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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
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A cura di Erminio Fonzo
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di Claudia Fusani
Pd, il congresso continua. Il “vasto programma” della Schlein non soddisfa la minoranza

20/6/2023 - 14:57

Pd, il congresso continua. Il “vasto programma”della Schlein non soddisfa la minoranza

 La segretaria dem ha parlato per 103 minuti. L’estate militante e mobilitante per scrivere il programma. L’altolà di Bonaccini, Guerini, Alfieri, Picierno. All’attacco di chi la critica: “Mattetevi comodi, sono qui per restare. Il giochino del logoramento con me non funziona”. Alleati con tutti tranne che con Renzi

Non c’è stato il regolamento di conti atteso. Del resto non converrebbe a nessuno a quattro mesi dall’insediamento della nuova segreteria. Ma se le son cantate, Elly Schlein da una parte, la minoranza dem dall’altra, il presidente Bonaccini e un membro della segreteria del calibro di Alfieri a fare da apripista per conto della minoranza. Minoranza che, al di là dei numeri in Direzione e in segreteria, è circa il 48 per cento dei voti ai gazebo e il 65% dei voti dei circoli. E vede ormai con angoscia lo stillicidio di gente che lascia il partito o sta pensando di farlo “perché la deriva movimentata e a sinistra della segretaria non risponde più alla vocazione maggioritaria e unificante del Pd”. Se le sono cantate a vicenda, sempre con eleganza, ma alla fine non hanno risolto: la segretaria prosegue nella linea movimentista e molto a sinistra; i riformisti e comunque chi chiede più confronto rinvia alle Europee il momento dell’eventuale regolamento di conti. “Hic manebimus - ha rassicurato Alessandro Alfieri, responsabile Riforme in segreteria, baluardo al Nazareno di Base riformista e tra i più critici su questa prima fase della segreteria dem - i riformisti del Pd restano nel Pd. Sull’optime staremo poi a vedere quello che succederà”. Anche gli interventi del presidente Bonaccini e dell’ex ministro Guerini non hanno fatto sconti alla segretaria. Alla fine passa il documento di intenti con “i sette pilastri” e “l’estate militante e di mobilitazione” che scriverà il programma per le Europee. Resta irrisolto ancora il nodo di quale l’identità politica del partito. Da cui poi discendono tutti gli altri, a cominciare dalle alleanze. Una cosa sembra avere ben chiara Elly Schlein: il suo Pd si può alleare con tutti ma non con Matteo Renzi.


 Sei ore di dibattito. No allo streaming

 Più di sei ore di dibattito nel Pd per il primo vero “franco” chiarimento dell'era di Schlein. Una discussione vera, finalmente anche se fatta in privato: la segretaria infatti ha ammesso lo streaming ma solo per la sua relazione. Gli interventi - circa 4 ore e mezzo di dibattito - sono stati secretati. “Lo streaming c’era ai tempi del Pd di Renzi…” ha detto con un po’ di disprezzo a chi lo chiedeva. Nessuno ha avuto la prontezza di rispondere che lo streaming - per fortuna - sarà anche stata una conquista di Renzi che è stata poi condivisa da Zingaretti e Letta. Non solo per trasparenza e completezza dell’informazione. Ma per rispetto di un popolo che ha votato e vuole sapere cosa succede. E’ mancata, nella sala grande al piano attico del Nazareno, la prontezza di dire: “Lo streaming lo vollero per primi i tuoi amici 5 Stelle….”. A parte i 103 minuti di intervento, scritto, della segretaria, tutto il resto è il risultato di qualcuno tra i presenti che ha tenuto il cellulare aperto per tutto il tempo. Chissà, magari la prossima volta chiederanno anche di consegnare i cellulari all’ingresso. Alla fine si può dire che il congresso del Pd è tuttora in corso, che nessuno ha ritenuto utile sferrare un attacco finale che in questo momento, a quattro mesi dall’insediamento della nuova segreteria, equivarrebbe a commissariare il partito ed esporlo ad una fine certe. Nessuno ha voluto tagliare il ramo su cui è seduto. La dead line per tirare un primo bilancio saranno le Europee. Da qui ad allora i riformisti cercheranno di salvare dall’interno l’anima progressista del Pd evitando di farsi schiacciare a sinistra. E meno che mai suoi 5 Stelle.

La segretaria ha scelto di attaccare per difendersi dalle critiche delle ultime settimane e di una direzione che ha risposto per le rime, a cominciare da Lorenzo Guerini, e con suggerimenti anche da parte di uno dei più convinti sostenitori della leader Pd come GiuseppeProvenzano - per dire a che punto è già salito lo scontento - che chiede di “non attaccare strumentalmente la segretaria” ma invoca anche “luoghi dove maturano le decisioni”. Schlein è molto netta in apertura dei lavori: “Il gioco al logoramento del segretario non funzionerà, mettetevi comodi perché siamo qui per restare, e per restare insieme e fare quello che ci hanno chiesto alle primarie”. La segretaria sembra non gradire le critiche. Che sono tante: la partecipazione alla manifestazione M5s da cui sono partite parole d’ordine come “brigate” e “passamontagna” (Grillo) “forza Putin, abbasso la Nato” (Ovadia) è solo l’ultima arrivata. La sconfitta alle amministrative, il voto al Parlamento europeo su armi e Pnrr, la sostituzione di Piero De Luca (presente in sala) nel ruolo di vice-capogruppo alla Camera con il pacifista e non iscritto al Pd Paolo Ciani, i sindaci schierati a favore dell'abolizione dell'abuso di ufficio e, appunto, alla manifestazione di sabato. Tutte questioni che hanno provocato dimissioni e passaggi ad altri partiti (quasi tutti al Terzo Polo) e che stanno agitando molto le varie correnti (“è finita, basta correnti e capibastone” disse Schlein, ndr) ) e la base, il popolo delle primarie che si chiede “ma dove ci sta portando la Elly?”.Per questo la segretaria ha insistito molto: “L'avversario è la destra non è il mio compagno di partito, la gente è stufa di gare sul centimetro mentre Meloni spacca il paese”. E ancora: “Quando sento che non ci sarebbe una linea politica sorrido... Di contenuti e proposte siamo pieni, ma siamo bravi a coprirli con le polemiche. Se a qualcuno la linea non piace sarebbe più onesto ammetterlo, chi cerca l'incidente mi troverà da un'altra parte”. Il problema è proprio questo: quale linea?

 L’estate militante

 Per costruire l’opposizione alla destra Schlein fa la sua proposta: sette mission da cui all’autunno per poi iniziare la gara per le Europee. Appunto attraverso la mobilitazione, le mille iniziative che la segretaria ha messo in calendario per le prossime settimane: la manifestazione contro l'autonomia di Calderoli, le iniziative nei territori sul Pnrr, le battaglie per

il diritto alla casa, la mobilitazione sulla sanità (sabato prossimo con la Cgil), la segreteria che si terrà in Emilia

Romagna per manifestare la vicinanza alle popolazioni colpite dall’alluvione, la Festa Nazionale dell’Unità a Ravenna per stare vicini alle terre e alla famiglie e alla imprese alluvionate. . Un Pd di piazza, da combattimento, che deve avere una “identità chiara” perché “se si tenta di essere tutto e il contrario di tutto si rischia di non rappresentare più nessuno e lasciare spazio ad altri”. Bene, aver ammesso questo grave deficit è già qualcosa. Peraltro, ha sottolineato, è vero che ai ballottaggi il candidati del Pd hanno perso, ma al primo turno è stato il primo partito e “in questi mesi è stata ritrovata una connessione sentimentale con la nostra gente” e i sondaggi dicono che i democratici sono risaliti dal 16% al 21%.

 La minoranza. E non solo

 La minoranza non si fa certo scappare l’occasione per rappresentare alla diretta interessata le critiche di questi mesi e settimane. Per chiedere conto delle sue continue assenze. Stefano Bonaccini, che è il presidente, cerca di evitare un’escalation di toni, chiede alla segretaria di evitare “approcci minoritari” e invita a “non indebolire” la segretaria, anche perché sarebbe “autolesionismo”. Al tempo stesso ricorda a Schlein che “se gestione unitaria deve essere, si discuta di più e meglio di quanto fatto finora, perché un grande partito, che è altra cosa da un movimento, solo così si tiene”. Un grande partito, poi, partecipa alle sue manifestazioni e non va a quelle degli altri, “siamo noi la fora trainante, mai mettersi a rimorchio”. E invece anche sabato, il Pd andrà a rimorchio della Cgil. Il tema, sacrosanto, è la sanità e la sicurezza sui luoghi del lavoro. Tutto questo non può bastare a Lorenzo Guerini che ha fatto finora lo sforzo di tacere e restare silente. Il leader di Base riformista, il cui candidato era Stefano Bonaccini, è stato duro sul metodo “Cara segretaria, , confrontarci ed avere opinioni diverse non solo è ricchezza ma è anche bene che ce le diciamo. Non è lesa maestà e non è utile la conclusione secondo me inutilmente polemica della tua relazione su questo punto”. E anche sul metodo: le sette misisone sono state definite “interessanti indicazioni sull’universo, indicazioni di fondo che necessitano di essere affrontati nei nodi che contengono”. Un modo carino per dire che non è stato detto nulla. Solo massimi inappuntabili sistemi. Su sabato e la presenza a quella manifestazione, l’ex ministro della Difesa è stato netto: “Le parole che ho sentito in quella piazza sull’Ucraina sono indecenti, e non possono essere le parole del Pd”.

Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Ue, l’ha messa giù così: “Sostenerti, cara Elly e dunque aiutarti, non significa non proferire parola per evitare l'accusa di lesa maestà. Significa dire che la tua partecipazione a quella manifestazione è stato un errore. Il punto, ancora una volta, è cosa stiamo facendo, qual è la strategia. Siamo sicuri che dire che saremo in tutte le piazze, senza prima aver fatto la fatica di una proposta politica condivisa, sia giusto?”. Insomma, quattro mesi dopo l’investitura, dopo una sconfitta pesante e allarmante alle amministrative, richiesta di dare finalmente un programma che dia identità politica al Pd, dopo aver rinviato per mesi la discussione e la Direzione (il luogo deputato del confronto) ed essere tra i più assenti tra i banchi della Camera, Elly Schlein ha presentato un “vasto programma”.

Allearsi. Ma con chi?

Chiarito che “la vocazione maggioritaria è il contrario dell’autosufficienza” (Bonaccini), la prospettiva diverge sui compagni di strada: bene tutti – ha detto Schlein - anche Calenda “con cui ci sono punti in comune” ma non Renzi che “non può dare lezioni di subalternità visto che appena arrivato al Nazareno ha invitato Berlusconi per farci un patto”. Renzi che “in Molise è alleato col centrodestra” (il candidato è di Forza Italia. ndr) senza dire però che il Pd è alleato con i 5 Stelle. Chi lo ha deciso? Quando e perché? Immediata la replica del leader di Italia viva: “Berlusconi venne al Nazareno per discutere tra avversari come si fa nei paesi civili. Non si mise il passamontagna, non attaccò gli Stati Uniti”. Soprattutto fu Renzi, allora segretario del Pd, ad invitare Berlusconi. E non, al contrario, un saluto sotto un palco che ha una piattaforma opposta a quella del Pd come è successo sabato. Bonaccini indica la sintesi: “Il Pd da solo non può farcela, ma senza il Pd né M5s, né il Terzo polo potranno mai essere alternativi a questa destra”. Il congresso non è ancora finito. Con buona pace di Cuperlo che prova, con la consueta eleganza, a dire il contrario. “Segretaria, il congresso è finito e tu hai il compito di guidare questa comunità. Tu incarni una domanda di innovazione che oggi è la tua e anche la nostra migliore risorsa. Ma attorno a quella spinta tu hai bisogno - direi il dovere - di portare tutto il partito a condividere la lotta, il linguaggio, il traguardo. Questo è il compito di chi guida”. Schlein ha voluto mettere a verbale parole chiare sull’Ucraina: “Col M5s, sull'Ucraina ci sono distanze enormi visto che il Pd è sempre stato chiaro e lineare per la difesa anche con aiuti militari”. Messaggio veloce ma chiaro anche per i sindaci: “Siamo disponibili a lavorare a una riforma dell'abuso d'ufficio, ma l’abrogazione sarebbe in contrasto con la normativa europea”. Il primo “chiarimento” si conclude così. Con una richiesta, anche, di moratoria.

Ma i Borghi (già uscito) e i D’Amato (ci sta pensando) sono tanti. La base non ha potuto ascoltare il dibattito.

E la base mormora e rumoreggia. 

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