Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Eccoci al secondo appuntamento della nuova serie sui temi ambientali e sui mondi della Natura.
L'accoglienza al primo articolo è stata impressionante, superando le 2000 letture tra i vari canali social su cui è stato pubblicato.
Merito della capacità descrittiva e di osservazione di Simona, espressa attraverso immagini straordinarie e parole capaci di coinvolgere su un argomento spesso trattato con superficialità e approssimazione.
E non è da meno il racconto di oggi, dove non si fa riferimento a luoghi specifici, bensì al sentimento e alla ragione con cui dovremmo guardare l'ambiente che ci circonda e chi in questo ambiente naturale ci vive.
E' un bellissimo discorso filosofico, che tutti noi dovremmo considerare, racchiuso nella frase, perfettamente appropriata e adottata da chi ama ed eccelle nell'arte fotografica, "per fotografare il vento devi camminare piano".
A corollario, alcune bellissime foto, che rendono perfettamente il senso espresso da Simona.
Sandro Petri
CONOSCERE GAIA
di Simona Tedesco
La Gaia di cui mi accingo a raccontare in questo articolo è protagonista di un incontro avvenuto nell’età adulta, in un periodo in cui la vita porta a riflettere e a guardarsi dentro per trovare eterne risposte.
In questi casi spesso accade che avvenga una sorta di cambio di passo, un mutare della velocità quotidiana che conduce a ristabilire la scala dei valori e delle priorità.
Così a un tratto si arriva a cercare la perfezione delle piccole cose, con un atteggiamento che è lontano dall’idea del possesso, del governo, della dominanza, ma è più proprio di colui che osserva con moderata attenzione.
Gaia in questo articolo non è una persona, ma uno dei tanti appellativi con cui viene identificato il nostro Pianeta. Un nome che deriva da Gea, la dea greca che personificava la Madre Terra. Colei che primigenia ha creato sé stessa e poi tutto il resto.
Il richiamo all’antichità non vuol essere l’imposizione di una scuola di pensiero, o un’alternativa alla religione, è solo uno stratagemma che permetta di affrontare il tema del rapporto uomo natura e di quanto questo legame sia atavico e profondo, anche se i ritmi della vita sembrano allontanarci.
Così è sufficiente un imprevisto, di quelli che alterano gli equilibri quotidiani, per spalancare gli occhi su un mondo che probabilmente ci è appartenuto nell’età più giovanile, ma che è stato dimenticato con il passare degli anni.
La natura può avere su taluni una incredibile forza attrattiva.
Una sorta di richiamo, lento, profondo che spinge l’uomo verso di sé.
Non mi permetto di parlare per tutti, ma per quanto si possa essere impegnati nel rispettare gli impegni, gli obblighi, gli orari, tanto da arrivare a dimenticare lo scorrere del tempo, ciascuno durante l’anno approfitta di piccole pause per ritagliarsi momenti rilassanti e di solito è la natura che riesce a riportare l’equilibrio interiore.
Può trattarsi di una passeggiata domenicale, di una giornata alle terme, di una vacanza nell’isola sperduta e corpo e mente tornano a dialogare.
I muscoli si rilassano, i sorrisi si spalancano, gli umori migliorano e con loro il carattere.
Ma se questo è ciò che cerchiamo, anche inconsapevolmente, perché allora abbiamo deciso o permesso di allontanare la natura dalle nostre vite?
Perché decidiamo di concederci una pausa intensa, progettandola per mesi e segnandola sul calendario, quando invece possiamo assumere piccole ma costanti pillole di natura ogni giorno?
Perché siamo governati (male) dal tempo.
Un aforisma di Franco Gambirasio è appeso al muro del mio studio.
Un quadretto semplice, regalo di un caro amico con cui condivido la passione per la fotografia di natura.
Poche parole che bene racchiudono il senso di quella che è oggi la mia filosofia: Per fotografare il vento devi camminare piano.
Tutto è iniziato in un momento di profonda introspezione.
Tenevo la macchina fotografica tra le mani, mentre me ne stavo seduta sul bordo di un canale della bonifica di Vecchiano.
Non sapevo ancora usarla, ma l’avevo portata con me per fare qualche fotografia in quel posto che ho sempre considerato speciale.
Ogni volta che mi addentro nella bonifica ho la sensazione di tornare indietro nel tempo, di fare un viaggio di cent’anni lontano dal caos.
Era una giornata calda e assolata di luglio di quelle dove tutto sembra immobile, in cui non si vedono persone e nemmeno gli animali.
Sopra di me le chiome degli eucalipti erano scosse dal vento; di fronte il bianco caseggiato dell’idrovora spiccava tra il nero della torba.
Quel giorno non sapevo dove andare, ma sapevo di voler stare proprio in quel punto.
Il richiamo della natura?
D’un tratto uno stormo di storni appare in cielo. Saranno stati grossomodo un centinaio.
Volavano compatti in direzione nord, probabilmente verso un canneto in cui passare la notte e d’istinto puntai l’obiettivo verso di loro.
Nessuna foto testimonia quel momento perché la curiosità verso questi animali, allora sconosciuti, fu più persistente del desiderio di scattare.
È in quell’istante che probabilmente ho conosciuto Gaia e da allora è successo qualcosa che ha cambiato il rapporto con il tempo.
Non era più lui al comando della mia vita, non avrei più permesso che dettasse i ritmi rendendo le mie giornate come frenetiche corse dall’alba al tramonto.
Da allora in avanti mi sono allenata a fotografare il vento, camminando piano e apprezzando ogni istante. Ho imparato a trovare il modo per farlo, perché il beneficio della riflessione è prezioso.
A cascata sono arrivati il piacere della scoperta, il valore di ascoltare gli altri, il benessere nel frequentare luoghi semplici, lo stimolo della conoscenza, la sorpresa di lasciarsi meravigliare dall’incredibile bellezza dei mondi naturali.
Perché natura è così.
Conoscerla richiede una buona dose di impegno, tante letture per comprendere le sue regole che sono così diverse dal pensiero antropocentrico, ma ristabilire un giusto rapporto con lei, ripaga lo spirito e rimette in equilibrio l’anima.
Ciò che è successo a me non è niente di nuovo o sconosciuto.
L’uomo moderno si è accorto dello straordinario valore dell’ecologia e sta cercando soluzioni per mettere a sistema i benefici che ne derivano, anche per avere ritorni di carattere economico.
Sono le nuove teorie sui servizi ecosistemici, quei servizi generati dai sistemi naturali in favore dell’uomo.
I ricercatori del MEA (Millennium Ecosystem assessment) li hanno classificati in tre gruppi: i benefici di approvvigionamento (come il cibo, l’acqua potabile, la legna, i combustibili), quelli di regolazione (idrogeologici, climatici) e quelli culturali (estetici, spirituali, educativi, ricreativi).
Un fronte nuovo su cui sembra convergere la politica moderna, mondiale e anche nazionale, che potrebbe condurci a un ritrovato equilibrio uomo-natura, attraverso una rilettura della sostenibilità in termini economici.
A livello globale la crisi climatica ci ha riportati verso la conoscenza della natura, un percorso obbligato che l’uomo sta scegliendo di compiere.
Curioso che per quanto possiamo evolverci, distinguerci, acculturarci, per quanto si possa progredire e allontanarci, si tenda sempre a ritornare a confrontarci con la terra, che in quanto Madre sa anche attenderci.