Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Serpulide, verme tubicolare, policheto, nomi comuni dell’Hydroides elegans, scegliete quello che volete, tanto è lo stesso tubicino calcareo durissimo che troverete sulla chiglia della vostra barca quando la avrete messa a rovescio (sulla riva beninteso) oppure su pali sommersi messi a secco. Quei filamenti sono la “pelle” di piccolissimi invertebrati che costruiscono la loro casa-protezione in continuo, in tubi più o meno grandi a seconda della specie. I sub o gli amanti della vita marina conoscono il più appariscente della famiglia, lo“spirografo”, quel tubetto che fa uscire dal piccolo foro apicale una rosa di tentacoli multicolori per mangiare plancton e che ritrae velocemente ad ogni più piccolo movimento dell’osservatore.
Questi vermi locali (le loro case) sono già noti da moltissimo tempo ma nessuno non se ne è mai interessato: “sono gromi!” diceva mio padre!
Ho tirato in secco la barca ed ho ammirato la loro vita e il loro lavoro, niente di non preventivato tranne la presenza di un altro “ospite” che Bocca di Serchio conosce ma non ospita: la cozza!
Beh, direte voi, la cozzina è ina ina, ma sempre estranea nelle nostre acque.
Alla foce del fiume c’è “l’acquario di Noè”: sogliole, orate, ombrine, triglie, granchi blu, serra, saraghi e forse altri non pescati ma presenti, mancavano i “muscoli”, ora si può fare anche la pastasciutta!
Non lamentiamoci però, perché quando si puliscono le orate pescate, e si trona nello stomaco una fine sabbia bianca, pensiamo al loro cibo preferito che il Serchio offre loro alla foce: quei “gromi”, anzi meglio, il loro occupante!