Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Tutti hanno avuto a che fare con questo che rappresenta il sintomo per eccellenza delle malattie.
Come si fa a capire se uno è malato?
Si misura la temperatura! Se è sopra 37° C si è malati, se è sotto 37 non lo si è. Semplicissimo ma sbagliato!
Si può essere malati pur non avendo febbre, mentre si è quasi sicuramente malati se la temperatura è sopra quella che consideriamo la temperatura corporea normale.
La temperatura interna del nostro corpo è 37 gradi centigradi. Quando noi la misuriamo dall’esterno del nostro corpo, pur cercando delle pieghe dove il calore si può mantenere, troviamo dei valori leggermente più bassi che consideriamo normali. Nel retto o in bocca i valori sono leggermente superiori, essendo queste delle cavità e quindi solo parzialmente a contatto con l’esterno. La temperatura in ogni caso può variare anche di mezzo grado da un individuo ad un altro pur rimanendo ancora nella normalità. Come può variare anche durante il giorno, più bassa la mattina a riposo, mentre l’alimentazione, l’eccitazione, l’ansia, l’abbigliamento troppo pesante possono farla aumentare. Un’attività fisica intensa può portare la temperatura corporea fino a 39 gradi C°. Le donne fertili, nella seconda fase del ciclo mestruale, hanno una temperatura corporea di mezzo grado superiore rispetto alla prima metà. In ogni modo misurandoci la temperatura e trovandola superiore ai 37 gradi noi ci consideriamo ammalati.
Ma è sempre vero questo fatto? Diciamo di si, quando c’è febbre di solito c’è malattia, basta però che la misurazione sia stata fatta rispettando i criteri di una corretta misurazione. Il termometro deve essere scosso e controllato prima, non va sfregato perché lo sfregamento produce calore (lo sanno bene i bimbi più grandicelli che talvolta usavano sfregarlo per non andare a scuola).Bisogna anche prevedere che misurando la febbre sotto spesse termocoperte e copertoni vari, il normale calore prodotto dal nostro corpo è eliminato all’esterno in minore quantità, e ciò può influenzare in maniera significativa la temperatura.
Se c’è febbre dunque si è malati.
E se invece non c’è siamo sani? Non è detto. La febbre è solo “uno” dei sintomi delle malattie. Stanchezza, svogliatezza, scarso appetito, qualche sintomo d’organo cioè tosse o mal di gola o disturbi intestinali sono ugualmente segni di malattia. Non sono messi lì a caso o per dispetto, sono i segnali che il nostro corpo ci manda per avvertire il nostro cervello che qualcosa non va, che qualche nostro organo non è in perfetta efficienza.Bisognerebbe sempre considerare questi sintomi come degli avvertimenti ed agire di conseguenza e non ricorrere immediatamente al medico o agli sciroppi o alle pasticche, ma mettere questi organi il più possibile a riposo per permettere loro di guarire, da soli.
Ed ora l’aspetto più importante. Che cosa fare in caso di febbre?
Il discorso non può iniziare senza una indispensabile premessa e cioè che la febbre è “una difesa naturale dell’organismo”.I batteri e virus responsabili delle malattie infettive (la stragrande maggioranza delle cause di febbre) vivono e si riproducono bene a 37 gradi. L’organismo tramite produzione di calore (talvolta in maniera drammatica come attraverso la comparsa di brividi, tipici delle malattie delle vie urinarie e biliari, ma non solo) aumenta la propria temperatura fino a 38-39 gradi ed in tal modo rende i liquidi corporei meno adatti allo sviluppo dei germi responsabili.
Da questo risulta intuitivo che la febbre è un’alleata, al limite da controllare quando raggiunge punte troppo elevate e non utili, e non un nemico da combattere assolutamente e indiscriminatamente.
Fino a 38,5°C va mantenuta assolutamente (i virus sono sensibili solo alle elevate temperature, non agli antibiotici) ma quando poi aumenta ancora può divenire dannosa, ed è a questo punto che si deve intervenire.Per abbassare la temperatura si possono utilizzare due tipi di mezzi: fisici e chimici.
I fisici si basano sulla sottrazione di calore dall’esterno mediante raffreddamento, ed ecco le famose “pezzette”, che vanno benissimo, si possono fare anche delle spugnature con acqua tiepida o fredda (non ghiacciata) sulle gambe e/o sulle braccia ed anche, ma nessuna mamma che conosco ne ha avuto il coraggio, sul torace del bimbo bollente. Magari cercare di raffreddare nei punti dove il calore è maggiore, come ad esempio l’inguine, oppure i polsi, dove i grandi vasi passano vicini all’esterno ed il raffreddamento diventa più efficace. In alcuni casi si può ricorrere, specie in bambini, ad un bagno in acqua tiepida (21°C).
Una notazione importante e spesso trascurata è quella del modo come il paziente con la febbre vada coperto nel letto. La sequenza febbre=malattia= letto=caldo conduce spesso a pazienti con febbre altissima sommersi da una montagna di coperte da cui la temperatura non troverà mai la strada per uscire e la febbre, nonostante l’organismo provi ad abbassarla mediante profuse sudorazioni, rimarrà purtroppo sempre elevata.
Il malato con la febbre deve essere coperto “ a strati”: nel momento dell’aumento febbrile, in cui egli sente freddo, va coperto fino a farlo stare caldo. Appena il freddo è passato, prima che cominci a sudare si comincia a togliere coperte in modo da far abbassare la temperatura senza mettere in moto il meccanismo straordinario e d’emergenza della sudorazione.
La sudorazione è il meccanismo con cui il nostro organismo riesce a controllare la propria temperatura. E’ sempre presente una piccola, impercettibile sudorazione che prende il nome di “traspirazione” e che serve per la regolazione fine della temperatura corporea. Quando questa non è sufficiente inizia una vera e propria “sudorazione” capace di portare ad un rapido raffreddamento del corpo. E’ comunque una situazione da considerare di emergenza e che bisognerebbe sempre cercare di evitare, se non per il danno almeno per il fastidio.
La sudorazione del malato febbrile sotto le coperte è il segno quindi inconfondibile di un errore nella copertura del letto! Ma se i mezzi fisici, acqua fresca e copertura adatta, non riescono a portare la temperatura a livello ottimale (ricordate 38-38,5, non 37!) bisogna intervenire con i mezzi chimici.
Il farmaco più usato in caso di febbre elevata è sicuramente il paracetamolo (Tachipirina come nome commerciale più conosciuto) che ritengo senz’altro il farmaco più adatto poiché è un farmaco discretamente potente, un po’ antidolorifico che non guasta, e con pochi effetti collaterali.
In più esiste anche in supposte (casi con vomito, ad esempio) e in sciroppo, e si può anche prendere lontano dai pasti a differenza di altri antifebbrili venduti direttamente in farmacia e spesso non proprio innocui.
Diciamo 500 mg ogni 4-6 ore per un adulto (se la febbre non tende a calare, ma solo in questo caso) e in dose variabile a seconda del peso del paziente nel caso di bambini.
La dose massima giornaliera per un individuo adulto di 70 Kg è di 4 grammi.
Altro farmaco molto utilizzato in caso di febbre è l’Aspirina (acido acetilsalicilico).
L’aspirina è un farmaco potente ma meno maneggevole e va usata con alcune precauzioni:
1) va presa assolutamente a stomaco pieno (è gastrolesivo)
2) può dare con maggiore facilità reazioni di tipo allergico,
3) non va usata nei bambini sotto i 10 anni affetti da malattie virali perché può essere responsabile di una malattia piuttosto rara ma molto pericolosa.
Da evitare la Novalgina, specie nei bambini, e limitare l’uso degli antinfiammatori (come l’Aulin per esempio) per gli stessi motivi dell’aspirina.
Un farmaco un po’ controverso è il Bentelan.
Il Bentelan è uno speciale tipo di cortisone, delle compressine molto piccole che si sciolgono nei liquidi che, secondo alcuni, si può usare in ultima battuta quando la febbre persiste molto alta nonostante l’uso dei mezzi fisici e chimici prima elencati. Alcuni medici ritengono utile averlo sempre in casa per ogni evenienza tipo un attacco acuto d’asma, una febbre persistentemente elevata, un’allergia acuta. Altri invece ritengono che in caso di febbre elevata e resistente l’intervento del medico debba precedere sempre la somministrazione del farmaco che è pur sempre un cortisonico e quindi un farmaco importante da usare sempre con attenzione.
La somministrazione del farmaco deve, in ogni modo, sempre essere preceduta almeno da un consulto telefonico col medico curante. Consulto e visita medica indispensabili anche quando la febbre, nonostante i mezzi fisici e chimici utilizzati, non sembra risentire o almeno non risentire in maniere adeguata ai presidi utilizzati.
“Ma l’antibiotico?” La domanda sorge spontanea, “non lo si da?”
Bisogna stare molto attenti e ricordare sempre che l’antibiotico non è contro la febbre ma contro la malattia.
L’antibiotico cioè non abbassa la febbre! Non ha nessun effetto sulla temperatura corporea, quindi è inutile, addirittura spesso controindicato nelle prime fasi di malattia, ed è di esclusiva competenza medica.
Solo il medico ha le competenze adatte per porre un’ipotesi diagnostica, valutare se nel caso specifico l’antibiotico può essere utile, scegliere eventualmente quello giusto (non sono tutti uguali), e definire infine la dose ed il periodo per cui esso va somministrato.
Non c’è nessuna fretta di somministrarlo e, a maggior ragione, non c’è motivo di somministrarlo a caso.
Due parole, infine, sull’alimentazione del malato febbrile.
La febbre fa bruciare zuccheri e zuccheri vanno somministrati. Acqua in abbondanza, a piccoli sorsi, e zuccheri, intendendo per zuccheri lo zucchero, i dolci specie quelli senza grassi come la marmellata e poi pasta, riso, caramelle, succhi di frutta anche con zucchero aggiunto. Per i diabetici naturalmente il discorso è diverso e bisogna ricordare che in caso di febbre la malattia diabetica tende a peggiorare ed anche le quantità giornaliere di farmaci antidiabetici devono essere regolate a seconda della durata e della gravità della malattia.
Lo zucchero è particolarmente importante nei bambini più piccoli per evitare l’insorgenza del vomito da acetone.
Questo è un vomito legato proprio alla mancanza di quello zucchero che l’organismo brucia per aumentare la temperatura corporea. Mancando questo combustibile l’organismo è costretto ad utilizzare i grassi di deposito. Un prodotto di scarto di questi grassi è proprio l’acetone che viene così ad accumularsi fino al punto di provocare il vomito. E’ comunque un vomito tipico dei bambini più piccoli per il loro particolare metabolismo e basso peso corporeo.
Per questo, ma non solo, in caso di febbre i grassi vanno ridotti al minimo ed anche le proteine, che nei bambini in crescita sono fondamentali, ma che durante il periodo di malattia possono essere ridotte senza problemi a vantaggio degli zuccheri. E’, infatti, di questi, che in questa particolare situazione, l’organismo ha estremo bisogno.
Esistono infine cause di febbre diverse dalle malattie infettive: allergie, reazioni a farmaci, tumori, colpi di calore ecc. ma sono più rare e sarà il medico a valutarle. Nel momento in cui la febbre è molto alta è “essa stessa” la malattia e va combattuta con i mezzi qui elencati.
Bisogna però sempre tenere presente che la febbre è un sistema di difesa naturale dell’organismo e come tale va considerata: controllarla è giusto, volerla sconfiggere a tutti i costi è profondamente sbagliato.
CONVULSIONI FEBBRILI
Tutti possono averle in caso di febbre molto elevata, ma sono colpiti soprattutto i bambini fra sei mesi e quattro anni. Il 3-5% dei bambini ha nella propria storia almeno un episodio di convulsioni febbrili, a dimostrazione della possibilità di comparsa di questo fenomeno anche in soggetti perfettamente sani e normali.
Quando la temperatura del nostro corpo raggiunge livelli molto elevati, indipendentemente dalla malattia che ne è la causa, il cervello si surriscalda e comincia a funzionare in maniera disordinata, ad inviare ai muscoli segnali scoordinati che determinano risposte involontarie chiamate convulsioni, o crisi convulsive.
Il bambino può diventare improvvisamente rigido e cominciare battere aritmicamente una mano, un piede, o entrambi, in qualsiasi combinazione. Anche la testa può essere scossa e gli occhi rivoltati in alto, talvolta ci può essere perdita di feci o urine. L’attacco dura abbastanza poco, di solito non supera i cinque minuti, ma l’episodio causa sempre un enorme spavento nei genitori, specie la prima volta.
Attacchi di durata superiore a pochi minuti fanno pensare ad un problema più importante, e possono anche comportare delle conseguenze neurologiche, se i tempi invece sono brevi non ci sono conseguenze ed il bambino può rimanere solo un po’ stordito o con una parte del corpo temporaneamente un po’ più debole. I genitori, spaventati, di solito chiamano un ambulanza, anche se i pericoli reali durante la crisi sono scarsi.
Nell’attesa dei soccorsi si possono mettere in atto misure semplici e dettate dal buon senso:
1)-proteggere la testa del bambino da urti
contro superfici dure
2-cercare di mettere qualcosa fra i denti del
bambino affinché non si morda la lingua,
ma con prudenza perché i danni dei morsi
spesso sono inferiori a quelli fatti per
evitarli
3)-assicurarsi che le vie aeree del bambino
siano libere. Liberare naso e bocca da
vomito o altro materiale che possa ostruire e
piegare leggermente indietro la testa del
bambino in modo da stirare il collo dal
davanti. Si chiama “iperestensione” e serve
ad aprire le vie aeree. E’ la manovra che si
fa quando c’è bisogno di fare una
respirazione “bocca a bocca” e che nel
bambino si esegue attraverso il naso
tenendo chiusa la bocca (o attraverso la
bocca tenendo il naso chiuso con le dita).
Nel bambino si fanno dieci insufflazioni
d’aria al minuto (basta soffiare dentro, l’aria
esce da sola)
4)-cercare di abbassare la febbre, che è la
causa dell’attacco.
Meno della metà dei bambini che hanno avuto un episodio ne presenterà un secondo. E’ consigliabile comunque, dopo il primo attacco, eseguire accertamenti per escludere altre cause di convulsioni. Una volta stabilità la benignità dell’episodio, la prevenzione si limiterà ad un attento controllo della temperatura in occasione di malattie febbrili, e dall’uso, su consiglio medico, di eventuali farmaci anticonvulsivanti.