Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Era il primo giorno di luglio. Nel percorrere il vialetto d’accesso all’Hotel notai le fioriere del giardino, erano più belle di ogni previsione. I gerani edera ricadevano fuori dal bordo delle conche di coccio fino a sfiorare l’asfalto, il tagete formava una fila di sfere gialle e arancio a destra e la salvia splendens bordava il vialetto a sinistra. Prima di entrare dalla porta a vetri vidi il Criceto che parlava con un signore di spalle.
“Buon giorno Franca, le presento Lorenzo”
La porta si aprì di nuovo, arrivarono Sara, Mara, Giuliana e prima che la porta si richiudesse entrò Marco.
“Bene, siamo quasi tutti. Come ho detto a Franca lui è Lorenzo, sarà lui da oggi a portare le valige dei clienti ai piani”
“Salve” disse Lorenzo
“Bene” disse il Criceto, al lavoro”.
In quei giorni la temperatura iniziò a salire, una sera chiamai Lea.
“Ciao, avevo provato anche ieri sera”
“Ho fatto tardi, da noi è tutto pieno”
“Quando sono uscita c’erano tre camere libere in tutto l’Hotel”
“Da noi non ci sta uno spillo, la cucina sembra un girone dell’inferno” disse ridendo.
“Ma lo sai cosa è successo?”
“Aspetta, mi metto seduta e mi accendo una sigaretta” disse Lea.
“Io al posto della sigaretta ho la mia tisana” dissi ridendo e ne bevvi un sorso.
“Io con la tisana mi ci lavo il culo. Sigaretta e caffè, vai… racconta”
“Quattro giorni fa è entrato uno nuovo”
“Un altro?”
“Si, un signore sulla cinquantina, il Criceto ce l’ha presentato come un facchino, ma alla fine ha sistemato i rubinetti che chiudevano male, le abatjour… insomma un tutto fare”
“Ci voleva”
“Ieri avevo finito gli asciugamani, sono scesa. La lavanderia li aveva appena portati. Quando sono arrivata in cucina Lorenzo…”
“… Il cinquantenne?”
“Si, si chiama Lorenzo, era davanti al frigorifero della cucina, quello grande. L’aveva aperto e si stava versando l’acqua in un bicchiere. Dietro di me c’era il Criceto”
“Bello, si!”
“Sai cosa gli ha detto il Criceto?”
“Squit, squit?”
“Dai non scherzare, gli ha detto “Lei può bere tutta l’acqua che vuole ma me la deve chiedere”
“No! non ci posso credere. E lui?”
“Lorenzo ha finito di bere, ha appoggiato il bicchiere sul tavolo in acciaio e gli ha detto “Io sono arrivato a cinquant’anni e non ho mai chiesto un bicchiere d’acqua a nessuno”
“E allora?”
“E allora, Lorenzo ha preso le chiavi della sua auto e se n’è andato”
“Grande Lorenzo” aggiunse Lea
“Eh! Grande sì…”
L’Hotel era tutto pieno, alcune delle camere doppie erano diventate triple. Avevo finito gli asciugamani per il viso nell’armadio al piano, scesi le scale per recarmi alla lavanderia interna dove tenevamo le scorte. Erano finite anche quelle. Arrivai in cucina passando dallo stretto corridoio. La Signora era lì con una tazzina di caffè in mano, la salutai. Rispose con la testa al mio saluto.
“Gli asciugamani per il viso sono finiti, può chiamare la lavanderia?”
“Si fa bastare quelli che ci sono” disse secca
“Ma… sono finiti” lei appoggiò la tazza sul piano d’acciaio e uscì dalla stanza.
“Grandissima stronza”, pensai. Ritornai indietro e salii al terzo piano.
“Hai per caso qualche asciugamano in più?”
Li aveva. Li presi, ringraziai Giuliana e tornai al mio piano. Dalla finestra vidi arrivare il furgone della lavanderia.
Entrai nel cancello di casa che il telefono suonava, salii di le scale di corsa e feci girare la chiave nella porta.
“Pronto?”
“Stavo per riattaccare”
“Ciao Lea, ho fatto tardi, ti avrei chiamata dopo”
“Lo immaginavo, per questo ho chiamato. Mi fermo a dormire in Hotel stasera, finiamo tardi e domattina alle 6.30 devo essere qui”
“Ti hanno messa nello stanzino?”
“No! Divido la camera con la cameriera, è anche simpatica”
“Ma entri alle 6.30 per cucinare?”
“No, una delle cameriere che prepara le colazioni non sta bene, l’aiuto poi vado in cucina”
“Non ti annoi. Anch’io ho una novità”
“La stronza?”
“Fa i dispetti, poi ti racconto. C’è una novità” appoggiai la borsa sulla sedia e mi misi seduta sul tavolino” mi ha chiamato Alberto ieri…” sentii un fracasso “Cos’è successo?”
“Niente, la cuoca inizia a preparare non posso stare al telefono”
“Sua nonna ha uno stabilimento balneare a Marina di Pietrasanta e mi ha chiesto se nel pomeriggio posso fermarmi da loro per dare una mano alla bagnina”
“Ho bell’e che capito, noi ci vediamo a settembre. Speriamo di arrivarci”
“A fine stagione andiamo a mangiare il gelato da Nelson al Forte dei Marmi
“Ci sto, e una focaccina da Valè. Devo riattaccare”
“Ciao Lea”
Il mese di luglio stava per finire e le camere dell’Hotel erano tutte occupate. Guardai l’orologio. “Ce la faccio a farmi un tuffo in mare prima di iniziare il lavoro” pensai, mentre percorrevo il vialetto bordato di fiori per prendere l’auto. L’avevo lasciata in una traversa. Da lontano vidi Oscar, passai oltre l’auto e gli andai incontro. Batteva i pugni su un grosso pino urlando:
“Grandissma stronza, maiala, baldracca, che Dio ti fulmini...”
“Ma... cos’è successo”
“Io, io l’ammazzo quella stramaledetta lei e il suo buco di merda”
La corteccia dell’albero gli aveva graffiato le mani, da un paio di graffi usciva il sangue.
“Oh?... Ma ti vuoi calmare. Cos’è successo?”
“Come fa tutte le sere la cuoca mi ha lasciato qualcosa di pronto per mangiare a pranzo. Avevo finito di scaldare la cotoletta” Oscar si tolse una ciocca di capelli dagli occhi, vidi che erano rossi, tirò su con il naso “Ho aperto il frigorifero per prendere il limone” uno motorino con la marmitta bucata passò vicino a noi, con il dorso della mano Oscar si pulì gli occhi, una sottile scia di sangue gli rigò la fronte.
“Apetta” gli dissi, presi un fazzoletto di carta e glielo passai.
“È arrivata la Stronza, mi è piombata addosso come un’aquila” ‘Cosa fai?’ mi ha detto “Le ho detto che mi serviva il limone per la carne” sai cosa mi ha detto quella grandissima maila...”
“Dai Oscar...”
“Dai una sega, dai... Mi ha detto che il limone poteva servire per un cliente. Capisci mezzo limone, grandissima stronza...”
Girò il viso e lo coprì con le mani “Dai, forza!”gli dissi. Lui scosse la testa
“Mi dispiace Oscar, devo andare”.
Mi salutò con la mano, io gli appoggiai la mia sulla spalla.
Qualche giorno dopo ordinai la legna per l’inverno, in un barattolo di vetro avevo messo da parte i soldi necessari.(continua...)
Franca Giannecchini