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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Un’estate al Grand Hotel:(sesta e ultima puntata)

31/3/2023 - 8:59


La sera telefonai a Lea, non c’era. La trovai la sera dopo e le raccontai la scena. A mia mamma no.
 
Il mese di agosto stava per finire.
 
“Se abbiamo prenotazioni si può fermare i primi giorni di settembre?” Prima che potessi rispondere il Criceto aggiunse “Sara con la fine del mese ci lascia”
 
“Si, va bene”
 
Lavorai fino alla metà del mese.
 
“Prima di andare facciamo i conti” disse il Criceto
 
Con Mara tolsi coperte e lenzuola dai letti del terzo piano e li ricoprimmo con dei teli. Poi passammo al secondo piano. Il primo piano aveva ancora camere occupate, sarebbe rimasta Mara a prendersene cura come gli anni precedenti.
 
Andai nello spogliatoio e mi tolsi il grembiule e la vestaglia azzurra. Quando tornai nella Hall il Criceto era dietro il bancone che mi aspettava.
 
“Allora, signora Franca, siamo arrivati in fondo”
“Già!” dissi sistemando la borsa a tracolla.
 
Sul bancone c’era la busta paga, accanto l’uomo mise le banconote, una sopra l’altra e la penna per firmare. Le presi e le contai. Come gli altri mesi erano meno della cifra riportata sul documento. Invece di firmare la busta come avevo sempre fatto la porsi all’uomo.
 
“Mi deve dare la differenza”
“Ma… questi erano i patti”
“Erano, non lo sono più. O mi dà la differenza, o io non firmo e vado alla Camera del Lavoro”
 
Le guance del Criceto si gonfiarono come quando il simpatico animale nasconde i semi di girasole. Aprì il cassetto e tirò fuori il libretto degli assegni, controllò la cifra sulla busta paga e fece la differenza, staccò lungo le linee tratteggiate e me lo porse
 
“Ora siamo a posto”
 
Presi l’assegno e l’appoggiai sul bancone, guardai l’uomo
 
“No, manca ancora qualcosa”
 
Come attraversato da una scossa elettrica il Criceto ebbe un sobbalzo, appoggiò le mani sul bancone e spostandosi leggermente in avanti disse:
 
“Cosa?”
 
Mi avvicinai anch’io fino a toccare il bancone con la gamba destra.
 
“La liquidazione!”
“Ma… era tutto compreso”
“E chi lo dice”
 
I suoi occhi si ingrandirono come a volere uscire dalla cavità orbitale, lui deglutì da sentirne il rumore
 
“Allora?”
“Quanto… quanto vuole”
 
Dissi una cifra.
 
Il Criceto prese di nuovo il libretto degli assegni scrisse la cifra e me lo passò. Firmai la busta paga, presi i soldi, gli assegni e li misi in borsa. Guardai il Criceto.
 
“Lo vuole un consiglio, tolga l’insegna dell’Hotel e scriva Treblinka” 
 
L’uomo socchiuse gli occhi come se un raggio di sole l’avesse accecato. Fece un passo indietro, con la voce e le mani animate dallo stesso tremolio disse:
 
“Si ricordi, lei non troverà lavoro in nessun Hotel della Versilia”
 
Mi girai, misi la mano sulla maniglia e uscii dalla porta lasciandola socchiusa.
 
Franca Giannecchini  

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