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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

. . . uno sul web, ora, che vaneggia che la sua .....
. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
. . . mia nonna aveva le ruote era un carretto. La .....
. . . la merda dello stallatico più la giri più puzza. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Tutto sulla famiglia, la mia:(sedicesima puntata)

8/2/2023 - 15:33




Epilogo
 
29 giugno 2021.

Sono passati dodici anni dalla strage ferroviaria di Viareggio. Quel giorno ero a Lucca con mia mamma. Oggi il lucchetto della bicicletta fa click. Il sole non disegna ombre sull’asfalto mentre varco il cancello di ferro, sento la ghiaia che rotola sotto ai miei sandali, mi fermo. Silenzio. Calpesto una striscia di mattonelle e ritorno a sentire i miei passi sulla ghiaia. Destra ancora mattonelle, sinistra la ghiaia, ogni sassolino bianco riflette la luce del sole. Un gabbiano garrisce e se ne va.
Sono arrivata.
Un’ape si posa sui girasoli nani, un paio volteggiano sulle piantine di tagete giallo e arancio, a destra una pianta di lavanda sporge i suoi fiori oltre il confine. Una farfalla podalirio fa un ampio giro e se ne va. Mi chino e tolgo l’unica foglia ingiallita dai girasoli, mentre l’ape continua a succhiare il nettare. Mi allontano di un metro quando il suono della campana indica la mezza.
“Bella si, bella” a stento sento la mia voce.
La farfalla podalirio ritorna, si posa sul fiore di lavanda, inserisce la spirotromba e il nettare passa dal fiore a lei.
“Sei in buona compagnia” dico con lo stesso tono di voce.
Mi avvicino, mi piego sulle ginocchia e guardo la foto in basso.
“Te e il quadro. Avevi dipinto Papa Luciani a figura intera” la mia voce si confonde con il ronzio dell’ape “Quel giorno, dopo avere passato in rassegna tutto l’armadio, hai indossato un sotto giacca nero, come la gonna. Hai scelto una camicia rosa fuxia con dei disegni arabescati e al collo ai messo una lunga collana di perle di fiume. Il giorno prima ti avevo fatto la messa in piega. La mattina dopo eri in cucina che preparavi il caffè d’orzo” 
“Così mi durano di più” hai detto indicando i bigodini ricoperti da una retina azzurra.
“Un velo di crema colorata, un tocco di matita marrone a ridisegnare le sopracciglia, giusto un filo di mascara, continuavi a sbattere gli occhi” “È perché non sei abituata” ti ho detto. Tu hai riso. Ho passato il rossetto rosa sulle tue labbra e ho appoggiato un fazzoletto di carta per assorbire la parte lucida, non volevi che si notasse troppo. Ti sei girata verso lo specchio, ho tolto i bigodini e ti ho pettinata. Ho scattato alcune foto con la mia Nikon e te le ho fatte vedere sul display: “Una di queste la voglio sulla mia tomba” hai detto. Ho riso insieme a te. Era il 25 settembre del 2013. Hai scelto la foto e gli abiti che avresti indossato quell’ultimo giorno. Ogni tanto cambiavi idea per gli abiti e mi aggiornavi. Ma la foto no! volevi quella. All’inizio ci stavo male, non mi veniva naturale scegliere i vestiti per il tuo funerale, poi ho imparato a cavalcare l’onda per non farmi travolgere” L’unica nuvola passa davanti al sole, le api seguono la farfalla che abbandona la pianta di lavanda, le rincorro con lo sguardo. Continuo il mio soliloquio sussurrato:
“Mi avevi parlato come doveva essere quel giorno una decina di anni prima; me lo ricordo bene. Quella mattina avevo girato la chiave nella serratura, le luci erano spente, mentre l’acqua batteva sui vetri della finestra come a voler entrare “Dormi?”, dissi a voce alta e mi affacciai alla porta di camera. Ti feci la stessa domanda e accesi la luce. “Spegnila mi dà fastidio” dicesti senza girarti. “Non ti senti bene?” chiesi, mentre l’acqua scivolava sul vetro della finestra “Non ho voglia di alzarmi” Anche la sera prima al telefono mi eri sembrata strana, come se avessi fretta di riattaccare. “Forse sta guardando la messa in televisione” pensai, guardando l’orologio appeso alla parete della cucina. Non ricordavo mai l’ora in cui la trasmettevano. Feci un altro tentativo, spensi la luce e girai intorno al letto, avevi gli occhi chiusi” “Non ho voglia di alzarmi” ripetesti. Io andai in cucina a preparare il caffè d’orzo. Dopo un tempo che non ricordo ti alzasti “Sento che tra poco lascerò questa terra, devi sapere come voglio essere vestita quel giorno” dicesti. Quella frase, fece lo stesso effetto della fetta di polenta, che da piccola lanciai nella padella con l’olio bollente. Ma lì, non c’era il nonno Alfonso a proteggermi. Mi bruciasti il viso e le parti del corpo coperte. Ascoltai in silenzio le tue direttive, il caffè d’orzo diventò freddo. Non ne parlammo per mesi. Poi, tornasti sull’argomento. Con te era come stare su un ottovolante. Capii che dopo ogni discesa iniziava la risalita. Dovevo spingerti in salita e rallentare la tua corsa in discesa. Ogni tanto, confondevo la salita con la discesa. Mi perdevo anch’io”.
La nuvola come è arrivata se ne va. Mi alzo e faccio tre passi indietro per vederla meglio; è nera, forte come il materiale con cui è stata forgiata e per anni è rimasta dietro l’armadio nella camera di mia mamma. È una croce di ferro alta un metro che ha disegnato lei: un tralcio di rose unisce la destra alla sinistra e scende in basso, ha fatto spuntare i fiori dove nostro Signore aveva i chiodi e la corona di spine. E per parlare con il suo linguaggio; ha detto una bugia bianca per farla realizzare. Non poteva dire a suo nipote Dario poco più che adolescente che dal nonno ha ereditato la passione per la lavorazione del ferro, dove la voleva collocare. Per questo motivo s’inventò una storia: “Ho un’amica molto religiosa che la vorrebbe collocare in un angolo del suo giardino”. Gli ha mostrato il disegno e ha continuato “mi ha lasciato un acconto per il materiale” da una busta bianca ha sfilato alcune banconote “non ti preoccupare per la cifra, la mia amica non ha problemi finanziari. Gli artisti devono dare valore alle proprie opere” ha ribadito.
Una scena da Oscar che mi ha raccontato Dario.
Nei giorni successivi lui ha comprato il materiale, l’ha tagliato a misura, forgiato e battuto. Ha piegato uno a uno i petali per formare le rose che poi ha saldato nei punti indicati sul disegno.
Inspiro l’aria con il naso, la trattengo alcuni secondi e la libero piano insieme alle parole:
“Buon compleanno Mamma, oggi avresti compiuto novantotto anni”.
 
Franca Giannecchini
 
 p.s. la redazione della Voce del Serchio comunica che, per desiderio delle ideatrici di questo "Spazio Donna", Paola Magli e Matilde Baroni, i lavori devono essere inviati a questa mail:

paoladonna99@gmail.com

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11/2/2023 - 19:37

AUTORE:
Franca

Il fatto che mia mamma fosse molto religiosa l'ha di certo aiutata, pochi giorni prima aveva ricevuto la visita di un Sacerdote suo amico, in quei giorni avevano ripreso a far visita nelle case a causa della pandemia. Per lei è stato un gran regalo e anche per noi. Per me la felicità è sapere che anche gli altri sono felici e lei più di altri anche se noi eravamo il cane e il gatto ma forse è proprio per questo che ho sentito il bisogno di continuare a scavare per cercare le parti che ci univano. Le ho trovate.

11/2/2023 - 19:27

AUTORE:
Franca

Sai Paola la fine raccontare come mia mamma aveva organizzato tutto nei minimi dettagli era il modo di farla conoscere meglio e il fatto che Dario, suo e mio nipote abbia ereditato la passione per la lavorazione del ferro nonno ha reso tutto più semplice. Lei l'aveva disegnata e lui eseguita. Si preoccupata anche di lasciargli una lettera dove si scusava per la bugia: "Una bugia bianca" Più ci penso più credo che mia mamma sia stata una persona speciale, sembravano più persone in un corpo solo. Io ogni tanto faticavo a starle dietro ma ne valeva la pena.

9/2/2023 - 14:02

AUTORE:
Paola

Ciao Franca, non mi aspettavo davvero questo finale, però in un certo qual modo ha il suo filo... logico del raccontarci la storia della tua famiglia.

Quando i nostri vecchi muoiono finisce con loro un pezzo di storia che non abbiamo vissuto ma ci è stata raccontata, con la loro dipartita sembra davvero che finisce quella storia là.

Però il passato è solo un tratto della nostra storia perché il nostro vissuto il qui ora della nostra vita, si attacca proprio bene ed è perfetto per continuare aggiungendo nuovi capitoli, avventurosi e introspettivi.

Aspetto con gioia ancora il tuo raccontare, grazie, grazie infinite che hai condiviso con tutte e tutti noi momenti anche intimi dei tuoi cari.

9/2/2023 - 11:20

AUTORE:
Silvia

Cara amica Franca, questo capitolo del tuo libro è meravigliosamente significativo.
"Imparare a morire bene, come un atto naturale della vita.
Mi viene in mente S. Francesco, che quando parlava della morte usava l'espressione" sorella morte "
I nostri tempi sono tempi dove dobbiamo guarire da tutto per essere felici e questa cosa va bene, guarire da una malattia è una cosa meravigliosa e ci porta gioia, ma se non si guarisce, perché non riusciamo ad essere egualmente felici? Perché abbiamo paura. Eppure S. Francesco ci dice che la morte è nostra sorella. Allora se è nostra sorella, come potremmo averne paura?
Credo che, come è successo a tua mamma, quando il momento si avvicina, lo si percepisca. Tua mamma era ed è una persona di una elevatura spirituale forte, non a caso si è reincarnata in un momento storico, dove la sua fine vita, coincideva con questo secolo.
Questo secolo, è il secolo del cambiamento delle coscienze, portatrice di un accettazione più profonda delle cose così come sono, e una maggiore consapevolezza che, tutto ciò che accade, non dipende dalla nostra volontà.
Per quanto noi, possiamo fare, c'è sempre un disegno divino da rispettare, del quale non conosciamo nulla.
Ho letto molto volentieri questa puntata. Grazie per questa meravigliosa testimonianza, anche se testimonianza non è, ma il capitolo della storia della tua famiglia.
Un abbraccio amica mia.