Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
La Torre di Calafuria o dè Mattaccini si trova a circa 7 miglia a sud di Livorno.
E’ in questa fortificazione eretta sulla scogliera circa 500 anni fa che il famoso pittore, ritrattista e vignettista Alberto Fremura ha creato, per un lungo tempo, la maggior parte dei suoi splendidi quadri a olio, acquarelli, incisioni e i disegni a china perle sue pepatissime vignette.
La Torre è stata anche il set cinematografico di alcuni film iniziando da quello di Macario “Il pirata sono io” del 1940. Giovani studenti di architettura hanno preparato all’interno della struttura le loro tesi di laurea incoraggiati e supportati dalle preziose informazioni di Alberto.
Calafuria deriva il nome da una piccola cala sotto alla Torre; non conosco invece le ragioni della seconda denominazione etimologica. Il Maestro ha pensato bene di rispettarla facendosi insignire del diploma di “Matto Onorario” dalla città di Gubbio. La manifestazione dell’investitura si svolge ogni anno nella cittadina umbra con tanto di battesimo in notturna tramite immersione nella principale fontana del paese. L‘attestato completo di “bolla” fa bella mostra di se appeso ad una parete dell’ultimo piano della Torre dove il Maestro si ritira, soprattutto di notte e in completa solitudine ,per creare i suoi capolavori artistici.
Narra la leggenda che la Torre sia popolata da fantasmi; posso assicurare che nelle lunghe notti trascorse insieme a parlare, ridere e scherzare sugli argomenti più disparati dalla politica allo spettacolo ai pettegolezzi su personaggi in vista, nessun fantasma ha interrotto questi piacevoli incontri quanto meno inusuali tra un livornese ed un pisano che si sono limitati a originali e spesso comici reciproci dileggi.
E nel cuore della notte in un silenzio popolato solo da sensazioni di sogno il Maestro lavora aspirando profondamente l’ immancabile toscano aggiustandosi gli occhialetti tipo old-fashion mentre i tratti a china si susseguono lenti e sicuri sulla carta dando vita a nuovi volti e paesaggi.
Forse i famosi fantasmi ci sono davvero ma stanno nascosti zitti e buoni (tanto sono invisibili) in attesa di ascoltare una battuta o veder nascere una vignetta e farsi tante grasse risate.
Ho avuto il piacere di trascorrere molto tempo insieme a Fremura oltre che nella Torre in giro per Mostre e Convegni facendo tesoro dei suoi insegnamenti artistici ed umani elargiti con fraterna amicizia.
Tra i numerosi ricordi ed aneddoti da raccontare ne riporto uno poco conosciuto e relativo ad una sua passione giovanile: la moto.
Accanto al tavolo di lavoro tra colori, pennelli, fogli, bozzetti, appunti, matite e mille altri aggeggi per dipingere e disegnare rimasi colpito da una piccola foto appesa al lato del tavolo. Raffigurava il Maestro in sella ad uno splendido esemplare di Moto Guzzi
“ E’ un carissimo ricordo – sospirò Alberto – una moto che mi ha dato sensazioni uniche e irripetibili”
Non mi sentii d fare domande e lasciai che continuasse a parlare con calma e partecipazione della sua creatura.
“La mia prima ed unica moto è stata la mitica Guzzi Falcone, 500 di cilindrata, un solo cilindro, un suono di scappamento severo e ben scandito come il metronomo dl un pianoforte.
Era la versione Sahara color sabbia con cromature e rifiniture metalliche in nero opaco: uno spettacolo a vedersi un suono sublime per gli orecchi. Aveva un sellino largo e comodo come una poltrona che dava al guidatore una posizione anatomica rilassante specie per i percorsi lunghi da turismo. La pagai n milione di lire: era il 1975 se ben ricordo.
Comunque una moto con un gran carattere perfetta per due baffoni lunghi ed occhialoni da militare del deserto dell’ultima guerra. Ma era pesante ed un giorno mentre la spostavo da fermo si adagiò piano piano sul mio piede. Poiché l’amavo non tirai nemmeno un sacramento. Il mio sogno è di riaverne un’altra, magari sempre Guzzi più moderna adatta ai tempi ma, soprattutto, più leggera”