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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Umberto Mosso
LA “FREGATURA” DI RENZI A CALENDA SI CHIAMA DEMOCRAZIA.

16/4/2023 - 13:39


 





LA “FREGATURA” DI RENZI A CALENDA SI CHIAMA DEMOCRAZIA.

 

In molti ci siamo chiesti quali fossero le ragioni vere dell’improvviso, ingiustificato e ingiustificabile voltafaccia di Calenda.

Io, che non sono oberato da impegni come un politico di professione e ho il tempo per leggere, ascoltare e vedere, una idea me la sono fatta. Detta su un piede solo penso che si siano confrontate due scuole di pensiero che divergevano sul percorso da fare per arrivare alla costituzione del partito nuovo. Questo confronto sul percorso spiega perché, in molti l’hanno detto, sui contenuti e gli obbiettivi politici non c’erano, tra Italia Viva e Azione, grandi differenze. Allora di che si è trattato? Italia Viva proponeva che il partito nuovo nascesse da un processo dal basso, nel quale coinvolgere anche altri soggetti politici e sociali, intesi non solo come gruppi dirigenti, ma anche cittadini. Una costruzione che dalla partecipazione territoriale arrivasse alla elezione dei nuovi gruppi dirigenti ad ogni livello, da quelli locali al segretario nazionale. Se si vanno a leggere le proposte di modifica avanzate da Italia Viva alla bozza Calenda, quelle sulle quali lui ha rotto, sono tutte in questo senso: modalità democratiche e tempi adeguati per avere la massima partecipazione possibile.

Calenda, viceversa, voleva un percorso costitutivo con tempi e modalità che lo rendessero sostanzialmente una cerimonia di ratifica della sua investitura a leader. Quando ha capito che questo non gli sarebbe stato possibile e che, probabilmente, un voto espresso liberamente e democraticamente dagli iscritti ai due partiti avrebbe messo a rischio la sua elezione ha preferito far saltare il banco. Muoia Sansone con tutti i Filistei, ha pensato. Solo che stavolta le parti erano invertite. Dunque la “fregatura” di Renzi, che Calenda dice di avere voluto “preventivamente” evitare di prendere, è semplicemente la democrazia all’interno del partito nuovo. Fin dalla sua costituzione, guarda un po’.

Ci ragionino i teorici della corresponsabilità. E magari anche chi invoca la partecipazione nei giorni festivi e in quelli feriali trova più opportuno esercitarsi in cerchiobottismo. Per questo molti di noi hanno accolto con dolore, ma anche come una sorta di liberazione, il voltafaccia di Calenda. Il sogno resta, ci siamo risparmiati un brusco risveglio futuro, in tempi ancora più difficili.Altri, lo penso col massimo rispetto, hanno preferito ricalcare, in buona fede, lo schema verticistico nel quale si decide in sette e poi, se i sette sbagliano, facciamo l’autocritica in settecentomila. Un film già visto. Anche basta!Voglio un partito non solo nuovo, ma vero. E vero significa partecipato, libero e contendibile sulla base di idee e programmi. Non voglio un partito nel quale i militanti servano solo a ratificare, a fare la claque o i banchetti elettorali volantinando il faccione di qualcuno.

Non sono più giovane, non ho tempo per sbagliare e correggermi. Voglio fare il partito dei riformisti liberali, democratici e popolari come se fosse l’ultima cosa che farò.

La vecchiaia è rivoluzionaria, parafrasando. Come può esserlo un Presidente all'ultimo mandato.

Ma questo è un altro discorso.  Avanti ora!

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