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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Umberto Mosso (a cura di Bruno Baglini, red VdS)
UCRAINA, CHI DEVE ANDARSENE E CHI RESTARE.

26/11/2022 - 17:16

UCRAINA, CHI DEVE ANDARSENE E CHI RESTARE.

 

Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, dice che la guerra in Ucraina non finirà fino a quando a Kyiv governerà Zelensky. Dunque per Caracciolo l’impedimento alla pace sarebbe il presidente Ucraino. Come dire che se nel 1940 gli inglesi avessero tolto di mezzo Churchill, che resistendo da solo contro Hitler aveva promesso loro sangue e lacrime, la pace sarebbe tornata in Europa.Immagino che a questo paradosso Caracciolo risponderebbe di no, perché Hitler era un dittatore aggressivo, mentre Churchill era il leader, democraticamente eletto, di un paese aggredito che combatteva per la sua libertà. Che gli costò circa mezzo milione di morti, tra i quali 60mila civili.Il mondo è cambiato da allora, le società e i loro stili di vita sono cambiati, la storia non si ripete sempre uguale.

Ma certi principi restano. Anzi, proprio l’esito di quella vecchia storia ha scolpito nuovi principi di civiltà e il fatto che, in seguito, molti di questi siano stati elusi o derogati non li rende meno giusti. Dunque sulla guerra in Ucraina la domanda più semplice da farsi è su chi oggi impersonerebbe Hitler, l’aggressore, e chi Churchill, l’aggredito.E’ difficile o facile rispondere, nell’ordine, Putin e Zelensky? Per alcuni è difficile. Sono quelli che non riescono a dirlo o se lo dicono lo fanno a denti stretti, convinti che un ex comunista convertito allo zarismo e alla religione di Stato, sia animato da un sano spirito anticapitalista e antioccidentale che giustificherebbe qualunque nefandezza compiuta contro l’attuale ordine mondiale neoliberista.Per altri la risposta è troppo facile per sintetizzare in quel modo una situazione così complessa.Caracciolo appartiene a questa seconda categoria. E apparentemente sembra non rispondere al dilemma. Bisogna studiare, dice, le cause remote e quelle prossime, analizzare le dinamiche del contesto internazionale degli ultimi trenta anni, conoscere le motivazioni storiche, culturali e politiche della Russia.

Da ultimo, sostiene, bisogna essere molto realistici e considerare che, anche fosse ridotta “a una scarpa e una ciabatta”, la Russia non potrà essere mai battuta militarmente dall’Ucraina o subire l’umiliazione di una ritirata nei suoi confini. Semmai, alla lunga, sarebbe vero il contrario. Quindi indirettamente Caracciolo una risposta la dà dicendo che è Zelensky l’impedimento alla pace, prima e dopo il 24 febbraio 2022. Questa è la nuova versione, più raffinata, del precedente cavallo di battaglia secondo il quale Putin reagiva a una provocazione della Nato e Zelensky era l’esecutore bellicista di una politica aggressiva dell’occidente e degli Usa contro la pacifica Russia.

Dunque lo sviluppo logico di quella sua affermazione, seppure Caracciolo non si esprime così, è che la parte di Zelensky sarebbe più simile a quella di Hitler e quella di Putin a Churchill. E’ significativo che Putin, il despota criminale di guerra, sostenga la stessa tesi. Una tesi che chiama pace la consegna di una Nazione e del suo popolo al dominio pieno e incontrollato di un aggressore straniero brutale e antidemocratico, un premio della comunità internazionale a chi, non avendo la forza della ragione, può usare solo quella delle armi.

Sorprende che una tesi del genere venga da un esperto che non si pone domande sul dopo. Sarebbe, quella a danno dell’Ucraina, una pace stabile? Cosa accadrebbe nelle altre “Ucraine” sparse in Europa e nel mondo, potenziali terre di conquista da parte dei più forti?

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27/11/2022 - 11:38

AUTORE:
Lettore

...e i russi Giuseppe e Wladimiro non si smentiscono mai!

27/11/2022 - 10:25

AUTORE:
Aimo

A me pare che non si voglia capire e si faccia propaganda senza pensare alla realtà delle cose. Nessuno ha dei dubbi su chi sia l'invaso e chi sia l'invasore, chi sia il carnefice e chi la vittima ma bisognerebbe pensare ad una possibile soluzione del conflitto. Fino a che ci sono posizioni troppo ferme, iniziative non di pace ma di guerra come la recente dichirazione di stato terroristico e altro una fine del conflitto si allontana e la parola pace sembra essere sempre meno presente nel dibattito politico. Solo gli Usa ne parlano perchè i loro obbiettivi li hanno già raggiunti. Caracciolo è pratico come può esserlo uno specialista: la Russia non potrà mai essere sconfitta e l'Ucraina dovrà cominciare a trattare.
Chi non capisce questo non sta nella realtà delle cose e vive di sentimento e fantasia: non sta nella realtà ma in quello, più evanescente, dei desideri.

26/11/2022 - 20:48

AUTORE:
di Adriano Sofri

Lettera del Santo Padre al popolo ucraino a nove mesi dallo scoppio della guerra, 25.11.2022
Cari fratelli e sorelle ucraini!
Sulla vostra terra, da nove mesi, si è scatenata l’assurda follia della guerra. Nel vostro cielo rimbombano senza sosta il fragore sinistro delle esplosioni e il suono inquietante delle sirene. Le vostre città sono martellate dalle bombe mentre piogge di missili provocano morte, distruzione e dolore, fame, sete e freddo. Nelle vostre strade tanti sono dovuti fuggire, lasciando case e affetti. Accanto ai vostri grandi fiumi scorrono ogni giorno fiumi di sangue e di lacrime.
Io vorrei unire le mie lacrime alle vostre e dirvi che non c’è giorno in cui non vi sia vicino e non vi porti nel mio cuore e nella mia preghiera. Il vostro dolore è il mio dolore. Nella croce di Gesù oggi vedo voi, voi che soffrite il terrore scatenato da questa aggressione. Sì, la croce che ha torturato il Signore rivive nelle torture rinvenute sui cadaveri, nelle fosse comuni scoperte in varie città, in quelle e in tante altre immagini cruente che ci sono entrate nell’anima, che fanno levare un grido: perché? Come possono degli uomini trattare così altri uomini?
Nella mia mente ritornano molte storie tragiche di cui vengo a conoscenza. Anzitutto quelle dei piccoli: quanti bambini uccisi, feriti o rimasti orfani, strappati alle loro madri! Piango con voi per ogni piccolo che, a causa di questa guerra, ha perso la vita, come Kira a Odessa, come Lisa a Vinnytsia, e come centinaia di altri bimbi: in ciascuno di loro è sconfitta l’umanità intera. Ora essi sono nel grembo di Dio, vedono i vostri affanni e pregano perché abbiano fine. Ma come non provare angoscia per loro e per quanti, piccoli e grandi, sono stati deportati? È incalcolabile il dolore delle madri ucraine.
Penso poi a voi, giovani, che per difendere coraggiosamente la patria avete dovuto mettere mano alle armi anziché ai sogni che avevate coltivato per il futuro; penso a voi, mogli, che avete perso i vostri mariti e mordendo le labbra continuate nel silenzio, con dignità e determinazione, a fare ogni sacrificio per i vostri figli; a voi, adulti, che cercate in ogni modo di proteggere i vostri cari; a voi, anziani, che invece di trascorrere un sereno tramonto siete stati gettati nella tenebrosa notte della guerra; a voi, donne che avete subito violenze e portate grandi pesi nel cuore; a tutti voi, feriti nell’anima e nel corpo. Vi penso e vi sono vicino con affetto e con ammirazione per come affrontate prove così dure.
E penso a voi, volontari, che vi spendete ogni giorno per il popolo; a voi, Pastori del popolo santo di Dio, che – spesso con grande rischio per la vostra incolumità – siete rimasti accanto alla gente, portando la consolazione di Dio e la solidarietà dei fratelli, trasformando con creatività luoghi comunitari e conventi in alloggi dove offrire ospitalità, soccorso e cibo a chi versa in condizioni difficili. Ancora, penso ai profughi e agli sfollati interni, che si trovano lontano dalle loro abitazioni, molte delle quali distrutte; e alle Autorità, per le quali prego: su di loro incombe il dovere di governare il Paese in tempi tragici e di prendere decisioni lungimiranti per la pace e per sviluppare l’economia durante la distruzione di tante infrastrutture vitali, in città come nelle campagne.
Cari fratelli e sorelle, in tutto questo mare di male e di dolore – a novant’anni dal terribile genocidio dell’Holodomor –, sono ammirato del vostro buon ardore. Pur nell’immane tragedia che sta subendo, il popolo ucraino non si è mai scoraggiato o abbandonato alla commiserazione. Il mondo ha riconosciuto un popolo audace e forte, un popolo che soffre e prega, piange e lotta, resiste e spera: un popolo nobile e martire. Io continuo a starvi vicino, con il cuore e con la preghiera, con la premura umanitaria, perché vi sentiate accompagnati, perché non ci si abitui alla guerra, perché non siate lasciati soli oggi e soprattutto domani, quando verrà forse la tentazione di dimenticare le vostre sofferenze.
In questi mesi, nei quali la rigidità del clima rende quello che vivete ancora più tragico, vorrei che l’affetto della Chiesa, la forza della preghiera, il bene che vi vogliono tantissimi fratelli e sorelle ad ogni latitudine siano carezze sul vostro volto. Tra poche settimane sarà Natale e lo stridore della sofferenza si avvertirà ancora di più. Ma vorrei tornare con voi a Betlemme, alla prova che la Sacra Famiglia dovette affrontare in quella notte, che sembrava solo fredda e buia. Invece, la luce arrivò: non dagli uomini, ma da Dio; non dalla terra, ma dal Cielo.
La Madre sua e nostra, la Madonna, vegli su di voi. Al suo Cuore Immacolato, in unione con i Vescovi del mondo, ho consacrato la Chiesa e l’umanità, in particolare il vostro Paese e la Russia. Al suo Cuore di madre presento le vostre sofferenze e le vostre lacrime. A lei che, come ha scritto un grande figlio della vostra terra, «ha portato Dio nel nostro mondo», non stanchiamoci di chiedere il dono sospirato della pace, nella certezza che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Egli dia compimento alle giuste attese dei vostri cuori, sani le vostre ferite e vi doni la sua consolazione. Io sono con voi, prego per voi e vi chiedo di pregare per me.
Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.
Roma, San Giovanni in Laterano, 24 novembre 2022
FRANCESCO