Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Schlein e Bonaccini come Nenni e Saragat: ritorna la ‘bicicletta’
Il compianto filosofo Giovanni Reale sottolineava un punto: il vocabolo “analogia” non è un sinonimo di somiglianza, similitudine. Indica piuttosto alcune similitudini pur con tante differenze.
Ecco, il tandem Schlein-Bonaccini mi ricorda, molto alla lontana, il Partito Socialista Unificato (la celebre “bicicletta”) della seconda metà degli anni Sessanta.
Un’esperienza breve, ma importante. Sembrava la realizzazione di un sogno: Nenni e Saragat di nuovo insieme. Una speranza, la ripresa di un cammino. Una prospettiva inedita sembrava dischiudersi per l’Italia. Un’esperienza naufragata presto per il prevalere di logiche correntizie rigide e per l’esito elettorale tiepido o deludente. Ma pur sempre un fatto storico. La storia si nutre anche di conati, tentativi, eventi appena abbozzati o addirittura solo immaginati. Promemoria, magari, per pagine ancora da scrivere, per vicende future.
Schlein afferma: il nostro compito, il compito del Pd è stare accanto a chi è in difficoltà. Ecco, qui si impone subito un obiettivo: individuare in maniera accurata la platea di coloro che sono in difficoltà. Degli ultimi e dei penultimi. Occorrerebbe, subito dopo, coniugarne istanze e interessi con quelli dei ceti medi, cogliendo punti di contatto, aree di sovrapposizione, leve per suscitare e sollecitare impegno, partecipazione, spinte convergenti. Quello che, in società meno mobili delle attuali, avremmo chiamato, gramscianamente, un “blocco sociale”. Balza evidente, qui, il contributo che Bonaccini e ciò che incarna possono offrire proprio nella ricerca di risposte adeguate alla “domanda” posta dalla segretaria e, con lei, da tantissimi cittadini.
Danilo Di Matteo
Danilo Di Matteo (1971) vive e lavora a Chieti come psichiatra e psicoterapeuta. Al tempo stesso coltiva gli studi filosofici e segue con passione la politica e la ricerca teologica. Collabora con varie testate. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021) e Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022). È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021).