Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Questo mese di luglio 2023 abbiamo l’onore di proporvi un approfondimento sul tema della nutrizione tramite l’intervista alla dottoressa Giuseppina D’Urso.
Come ti chiami?:
Giuseppina D’Urso
Come hai scelto questo indirizzo di Nutrizionista? e da quanto tempo? Sono nutrizionista dai primi anni 2000. Ho scelto questa professione perché ho sempre creduto che gli stili di vita sani abbiano un grande valore preventivo e di supporto alle terapie nel caso di patologia.
Come ne sei venuta a conoscenza di questa professione?
Me ne sono interessata sin dagli studi universitari, attraverso articoli scientifici e saggi dedicati all’argomento.
Cosa ti ha motivata per la scelta di questo tipo di attività?
La possibilità di aiutare le persone.
Il tuo essere donna ha influito in questa scelta?
Credo di sì, visto che iniziato la mia pratica affiancando una pediatra della città.
Sappiamo che è difficile ma ci vuoi dire in cosa consiste essere Nutrizionista?
Per me è accogliere, ascoltare, comprendere la persona che arriva alla mia attenzione, fare una valutazione dei suoi bisogni e del suo stato nutrizionale e poi stilare un piano alimentare personalizzato, elastico e sostenibile che, a seconda delle necessità, viene modificato e adattato, oltre che affiancato da un percorso di educazione alimentare.
Che differenza c’è tra dietista, dietologa e nutrizionista?
Dietista: professionista sanitaria con laurea triennale, competente in materia di alimentazione e nutrizione.
Dietologa: medico laureato in Medicina e Chirurgia e specialista in Scienze dell’alimentazione.
Nutrizionista: professionista sanitario laureato in medicina o in biologia, oppure (con DM 16.03.07), in Scienze della Nutrizione Umana.
Dove e come nasce questa professione?
Questa è la storia dei biologi nutrizionisti:https://www.abni.it/abni/il-biologo-nutrizionista-e-la-legge.html
Che formazione hai intrapreso per esercitare?
Mi sono laureata in Scienze Biologiche, ho conseguito la specializzazione in Patologia Clinica, un perfezionamento in Patologia Molecolare e due master in materia di alimentazione e nutrizione umana, l’ultimo dei quali in Disturbi alimentari in età evolutiva. Tuttavia, per fare la biologa nutrizionista è sufficiente la laurea in Scienze Biologiche o in scienze della Nutrizione Umana.
Che tipo di attestato è necessario in Italia per svolgere la professione di nutrizionista?
La laurea in Medicina o in Scienze Biologiche o in Scienze della Nutrizione Umana; nel caso di libera professione è necessario l’esame di abilitazione. Inoltre, l’iscrizione ai rispettivi Ordini professionali ed enti previdenziali.
Nella formazione eravate presenti egualmente donne e uomini o no?
In genere, nei gruppi di cui ho fatto parte durante gli anni di formazione, c’era una preponderanza femminile.
Tra chi formava e chi apprendeva c’era una diseguaglianza numerica tra i due generi e se sì perché secondo te.
Non mi pare.
Quale approccio hai con le persone che si rivolgono a te?
La mia è una professione sanitaria e come tale ha l’obiettivo di promuovere, mantenere o contribuire a raggiungere lo stato di salute attraverso l’educazione alimentare, i piani alimentari e il supporto nutrizionale ad eventuali terapie. Pertanto, trattandosi di “maneggiare” con cura, delicatezza e rispetto la salute altrui, il mio approccio non può che essere accogliente, sempre in ascolto.
E loro con che criterio si avvicinano a te?
In genere, con l’atteggiamento fiducioso di chi ha bisogno di essere supportato.
E diverso il modo in cui le persone si avvicinano a te se sono uomini o donne?
In passato, sì, lo è stato, nel senso che notavo (nella mia statistica di piccola professionista) una maggiore attenzione da parte delle donne; negli ultimi anni le cose sono cambiate: anche gli uomini sono più attenti e motivati a trovare un equilibrio nutrizionale.
Quale è la principale necessità per cui le persone si rivolgono a te?
La richiesta più frequente è quella di essere supportati in stati patologici diagnosticati dal medico, oppure perdere peso in ottica preventiva. Dopo la pandemia sono aumentate a dismisura le richieste di supporto in casi di disturbi alimentari in età evolutiva.
Quali dipendenze trovi più frequenti nella vita alimentare delle persone? Più che di dipendenze, parlerei di cattive abitudini. La più frequente è la destrutturazione dell’alimentazione quotidiana (salto dei pasti, consumo rapido e disordinato di cibo industriale). Questo porta molto spesso a piccole compulsioni che riguardano in genere cibi ricchi di grassi e zuccheri.
Il benessere economico secondo te è una delle cause dei problemi alimentari?
Secondo me il benessere economico è una delle cause di maggiore accesso a servizi come il delivery, la ristorazione, le degustazioni, il turismo eno-gastronomico. Questo non genera necessariamente e in tutti i casi problemi alimentari. Mentre nelle famiglie più economicamente svantaggiate si assiste a un maggiore consumo di cibo industriale, spesso precotto, pronto da portare in tavola. Queste abitudini generano con maggiore probabilità problemi di salute legati all’alimentazione.
Che influenza hanno i cibi palatabili?
I cibi particolarmente palatabili, soprattutto quelli industriali, spesso modificano le nostre preferenze, portandoci alla ricerca di soddisfazione del gusto e alzando la soglia di assaporamento. Palatabile è un termine secondo te conosciuto? Se ti riferisci alla popolazione generale, direi che in passato era sicuramente meno conosciuto di adesso.
L’ansia e l’insoddisfazione può essere una delle cause di una alimentazione molto scorretta?
Direi di sì. Lo è tutto quello che scardina le buone abitudini e che mette in “allarme” il nostro organismo.
Suggerisci strategie per cambiare il proprio stile alimentare alle persone? Una delle attività che ritengo più importanti, al di là del piano alimentare, è proprio l’acquisizione di nuovi strumenti che consentano la sostituzione delle cattive abitudini con le buone pratiche; in questo modo il percorso nutrizionale non è solo osservare la dieta (che peraltro, etimologicamente, significa stile di vita quotidiano), ma acquisire un nuovo modello alimentare, sano elastico e sostenibile, che accompagni ogni giorno, per il resto dell’esistenza.
Consideri il corpo, l’identità, il carattere e la personalità della persona prima di proporre un regime alimentare?
Non riuscirei a fare altrimenti: mangiare è un’attività che ci accompagna ogni giorno per tutta la vita. Un piano alimentare (non lo chiamerei regime) deve necessariamente considerare l’individuo e il suo io biologico.
Capisci subito quali pazienti porteranno a buon termine il percorso nutrizionale?
L’esperienza mi dà una mano, ma a volte resto piacevolmente sorpresa.
Fai fare degli esami clinici che ti aiutino nella diagnosi?
Essendo biologa non posso prescrivere analisi e test, mi limito a leggere i referti che eventualmente mi vengono portati in studio e a prenderne atto. Tuttavia, ho l’abitudine di confrontarmi con i medici di base o gli specialisti qualora quella persona arrivi con una diagnosi e/o una terapia.
Fai seguire un diario alimentare?
Non sempre, dipende molto da caso a caso e, a volte, dalla fase di uno stesso percorso.
Quali emozioni per la tua esperienza rendono più vulnerabili le persone tanto da entrare in dipendenze da cibo?
Generalizzare è sempre una brutta abitudine, se si parla di emozioni ancora di più. Ma, giusto per rispondere, il più delle volte è ansia da prestazione; che poi si tratti di prestazioni lavorative, familiari, estetiche, ecc., è un dettaglio. La spinta verso gli standard prestazionali è altissima in tutti gli ambiti e a tutte le età.
Gli attuali studi sulla genetica cosa ci dicono a proposito della predisposizione ai disturbi dell’alimentazione?
I disturbi della condotta alimentare hanno eziologia multifattoriale, cioè sono determinati da molte variabili nessuna delle quali da sola è in grado di scatenare la malattia. La predisposizione genetica è una di queste variabili, sebbene non sia ancora ben noto in suo ruolo esatto nell’esordio e nel decorso del disturbo.
Per quali disfunzioni o vere patologie per tua esperienza la guida Nutrizionista ha buoni risultati o è addirittura indispensabile? L’alimentazione sana è importante sia in ottica preventiva che di supporto in eventuali patologie. Direi quindi che si tratta in ogni caso di uno strumento prezioso e molto efficace.
Oggi pratichi all’interno di una Associazione o uno Studio, oppure non sei legata a nessun gruppo?
Ho un mio studio privato a Pisa in cui, oltre a seguire le persone attraverso percorsi nutrizionali personalizzati, cerco di ampliare l’offerta di servizi attraverso lavori di gruppo (ad esempio, attualmente sto gestendo e coordinando un gruppo di lavoro sulla gestione del peso), laboratori di educazione alimentare per bambini e adolescenti, gruppi di lettura a tema (il primo incontro si è occupato di autismo e selettività alimentare, questa settimana invece il gruppo di lettura verterà su un testo dedicato all’influenza dei social media sull’esordio dei disturbi alimentari), seminari, sportelli di orientamento nutrizionale, piani alimentari per ristorazione collettiva. Dal settembre 2022, inoltre, coordino un gruppo che si occupa di Disturbi Alimentari Precoci (prevenzione, diagnosi e trattamento) con la collaborazione del centro Il Colibrì. Il team è composto, oltre che da me, da psicoterapeute, neuropsichiatra infantile, logopediste e psicomotriciste. Tuttavia, da caso a caso, collaboriamo e ci confrontiamo con professionisti e strutture esterne, sia pubbliche che private.
Sei in contatto con altre donne che esercitano come te la professione di Nutrizionista che praticano da queste parti per confrontare le vostre esperienze?
Sono in contatto con brave colleghe soprattutto su Lucca, città nella quale in passato ho lavorato in un centro specialistico.
La figura della professione di Nutrizionista è attualmente inserita in ospedali, scuole, mense ecc..?
Negli ospedali, sì, anche se non mi risulta che sia una presenza così diffusa nei reparti e nei dipartimenti. Le mense meritano un discorso a parte: per la mia esperienza, la nutrizionista viene chiamata per stilare menù e, più raramente, per fare educazione alimentare. Molto spesso, invece, l’azienda che produce i pasti ha già un professionista di riferimento, in genere dietista.
Le persone che si rivolgono a te sono egualmente donne e uomini?
Fino a qualche anno fa c’era una predominanza di donne; ultimamente l’accesso allo studio da parte degli uomini è notevolmente aumentata, anche se, per quanto mi riguarda, le donne sono ancora sovrannumerarie.
Esiste una fascia di età per cui le tue cure sono più richieste?
Prima della pandemia, ricevevo più richieste dagli adulti, soprattutto donne e uomini sopra i 45-50 anni. Adesso, purtroppo, registro l’aumento di richieste da parte di genitori per i loro figli e le loro figlie. La fascia d’età, in questi casi, è ampia: da bambine e bambini in svezzamento ad adolescenti di 16-18 anni. Anche fra i giovani adulti, c’è una maggiore richiesta.
Che spazio ha nella tua vita questa attività? è occasionale? è continua? È la mia prima attività professionale, quella a cui dedico gran parte della giornata.
Per te è sempre un lavoro o a volte è anche volontariato?
È fondamentalmente un lavoro con retribuzione, anche se molto spesso apro il mio studio ad attività gratuite (ad. esempio il gruppo di lettura o i laboratori per bambini).
Quanti incontri in genere sono previsti per un miglioramento di disfunzioni alimentari?
È difficile e poco professionale fare previsioni di questo tipo: ogni percorso è a sé perché ogni persona (con la sua genetica, i suoi problemi e i suoi ritmi) è a sé.
Per la tua esperienza in cosa si trova maggior vantaggio praticando una buona nutrizione?
Il cibo è fondamentale, Ippocrate di Kos lo chiamava “medicina” la prima “medicima” per l’essere umano. Per rispondere alla tua domanda: il vantaggio più grande è che attraverso un’alimentazione sana e adeguata (a quella persona, in quel dato contesto, con quel dato stato di salute) è possibile rispondere alle esigenze dell’organismo e correggere eventuali “errori” in modo naturale.
Per accompagnare le persone è importante fare un percorso di un lungo periodo oppure si possono richiedere delle consulenze ogni tanto? Dipende molto dal motivo per cui si richiede l’aiuto del nutrizionista e dal livello di consapevolezza alimentare della persona che ne fa richiesta. Faccio un esempio: proprio stamattina ho consigliato a una signora con diagnosi malattia intestinale autoimmune che ho seguito nel 2022 di vederci due, massimo tre volte l’anno. La signora ha fatto un percorso intensivo nei primi tre mesi; da adesso in poi ritengo abbia sufficienti strumenti di autogestione del suo cibo, pertanto è superfluo continuare a vederla ogni due settimane.
Ritieni che il tuo essere donna renda particolare l’applicazione di questa cura?
In generale, credo che l’approccio al paziente dipenda molto dal modo che ognuno ha non solo di vivere la professione, ma anche di stare al mondo insieme agli altri. In particolare, per ciò che mi riguarda, ho sempre avuto una grande attenzione alla salute della donna, in tutte le sue fasi. Ma non so se questo sia dovuto al fatto di essere donna a mia volta.
Se sì, perché?
Forse perché credo che la donna nella nostra società abbia dei ruoli fondamentali, sia nella famiglia che nella comunità.
Le disfunzioni alimentare che incontri sono dovute oltre al nutrirsi male a nutrirsi troppo o troppo poco?
Nella maggior parte dei casi si tratta di malnutrizione per eccesso e di alimentazione qualitativamente inadeguata. Poi ci sono i disturbi restrittivi della condotta alimentare, ma questo è un capitolo a parte.
Per tua esperienza quali problemi hai visto risolversi con la nutrizione corretta nella tua vita e in quella delle persone che hai seguito nel tempo?
Nella mia vita, ho l’abitudine di fare prevenzione ogni giorno senza per questo rinunciare alla convivialità e al buon cibo. Laddove per buon cibo intendo cibo di buona qualità. Per quanto riguarda la mia attività professionale, i problemi metabolici (iperglicemia, ipercolesterolemia, ipertensione, ipertrigliceridemia, sovrappeso e obesità) sono quelli che con maggiore probabilità possono avere un buon esito grazie alla riabilitazione nutrizionale (e all’attività fisica). Un’altra categoria di patologie che risponde molto bene alla riabilitazione nutrizionale è quella delle patologie su base infiammatoria (autoimmuni, osteo-articolari, intestinali).
Usi collaborare anche con altri tipi di professionisti o specialisti?
La ritengo una parte fondamentale del lavoro: cerco sempre di mettermi in contatto con chi ha fatto diagnosi è prescritto delle analisi; oppure con chi segue quella persona dal punto di vista psicologico, psichiatrico, osteopatico, ecc. Credo molto nella collaborazione fra professionisti della salute.
Come arrivano a te le persone?Da i medici di famiglia, da persone che già hanno fatta questa esperienza, da un passaparola tra amiche, dalla pubblicità o in che altro modo?
Attraverso tutte queste modalità.
Ti sembra che il valore di una corretta nutrizione si stia diffondendo da noi o no?
Molto più che un tempo. Spesso ricevo persone che decidono autonomamente di imparare a mangiare in modo più sano e adeguato alla loro età e alle loro esigenze.
Hai pubblicato libri su questo tema?
Alcuni, ecco i riferimenti: - come coautrice, Mangiando in allegria. Mangiare sano e inquinare meno, proviamo?, Felici Editore - Spunti di nutrizione ed altro. MdS editore - Ti racconto la terra. ETS - Conosci il tuo cibo. ETS - Il cibo dell’accudimento. MdS editore
Curo il blog di alimentazione e nutrizione, dal titolo Pane e parole (www.giusidurso.com)
Ti sembra utile il lavoro che stiamo facendo su Spazio Donna con queste interviste, se lo conosci.
Mi sembra un lavoro divulgativo molto importante e vi ringrazio.
Hai da aggiungere altri tipi di cure alternative all’elenco che ti accludiamo? Puoi indicarci operatrici o dottoresse che conosci e che potremmo intervistare?
Collaboro molto e in modo costruttivo con alcune psicoterapeutiche, psicologhe e l’osteopata della città. L’osteopatia è preziosa nel trattamento di alcuni disturbi gastro intestinali e in quelli osteo-articolari.
Hai da aggiungere qualcosa di cui ancora non abbiamo parlato?
puoi suggerirci in rete o su wikipedia pagine che ti sembrino ben fatte? Tralasciando wikipedia, segnalo i seguenti siti: Ministero della salute, https://www.uslumbria1.it/struttura/centri-disturbi-comportamento-alimentare-dca/, http://www.siedp.it/, http://sinu.it/
Ringraziamo con gratitudine la dottoressa D’Urso che in modo esaustivo ha risposto a tutte le nostre richieste e curiosità.
La Redazione di Spazio Donna