Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
UCRAINA, CHI DEVE ANDARSENE E CHI RESTARE.
Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, dice che la guerra in Ucraina non finirà fino a quando a Kyiv governerà Zelensky. Dunque per Caracciolo l’impedimento alla pace sarebbe il presidente Ucraino. Come dire che se nel 1940 gli inglesi avessero tolto di mezzo Churchill, che resistendo da solo contro Hitler aveva promesso loro sangue e lacrime, la pace sarebbe tornata in Europa.Immagino che a questo paradosso Caracciolo risponderebbe di no, perché Hitler era un dittatore aggressivo, mentre Churchill era il leader, democraticamente eletto, di un paese aggredito che combatteva per la sua libertà. Che gli costò circa mezzo milione di morti, tra i quali 60mila civili.Il mondo è cambiato da allora, le società e i loro stili di vita sono cambiati, la storia non si ripete sempre uguale.
Ma certi principi restano. Anzi, proprio l’esito di quella vecchia storia ha scolpito nuovi principi di civiltà e il fatto che, in seguito, molti di questi siano stati elusi o derogati non li rende meno giusti. Dunque sulla guerra in Ucraina la domanda più semplice da farsi è su chi oggi impersonerebbe Hitler, l’aggressore, e chi Churchill, l’aggredito.E’ difficile o facile rispondere, nell’ordine, Putin e Zelensky? Per alcuni è difficile. Sono quelli che non riescono a dirlo o se lo dicono lo fanno a denti stretti, convinti che un ex comunista convertito allo zarismo e alla religione di Stato, sia animato da un sano spirito anticapitalista e antioccidentale che giustificherebbe qualunque nefandezza compiuta contro l’attuale ordine mondiale neoliberista.Per altri la risposta è troppo facile per sintetizzare in quel modo una situazione così complessa.Caracciolo appartiene a questa seconda categoria. E apparentemente sembra non rispondere al dilemma. Bisogna studiare, dice, le cause remote e quelle prossime, analizzare le dinamiche del contesto internazionale degli ultimi trenta anni, conoscere le motivazioni storiche, culturali e politiche della Russia.
Da ultimo, sostiene, bisogna essere molto realistici e considerare che, anche fosse ridotta “a una scarpa e una ciabatta”, la Russia non potrà essere mai battuta militarmente dall’Ucraina o subire l’umiliazione di una ritirata nei suoi confini. Semmai, alla lunga, sarebbe vero il contrario. Quindi indirettamente Caracciolo una risposta la dà dicendo che è Zelensky l’impedimento alla pace, prima e dopo il 24 febbraio 2022. Questa è la nuova versione, più raffinata, del precedente cavallo di battaglia secondo il quale Putin reagiva a una provocazione della Nato e Zelensky era l’esecutore bellicista di una politica aggressiva dell’occidente e degli Usa contro la pacifica Russia.
Dunque lo sviluppo logico di quella sua affermazione, seppure Caracciolo non si esprime così, è che la parte di Zelensky sarebbe più simile a quella di Hitler e quella di Putin a Churchill. E’ significativo che Putin, il despota criminale di guerra, sostenga la stessa tesi. Una tesi che chiama pace la consegna di una Nazione e del suo popolo al dominio pieno e incontrollato di un aggressore straniero brutale e antidemocratico, un premio della comunità internazionale a chi, non avendo la forza della ragione, può usare solo quella delle armi.
Sorprende che una tesi del genere venga da un esperto che non si pone domande sul dopo. Sarebbe, quella a danno dell’Ucraina, una pace stabile? Cosa accadrebbe nelle altre “Ucraine” sparse in Europa e nel mondo, potenziali terre di conquista da parte dei più forti?