Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Ai miei tempi (quelli in tenera età) San Giovanni era conosciuto, e non tanto benvoluto, per un famoso detto che a noi migliarinesi dava molto fastidio: “Chi fa il bagno prima di San Giovanni…ci lascia i panni!”.
Le famiglie con figli giovincelli non avevano tempo per accompagnare la prole al mare e poi le scuole finivano oltre la metà di giugno, quindi ci voleva l’intervento di un Sant’uomo per tenerli buoni.
Se lo riproponi adesso ti prendono a pernacchie!
Eccoci, ci siamo, è appena passato il Solstizio d’estate, la notte più corta dell’anno e di conseguenza il giorno più lungo, ma in particolar modo mi riferisco alla notte che sta arrivando, mancano quattro ore, alla notte di San Giovanni, una delle “feste” dove il calendario pagano e quello cristiano si sovrappongono, il momento in cui la luce solare vince sulle tenebre.
Ma è la notte del 23 quella che colpisce di più l’immaginario collettivo e non solo quello femminile che viene anteposto alla fantasia popolare dove la famosa “acqua”, raccolta dalle essenze di particolari erbe, doveva servire a rendere belle le fanciulle.
Niente di più fuorviante, le erbe di san Giovanni erano raccolte in riti fenici, egizi e romani dove non si fa segno all’uso solamente femminile, ma a quello della salute fisica o psichica di chi ne faceva uso.
Una delle pratiche più frequenti è la raccolta delle erbe nuove: queste piante, grazie alla singolare posizione dei pianeti(?), sarebbero arricchite di virtù curative che le rendono veri e propri talismani e, ebbene queste tradizioni popolari siano dimenticate e ritenute obsolete, alla loro base si ritrova una grande conoscenza di fitoterapia e un buon utilizzo di quelle che sono le proprietà delle piante. Questo tipo di conoscenza, legato strettamente alla Natura e alla vita contadina, è un patrimonio ricchissimo da scoprire e recuperare.
Queste le erbe da raccogliere la notte del 23 giugno:
Prima tra tutte è l’Iperico, detto anche “erba di San Giovanni” o “scacciadiavoli”: tenerlo addosso tutta la notte o attaccarlo fuori dalla porta proteggerebbe infatti dalle sventure
la Ruta, forse proprio per la sua forma a croce, scaccerebbe i diavoli e le streghe,
la Verbena, simbolo di pace e prosperità, guarirebbe dalle malattie,
l’Artemisia preserverebbe dai fulmini e dal malocchio,
l’Aglio, protettore per antonomasia, se raccolto prima dell’alba sarebbe un potente amuleto contro la stregoneria.
(come vedete c’è un uso preciso ed abbondante del “condizionale”)
La Menta veniva largamente utilizzata già da Egizi, Greci e Romani. Si diceva fosse in grado di mettere in fuga i serpenti, simbolo demoniaco della tradizione cristiana: per questo motivo si riteneva che proteggesse dall’oscurità e dal male e, per analogia con Giovanni, il santo asceta che visse nel deserto e che nei Vangeli fu quindi definito “vox clamantis in deserto”, ovvero “voce che grida nel deserto”, la menta è da sempre considerata un buon rimedio contro la perdita della voce.
Il Rosmarino era simbolo di immortalità presso Egizi e Romani, che lo utilizzavano nei riti funebri. Il suo profumo salino e rinvigorente ricorda la solennità dell’Incenso, non a caso veniva bruciato come pegno agli dei. Durante il Medioevo le sue virtù curative si sovrapposero agli usi sacri della pianta: si riteneva che fosse una panacea tonificante per l’organismo e protettiva contro le malattie. Si diceva che questa pianta contenesse l’anima della terra e che il suolo in cui affondava le proprie radici fosse sacro, tanto che Carlo Magno nell’ 812 impose con un editto di coltivarlo a tutti i contadini del regno. La tradizione vuole che il Rosmarino raccolto la notte di San Giovanni, se appeso fuori dalla porta, allontani diavoli e streghe dalla casa.
La Salvia deriva dal latino salvus: sano, salvo, guarito. Presso i Greci ed i Romani la Salvia godeva già della reputazione di pianta curativa, tanto da conferirle un valore quasi sacro: la mitologia racconta che Zeus, appena nato, fu allattato da una capra in un cespuglio di Salvia, il quale conferì al latte dell’animale un potere divino. In epoca Romana, questa pianta veniva consigliata non solo a chi soffriva di afflizioni dello spirito per fugare i propri demoni, ma anche alle donne, accertate le sue proprietà legate al ciclo mestruale e al concepimento. Salvia Salvatrix era il nome di cui l’aromatica godeva presso la Scuola salernitana di medicina: Cur moriatur homo, cui salvia crescit in horto? . “Perché dovrebbe morire l’uomo, quando la salvia cresce nel suo orto?” era un aforisma ricorrente. Un’usanza antica è quella di raccogliere qualche rametto all’alba del giorno di San Giovanni.
La Lavanda è associata alla virtù e alla purezza, e, di conseguenza, al Battesimo e a San Giovanni. La sua spiga è un amuleto contro le disgrazie e un talismano propiziatorio di fecondità. Nella tradizione viene utilizzata in sacchettini per profumare la biancheria e i corredi: questo utilizzo è associato anche alle proprietà equilibranti della Lavanda, che rafforza e dona serenità, lavorando in particolare sugli aspetti femminili. Infatti i corredi, che passavano assieme alle fanciulle dalla casa del padre a quella del marito, se profumati di Lavanda avrebbero aiutato la ragazza ad affrontare con maggiore serenità le responsabilità e i cambiamenti della nuova casa da costruire, favorendo la loro maturazione. Se raccolta la notte di San Giovanni e inserita nella biancheria e nei cassetti, proteggerebbe tutta la famiglia.
Con queste erbe, raccolte la notte tra il 23 e il 24 giugno e lasciate in immersione in un catino d’acqua fuori dalla porta di casa fino a mattina, veniva realizzata l’acqua di San Giovanni. Quest’acqua assumeva il potere di favorire la bellezza, allontanare le malattie e difendere dal malocchio.
Una notizia che farà rabbrividire la “femmina”, è che tutte queste erbe e derivati avevano lo scopo di allontanare le streghe, altro che far del bene alla “donna!
Nella mia raccolta ho abbondato di Iperico, l’unica erba che ha un riferimento tangibile e letterario con San Giovanni, anche per la mia stazza grossa (gli amici mi dicono grassa) e se non funziona darò la colpa che le erbe le ho raccolte oggi e non stanotte, ma sfido chiunque ad andare per i campi a buio pesto!
p.s le erbe elencate ci sono tutte, qualcuna è nascosta, ma c'è.