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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
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È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Edoardo Fanucci
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Di Antonio Campo
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di Bruno Desidera
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di Matteo Renzi, senatore e presidente di IV
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Da un'intervista a Maria Elena Boschi
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Umberto Mosso
DA BRUXELLES A ROMA, SOLO ANDATA.

12/12/2022 - 20:31


DA BRUXELLES A ROMA, SOLO ANDATA.


Renzi fu sconfitto a seguito di una battaglia politica limpida da parte sua.
Dopo avere, in meno di tre anni, invertito la rotta dell’economia italiana, facendola passare dal segno meno a quello più su tutti gli indicatori, cadde sulla riforma costituzionale, un punto programmatico esplicitamente indicato dal Presidente della Repubblica nel conferirgli l’incarico di capo del governo.
Non c’è stata, nella storia repubblicana, una legge discussa così a lungo, approfondita e vivisezionata in ogni sua parte dal Parlamento, dai partiti, dai corpi intermedi, dalla cittadinanza, con la massima eco in ogni genere di media.
Mai nessuna legge di riforma costituzionale fu sottoposta ad una opera così insistita di mediazione nella ricerca, si può ben dire spasmodica, di coinvolgimento di tutte le forze politiche nella ricerca di un punto di incontro ritenuto, a ragione, indispensabile per aggiornare le regole del gioco democratico.
Oggi sappiamo, più ancora di ieri, dopo la difficile gestione della pandemia e i rischi che stiamo correndo nell’attuazione del PNRR, quanto quella riforma avrebbe reso migliore il nostro Paese. Sotto ogni punto di vista, compreso quelli dell’agibilità democratica e del nuovo impulso alla partecipazione sociale.
Due terreni che furono usati, in modo politicamente truffaldino, per attivare il meccanismo della paura, tanto caro alla destra su altri temi, nell’opinione pubblica democratica e di sinistra.
Il vecchio establishment, un tempo padrone del PD e del centrosinistra, voleva fermare Renzi prima che portasse a termine, con risultati via via sempre più positivi e promettenti, il rinnovamento e il rilancio del Paese.
La Costituzione fu solo un pretesto. Ai vecchi rottamati e ai giovani cui era stato interrotto il sogno della cooptazione al potere per diritto dinastico o per grazia ricevuta, della Costituzione non importava nulla.
Renzi sottovalutò la potenza penetrante delle falsità politiche agitate soprattutto a sinistra e sopravvalutò la capacità degli elettori di capire la vera posta in gioco di quel referendum: il rinnovamento del Paese contro la conservazione consociativa di destra e sinistra.
Data da allora, dicembre 2016, l’ultima, grande, concreta possibilità di modernizzazione europea dell’Italia.
Parallelamente è da quella data che si è rotto il rapporto di fiducia tra la gran parte dell’elettorato democratico e il PD. Nonostante il ritorno di Renzi, richiamato a gran voce da oltre 1 milione e mezzo di iscritti ed elettori, contrastato pubblicamente dai vincitori del NO al referendum che preferirono perdere alle politiche del 2018 piuttosto che averlo ancora come bastone tra le loro ruote.
E’ da questo nodo politico che inizia la discesa all’inferno del PD. Un partito balcanizzato dalle correnti, alla rincorsa del potere per il potere, senza anima al punto da chiederne una in prestito oneroso al peggiore populismo qualunquista del M5S.
La crisi del PD, viene da lontano e la sua probabile irreparabilità è paradossalmente rappresentata dai due principali candidati alla segreteria, che ripetono con nuova enfasi vecchie formule. “Che noia mortale, sono più di tre anni che si ripete sempre uguale” come cantava il grande Lucio Dalla.
Ora a quella crisi si aggiunge lo scandalo di portata continentale scoppiato a Bruxelles, che coinvolge una rete di persone a mezzo tra il gruppo dei Socialisti & Democratici, del quale è tanta parte il PD, e la “ditta” di Articolo 1. Stavano discutendo di riunificarsi in occasione del congresso.
Il nocciolo duro della sinistra conservatrice unita, forse, da qualche interesse politico, ma certamente dall’odio anti renziano. Una situazione che trovo soprattutto penosissima per L’Italia e vantagiosissima per le destre, sia quella tradizionale, sia per quella trasformista del M5S.
Meglio azzerare.





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