendo dimenticato già tutto quello che è successo con Renzi, Calenda e Conte.
Che non voglio raccontare, perché tutti sanno e mi voglio dedicare a fare solo due riflessioni, su quanto da lui sostenuto. Chiede ai tre di fare opposizione comune al governo Meloni. Tolto Conte, col quale può parlare sono un altro come lui, perché almeno si capiscono, Renzi e Calenda non hanno bisogno di dire un no pregiudiziale a quanto Letta chiede!
Ma il no viene fuori dai comportamenti straperdenti di Letta che invano nel prepararsi alle elezioni ha fatto qualcosa di positivo perché una coalizione riformista, liberale e democratica potesse essere composta! Perché come Renzi e Calenda, più volte hanno sostenuto, con Conte non ci sarebbero stati mai, anche se costretti a vendersi l'ultimo paio di pantaloni prima di andar nudi.
E poi ancor più grave. Come giustifica ora il no secco ad accordi con Renzi, perché avrebbe fatto perdere più voti di quanti ne portasse? O come poter fare una lista con Calenda avendo imbarcato Fratoianni e Bonelli, i resuscitati no a tutto.
E ce ne accorgiamo in questi giorni dove oramai il Pd si è reso l'appestato di turno, dal quale, quindi, scappano tutti? Per colpa di chi? Di Conte, che gli sta fregando sotto gli occhi di tigre, tutti i voti senza che Letta tocchi palla?
Per colpa di Renzi e Calenda, che visti i presupposti suicidi politici di Letta lo tengono lontano nel momento in cui tutto pare voglia fare Letta, fuorché la cosa più giusta e semplice, far capire con chi sta, dove sta, cosa vuole e cosa pensa di fare?
Il problema è che a queste domande Letta per furbizia, magari, ma per insipienza, sicuramente, risposte non può dare, perché non le sa manco lui dove si trova e quale strada seguire. Lo faccia prima che collabori ancor di più a svuotare il suo partito, oramai divenuto bancomat a gratis di Conte e terzo polo.
Queste sono verità sacrosante. Il PD non ha una linea.
È un partito impazzito, senza guida e senza freni.
Frantumato all'interno e senza vie di uscita, senza coraggio e senza anima. E perché ciò si riuscisse a fermare il prima possibile si inventano le primarie del 12 Marzo, quando, mi chiedo, ci saranno ancora i PD per fare i gazebo e portare al voto 2 milioni di votanti, come fu con Matteo Renzi? O per il Pd sarà suonata in anticipo la campanella del fu partito che non c'è più?

Ecco segretario Letta, la sua lettera è inutile, piena di pura retorica, di avvilente vittimismo, di mediocre e raccontata esposizione sbagliata degli eventi citati, di una mai celata dose di rancore politico ed umano che lo ha guidato, che, a volte, per nome e per conto del popolo italiano andrebbe definitivamente messo da parte! Ma non tutti ne sono capaci. Se, dunque, a quanto nei contenuti Renzi e Calenda siano distanti da lei, sommiamo i fatti personali mai sopiti, é chiaro che non si sarà mai capaci di costruire un patto delle opposizioni vero, dato da divergenze politiche e programmi diversi, che segnano la distanza che separa chi vuole una Italia riformista e chi sceglie di correre ad acchiappare i populismi di Conte e compagnia!

Concludendo on Letta, lei con questa lettera certifica di aver visto una realtà diversa dalla mia, dalla verità, dalle cose che sono successe, che hanno impedito un benché minimo approccio ad un accordo pre elezioni. E la colpa è solo sua. Di Conte, non parlo, non mi interessa, non sarà mai nei miei pensieri! Ed a distanza di due mesi e più dalla presentazione delle liste, il suo No a Renzi ed il rifiuto di Calenda ad un accordo pasticciato, hanno aperto a noi renziani e terzo polo una prateria davanti per correre liberi a cercare quegli uomini e quelle donne che potrebbero essere domani il futuro del nostro Paese, con i nostri leader, sempre più presenti ad organizzare il nuovo partito che sarà la vera sorpresa e rivelazione delle prossime elezioni europee!