Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Questo mese l’intervista è rivolta ad una Doula, fiugura di sostegno emotivo-pratico in gravidanza, travaglio, parto e dopo parto.
Cominciamo subito con le nostre domande….
Come ti chiami?
Emanuela Geraci
Come sei venuta a conoscenza della esistenza delle doule?
Lessi un articolo di giornale, poteva essere il 2002 che ne parlava e poi risentii il termine dalla mia amica Maria Biagini, un’ostetrica con cui avevo cominciato a collaborare come counselor nei corsi di accompagnamento alla nascita e che era stata lei stessa una doula prima di diventare ostetrica.
Origine del termine doula; quando e dove?
L’origine del termine doula e della professione è antichissima e risale alla Grecia antica, il termine vuol dire schiava e indicava la professionista,al contempo facente parte della “famiglia allargata” nella Grecia antica, che aveva compiti specifici riguardanti la cura del femminile e in particolare durante il parto; funzioni riguardanti l’accudimento di corpi ed emozioni e della sfera delle relazioni con gli dei, ovvero della dimensione sacra e devozionale.
In età moderna il termine viene riscoperto dall’antropologa Dana Raphael per indicare il tipo di sostegno continuativo durante il travaglio nelle culture tradizionali. La fortuna moderna della doula nasce infine in Guatemala nell’ambito delle ricerche sul Bonding (legame) del neonatologo statunitense Marshall Klaus. Una sua allieva, Wendy, scoprì casualmente gli incredibili, duraturi e stupefacenti effetti sul bonding (legame), cioè il primo attaccamento madre-neonato, di una presenza di supporto emotivo durante il travaglio. Con la presenza di Wendy infatti il numero di bonding (legame) “sicuri” aumentava vertiginosamente. A questa scoperta Marshall mise il nome “doula”, e da quel momento, dagli anni settanta in poi, si diffuse come “nuova” professione in tutto il Nord America e poi nel mondo.
In cosa consiste essere una doula?
La doula è una professionista che offre supporto emotivo e pratico alle madri e alle famiglie dalla gravidanza al primo anno del neonato. Soprattutto vuol dire ascoltare i bisogni di “quella” madre in particolare, nella sua unicità e rispondervi in maniera creativa, con amore, accoglienza e presenza, come una “madre della madre”. La doula è uno spazio di libertà e non giudizio in cui la madre e la famiglia possono contattare chi sono in questa grande transizione che è il diventare genitori, e scegliere, a partire da sé, quale madre vogliono e possono essere, senza per forza rimanere imprigionate in schemi condizionanti e limitanti o in retaggi familiari. In questo senso la doula offre alle madri un empowerment (emancipazione), cioè la conquista della consapevolezza di sé, il controllo delle proprie scelte, la possibilità di creare il proprio essere madri.
Che tipo di formazione hai fatto per dirti doula?
Quando ho cominciato a lavorare come doula in Italia non esistevano formazioni per diventare doula ; la prima l’abbiamo creata noi. Io avevo una formazione in counseling e ho seguito una specializzazione in psicoterapia comparata da auditrice. Ho anche seguito diversi corsi specialistici, ad esempio con Childbirth International una formazione on line ed ho organizzato formazioni con professioniste di tutto il mondo, durante la Doula Summer school che hanno ampliato le mie conoscenze.
Oggi come ci si forma doula?
Dalla prima formazione “La Scuola delle doule” che io e Maria abbiamo aperto a Pisa nel 2007 sono nate numerose formazioni in presenza e on line e in tutta Italia. In genere il corso ha una durata variabile da qualche mese ad un anno
L’affiancare la donna durante la gravidanza e dopo il parto si può considerare un intervento terapeutico?
Non è un intervento “terapeutico”, né sanitario. Fa parte della cosiddetta “care” piuttosto che della “cure”, ovvero di un prendersi cura, affettivo, relazionale e accuditivo. Fa parte di quelle “competenze materne” che hanno poco o nessun riconoscimento a livello sociale o economico ma che sono fondanti del nostro vivere sociale.
La figura della doula in Italia è riconosciuta dalla medicina ufficiale?
Direi di no, abbiamo avuto in passato notevoli difficoltà con il Collegio delle ostetriche che ci accusava di “abuso della professione” senza voler comprendere che si tratta di una professione completamente diversa dalla loro. Non sono mai riuscite a “dimostrare” legalmente questa accusa, e tutti gli esposti sono stati poi archiviati. Nonostante questi problemi politici moltissime ostetriche oggi collaborano con le doule con reciproco beneficio.
La tua esperienza di doula che parte ha e ha avuta nella tua vita?
Direi molta. Per me è stata un sogno che si realizzava e un grande amore.
È stata anche l’opportunità di guarire miei traumi infantili riguardanti la maternità e trasformarli in qualcosa di bello e di utile per chiunque. Sono molto grata alla vita per avermi permesso questo.
Sei madre? Hai avuta accanto una doula?
Sono madre ed anche nonna. Quando sono diventata madre nel 1993 le doule in Italia si contavano sulle dita di una mano, eppure ho avuto nel mio parto quella che io chiamo “la mia doula ignota”, una donna che ho incontrato per caso in ospedale, probabilmente era la parente di una ricoverata, di cui non so nemmeno il nome, la cui presenza, l’affetto e l’ amore ha completamente modificato la mia esperienza di parto da un’esperienza di terrore ad una di profondo contatto con me stessa, apertura, sentimento del sacro e amore incondizionato. Alla mia “doula ignota” credo di avere dedicato come “monumento” il mio lavoro e le Formazioni che ho creato. Se oggi in Italia esistono migliaia di doule lo dobbiamo a lei.
La figura della doula secondo te è sufficientemente conosciuta?
Purtroppo ancora no, ma certamente è molto più conosciuta rispetto a vent’anni fa.
Doula può essere un uomo? se si o se no perché?
Si, nella formazione la “Scuola delle doule” abbiamo accettato anche uomini. Sono convinta che “le competenze materne” di cui sopra non appartengano solo ad un genere ma ad entrambi. Basta volerle coltivare. La presenza degli uomini in questa professione ritengo sia importantissima e abbiamo pochi ma splendidi douli in Italia che la esercitano.
In Toscana secondo te quante Doule esistono?
Direi qualche decina
Le donne che si rivolgono a voi come arrivano? da quali fonti di informazione
Passaparola, social, internet
Vantaggi di portare avanti una gravidanza il parto e l’allattamento con a fianco una doula
Sono tantissimi e sono stati oggetto di molti studi nel Nord America.
La soddisfazione materna è maggiore, come la capacità di chiarire i propri obiettivi e raggiungerli. La presenza di una doula è inoltre collegata ad un ridotto rischio di andare incontro ad un cesareo minore di quasi il 50% e più in generale ad assai minori rischi di incorrere in una medicalizzazione eccessiva ed inutile. Inoltre è anche collegata ad allattamenti ben riusciti e prolungati.
Secondo te la richiesta di doule sta crescendo o no? e perché?
Non so indicare statistiche a riguardo, certamente si diffonde una cultura nuova della maternità in cui la donna non si limita a delegare scelte e responsabilità alla medicina o alla famiglia d’origine ma lotta per conquistare una sua individuazione come madre e soggetto delle proprie scelte. In questo la presenza di una doula può fare la differenza.
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Si chiude qui la intervista a Emanuela che ringraziamo moltissimo per tutte le notizie su la figura così poco conosciuta della doula, alla quale ha dedicato un libro che sta per essere stampato in questi giorni.
La Redazione di Spazio Donna