Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Probabilmente siete cresciuti come me, con una famiglia che il vino a tavola era solo qualcosa di gradevole che accompagnava il pasto. La sua origine, il suo colore, nella mia famiglia non aveva molta importanza era sufficiente che fosse rosso, buono e che il suo costo non pesasse troppo nelle tasche. Eh si, non posso dire che per me fosse tanto diverso fino a una manciata di anni fa. Negli anni mi è piaciuto molto sperimentare una grande varietà di vini. Rossi, bianchi, rosati, fermi, mossi. E mi è piaciuto testare tante ricette in abbinamento. E oggi dopo una bellissima giornata passata in vigna, mi diverte e mi appassiona scrivere così.
Se un acino fa una storia, il vino è il suo terreno.
Se ne ascoltassimo la storia, dopo poco qualcosa si muoverebbe dentro il nostro petto.
Ecco che un giorno nasce il Vino.
Il Vino, che ci parla di lentezza.
Quel prolungato assaporamento del tempo che possiede capacità sensoriali, capaci di creare vita nuova.
Talvolta il colore caldo e l'energia che si sprigiona all'occhio, hanno una forza superiore. Il gusto tuttavia è un mantello che ha il potere di renderli invisibili. Ognuna di loro permette al vino di avere un’introspezione udita dai palati più fini e di essere in qualche modo protetto nell'anima.
Un tappeto volante che ci vibra, ci solleva un poco, ci libera e ci fa prendere il volo.
Il suo corpo ha la capacità di portarci altrove.
Il suo profumo cura qualsiasi affiliazione e il gusto è spartito equamente, per questo nessun particolare è migliore dell'altro, perché senza uno di loro gli altri sarebbero inutili.
Prosit a tutti!
Silvia Cerretelli