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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
Da due anni a questa parte si legge che Putin, ovvio, .....
È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Edoardo Fanucci
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Di Antonio Campo
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di Bruno Desidera
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di Matteo Renzi, senatore e presidente di IV
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Da un'intervista a Maria Elena Boschi
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Umberto Mosso
NEL FRATTEMPO IN EUROPA.

23/4/2023 - 19:12

NEL FRATTEMPO IN EUROPA.


Un dato che accomuna i Paesi del wellfare europeo, in particolare l’Italia e la Francia, è l’aumento dell’aspettativa di vita combinato con l’andamento demografico che vede progressivamente diminuire le persone in età lavorativa e l’aumento di quelle in età pensionabile.
Il tema del prolungamento della vita lavorativa, proposto da Macron, non è semplicemente un riflesso dovuto all’allungamento della vita biologica. Solo in parte è così.
Il punto concreto è come ridurre il gap tra il numero decrescente di chi, lavorando, contribuisce al pagamento delle pensioni ed il numero sempre crescente di pensionati.
Un fatto assai concreto perché se non diminuisce quel gap nel giro di qualche anno i soldi per mantenere gli attuali livelli pensionistici non saranno sufficienti.
Certamente le misure per risolvere questo problema sono diverse. La promozione della natalità, l’aumento del lavoro femminile e giovanile, la crescita più generale dell’occupazione. Anche attraverso l’aumento del lavoro immigrato, dato che le politiche di promozione della natalità hanno effetti positivi nel lungo termine.
Ma tra queste misure il prolungamento dell’età lavorativa è indispensabile per aumentare le contribuzioni in grado di sostenere la spesa pensionistica attuale e soprattutto futura.
Io ho cominciato a lavorare stabilmente a 23 anni e sono andato in pensione a 70. 47 anni di lavoro ininterrotti, ma solo 37 di contributi previdenziali.
Perché, anche negli anni ’70, un paio di datori di lavoro che ho avuto evadevano gli oneri sociali.
Senza quell’handicap sarei potuto andare in pensione col massimo dell’anzianità di lavoro almeno 5, se non 7, anni prima. Invece mi è toccato tirare avanti quanto ho potuto per contenere il danno, ma prendere la pensione di vecchiaia e non quella di anzianità di servizio che, all’atto pratico, per me è stata molto più lunga di quella della stragrande maggioranza dei lavoratori.
Negli anni di “supplemento di pena”, chiamati così da qualche intellettuale per definire la legge Macron, sapevo, però, che il prolungamento della mia vita contributiva serviva anche a tenere vivo un sistema civile di solidarietà tra generazioni attraverso il quale io pagavo la pensione a chi mi aveva preceduto e domani, chi sarebbe venuto dopo di me, avrebbe pagato la mia. E così via.
Sarà, forse perché ho figli o perché, nelle mie manie riformiste, ho pensato anche ai figli degli altri, fatto sta che mi chiedo se chi oggi protesta contro la legge Macron, con qualche epigono italiano, abbia presente che sta chiedendo di mettere in crisi quel sistema solidaristico a danno di chi verrà dopo di lui.
Quello che avviene in Francia non è una opposizione all’ingiustizia sociale, ma una guerra contro i diritti delle prossime generazioni. Un dire “se la vedano loro” indirizzato non solo a chi oggi governa responsabilmente, ma anche ai propri figli e nipoti.
Fa il paio con chi se ne frega della crisi climatica.
Nella crisi della democrazia che viviamo non mi meraviglia che si trovino unite la sinistra, sempre più massimalista, con la destra eversiva.
In Germania, nei giorni scorsi, si sono incontrati Die Linke, il partito erede della DDR, e l’Afd, il partito dell’ultra destra tedesca, per concordare politiche e azioni comuni sotto l’egida della Russia di Putin.
Avremo gli anticorpi sufficienti per contrastare, con la democrazia stessa, questa deriva populista e reazionaria?





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