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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Le emozioni letterarie di Lily.
Abbandoni.

19/6/2023 - 8:52


Gino è nato per sbaglio, per lussuria incontrollata, per la miseria… fatto e mangiato. No lui non è stato mangiato, nessuno se l’è preso. Si sa anche l‘aspetto conta quando non si conosce il pedigree. I più stronzi certo, ma i migliori non li ha incontrati. Forse guardavano altrove. La vita è così. Ci sono persone che avresti amato avere vicino e non lo hanno voluto o non li hai proprio incontrati. Qualche volta li hai solo sbirciati nella vita degli altri.

Come direbbe Mallo, non si capisce perché le cose vadano male. Ma ci vanno. Allora Gino va un po’ di qui e un po’ di là. Con un beato ritardo che lo fa soffrire il giusto, in un altro modo. Poi la strada, finalmente, direbbe lui.Sì finalmente, tanto nelle case i pensieri ci restavano imprigionati e mi facevano soffrire, chiusi lì dentro. Cammino dalla mattina alla sera, spogliato sempre il più possibile, per avere il sole e il freddo sulla pelle. Vita. le mie cose sulle spalle, la musica nelle orecchie. Con la bicicletta il mondo era più veloce e meno percepibile. Le scarpe invece strisciano il terreno, asfalto, prato, terra battuta, ghiaia e ognuno di loro ha un suo sentire. Dai piedi fino alla testa arrivano vibrazioni ogni volta diverse. Chi mi vede si lascia tentare da una pietà temporanea, pensa di trovarmi un posto per tacitare un certo e fastidioso senso di colpa.

Ma mica ce la dovete avere, non ce l’ha neppure mia madre e quell’uomo che è stato mio padre per una manciata di minuti.

Voi dovete stare nel vostro e pensare alla vostra infelicità, che alla mia felicità ci penso io.

Quando mi vedete sorridere non è perché sono scemo, è perché sono felice. Sì, felice anche se vi sembra incomprensibile. Non vi chiedo di capirlo. In realtà non l’ho chiesto neanche a quella che sta scrivendo di me. Solo che guardandomi bene, con quello sguardo che ogni tanto ti grazia, c’è arrivata di botto a capire che come sono nato è un dettaglio nel mondo, ininfluente per il mio esistere. Ha voluto specificare la triste condizione della mia nascita e io glielo concedo, così appaga il suo senso della giustizia sociale, quello che la fa fremere per i soprusi e sbatacchiare la spada di latta contro ingiustizie consolidate e inestinguibili. Mi fa tenerezza. La vorrei consolare dandogli un pezzo della mia felicità, ma forse ne vuole un’altra. Ognuno al suo posto, c’è sempre una barricata da puntellare. A me interessa camminare, sempre negli stessi posti. Con il sole, la pioggia, il vento. Il vento mi piace tanto. Ascoltando ogni emozione, osservando ogni particolare. Un piccolo cespuglio può nascondere meraviglie. Il ritrovarlo ogni volta, intrepido e rugiadoso, al suo posto, mi fa resistere al dipanarsi del tempo. Un solo presente che si ripete ogni giorno. Il mio essere assolutamente unico nel decidere che così deve essere. Quando ogni passo segue l‘altro le cose hanno una vita a parte, ogni respiro, profumo, odore sono l’essenziale. Non mi serve altro, davvero. Ascoltare la musica mi permette di concentrarmi e non distrarmi da un raggio di sole che di sbieco, al tramonto, illumina un sassolino o su un refolo che muove un foglio, C’è un mondo nel mondo. Non mi interessa condividerlo perché non potrebbero capire. La cosa buffa è che mentre io sono tollerante, diciamo indifferente, nei confronti di un vivere che non mi appartiene, gli altri pretendono che io abbia la loro stessa idea di felicità. Il mio beato camminare sul ciglio della strada non va bene. Mi vogliono trovare a tutti i costi una sistemazione. I più cattivi per non venire infastiditi, gli turbo l‘equilibrio e inceppo il meccanismo. Chi gliele ripara le certezze? Anche chi parla di me c’è cascata nel poverino, aiutiamolo. Quella lì ci sta con i piedi in quel mondo ma la testa ce l‘ha fuori. Non ce la fa a passare oltre e tranne qualche fiatata di disgusto sa che ci deve rimanere lì dentro. Ah però la testa …mi sa che è stata sfortunata. Nuota in superfice, perché quello lo sa fare, gli occhi aperti le fanno vedere che c’è una profondità. Non riesce però ad arrivarci. Il problema più difficile è sicuramente questo. Non essere abbastanza. Lo stare a metà. In cima e in fondo si sta da Dio. Comunque questa qui è nella situazione peggiore. Quella di stare in un posto che non è il suo ma non poterne avere un altro. Camminare con me non ce la vedo, sì ogni tanto si ferma mentre percorre la provinciale, nella penombra della sera, e pensa che è proprio lì, in quel momento che è felice. Di una felicità struggente. Ma non è capace di andare oltre e la solitudine se la mangia. Non posso dire che lei non mi piaccia. Oggi, dal finestrino della sua auto, mi ha lanciato un’occhiata complice. Come se avesse capito che il sole sulla mia pelle annerita era carezzevole, non straziante, che ero in completa beatitudine.
Le ho strizzato l‘occhio… a lei piacciono le persone che fanno le smorfie e strizzano l‘occhio. Sa che sono libere e vivono il loro tempo con arrogante passione.

... Sono morto camminando, solo e felice. La mia vita è stata di una libertà abbagliante.
(Robert Walser)

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