Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Autonomia differenziata: il cammino si complica
Quattro "saggi" si smarcano, si tratta degli ex presidenti della Corte Costituzionale Giuliano Amato e Franco Gallo, dell’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e dell’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini
Se si tratta di un sassolino, o di un macigno, o dell’anticipo di una frana, lo si vedrà presto. Di certo, martedì scorso un ostacolo si è stagliato sul percorso che dovrebbe portare all’approvazione del ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. Il Comitato, che deve definire i livelli essenziali di prestazione, i cosiddetti “lep” in vista dell’autonomia differenziata, “perde” quattro pezzi pregiati, in quanto figure di notevole peso istituzionale, anche se in modi diversi “riconducibili” al centrosinistra. Si tratta degli ex presidenti della Corte Costituzionale Giuliano Amato e Franco Gallo, dell’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e dell’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini, secondo i quali “non ci sono più le condizioni per una nostra partecipazione ai lavori del comitato”. I dubbi dei costituzionalisti sono, appunto, legati ai lep, cioè gli standard minimi di servizio pubblico che dovranno garantire che in tutto il Paese siano rispettati i “diritti civili e sociali” tutelati dalla Costituzione. I quattro dimissionari affermano, al tempo stesso, di non essere ostili al principio dell’autonomia differenziata, “perché - scrivono - restiamo pienamente consapevoli dell’importanza che avrebbe per il Paese una completa e corretta attuazione delle previsioni costituzionali”.
Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, pur dichiarandosi “stupito, sorpreso e rammaricato trattandosi, non solo di esperti, ma anche di amici ed ex colleghi con cui ho lavorato da decenni”, ha annunciato che il lavoro del comitato proseguirà spedito. Ma dalle opposizioni è partito un fuoco di fila contro il provvedimento, che la Lega sta difendendo a spada tratta.
In filigrana, emerge come centrale la questione dei “tempi”. Calderoli, e con lui tutta la Lega, ha fretta. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, più di ogni altro, attende di “portare a casa” il provvedimento, a cinque anni e mezzo dal referendum consultivo che sancì in modo plebiscitario il desiderio di autonomia dei cittadini veneti. Da altre forze politiche, non si nasconde la delicatezza della partita riguardante i lep. Si tratta di questioni complesse, che per essere dipanate hanno bisogno di tempo, oltre che di volontà politica.
La fretta è dettata anche dall’attuale contesto politico, che potrebbe mutare nei prossimi mesi, in prossimità delle elezioni europee. Poiché si voterà con il sistema proporzionale, soprattutto Lega e Fratelli d’Italia saranno costrette a “marcare” la loro proposta politica e questo potrebbe portare a turbolenze nella maggioranza.
A offrire un altro punto di vista per costruire un’autonomia su basi più solide (e, implicitamente, a prospettare tempi più lunghi), è il costituzionalista di area Pd, Stefano Ceccanti: “Una riforma del genere costituisce un patto politico tra schieramenti e tra territori. Non può che essere monitorata da una sede politica, perché coinvolge scelte eminentemente politiche, non solo e non tanto tecniche. Una sede tecnica può predisporre alternative, ma non decidere”. Il punto, prosegue Ceccanti, “è che la sede politica, ossia un Parlamento in grado di monitorarla, non c’è. Perché questo Parlamento, in assenza di un Senato delle Regioni, copre solo la dinamica tra schieramenti e non anche tra territori. Calderoli ha fatto un grave errore politico di cui non si è ancora reso conto: quello di non affrontare la riforma costituzionale della Seconda Camera e del Titolo Quinto, senza la quale l’autonomia non è gestibile. La maggioranza dovrebbe convincerlo a ripartire dal ristrutturare la casa, ossia da quella riforma costituzionale, perché aggiungere una sopraelevazione a un edificio pericolante non può portare da nessuna parte”.