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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Francesco Cundari
Scuse disumane Quei pacifisti passivo-aggressivi convinti che sia giusto aiutare l’aggredito, ma non troppo

14/7/2023 - 12:06

Scuse disumane

Quei pacifisti passivo-aggressivi convinti che sia giusto aiutare l’aggredito, ma non troppo

Per alcuni, la guerra in Ucraina non ci riguarda perché tanto siamo al sicuro, ma il motivo per cui noi siamo al sicuro è proprio l’appartenenza a quell’Alleanza atlantica che loro vorrebbero negare agli ucraini

Come sanno bene i paesi baltici che hanno ospitato l’ultimo vertice Nato, non siamo noi che ci stiamo sacrificando per gli ucraini, con gli aiuti militari o sostenendo il prezzo dei rincari energetici; sono loro che si stanno sacrificando per noi. Sono loro che nel difendere se stessi difendono anche i nostri confini, a un prezzo ben più alto delle bollette. Questa elementare verità è stata ricordata di recente dal presidente della Lettonia (e da Nicholas Kristof sul New York Times), ma in Italia, per varie ragioni, tutte ignobili, fa una particolare fatica ad affermarsi.

Il guaio è che da noi non ci sono solo i famigerati Putinversteher, neologismo nato in Germania per indicare gli opinionisti più comprensivi nei confronti dell’autocrate russo (letteralmente: «capitori di Putin»). O quanto meno, all’interno di quest’ampia e fin troppo blanda definizione, a onta delle ridicole polemiche suscitate a suo tempo, andrebbero distinte molte e diverse sfumature.

Per pigrizia e perché obiettivamente saltano subito all’occhio, il più delle volte tendiamo infatti a concentrarci su quelli che chiamerei i Lumpenputiniani, quei pittoreschi personaggi da talk show che hanno trasferito alla politica internazionale, e alle reti televisive nazionali, lo stile inconfondibile delle trasmissioni calcistiche di certe tv locali, con l’esperto di turno sempre pronto ad annunciare nuove clamorose rivelazioni e nuove folgoranti profezie.

Dietro di loro viene la sfilza dei pacifisti passivo-aggressivi, quelli che dopo aver ripetuto di non contestare minimamente la distinzione tra aggressore e aggredito, denunciano in vario modo «l’entusiasmo» con cui la Nato, l’America e l’Europa starebbero alimentando la guerra, invece di lavorare a una soluzione diplomatica. Due affermazioni che possono essere fatte dalla stessa persona solo in completa malafede, o almeno in condizioni di ubriachezza molesta. Perché, insomma, delle due l’una: o siamo d’accordo che la guerra la sta facendo l’aggressore, cioè la Russia, e dunque l’entusiasmo o la furia «bellicista» andranno cercati lì; oppure, gratta gratta, si torna sempre all’idea che non ci siano affatto un aggressore e un aggredito, che le cose siano, al solito, «più complesse», vale a dire che in un modo o nell’altro sia l’Ucraina ad avere intorbidato l’acqua del ruscello a cui Vladimir Putin si stava innocentemente abbeverando. Se siamo d’accordo che ci sono un aggredito e un aggressore, rimproverare qualcuno di soccorrere l’aggredito con troppo entusiasmo è con ogni evidenza un’assurdità.

Per i pacifisti passivo-aggressivi, insomma, non è affatto vero che gli ucraini si stiano sacrificando per noi, siamo noi che ci stiamo sacrificando per loro, e stiamo anche un po’ esagerando. Le ragioni, se così vogliamo chiamarle (l’italiano vorrebbe che utilizzassimo il più preciso termine «pretesti», ma non sottilizziamo), sono sostanzialmente due. Da un lato il fatto che l’aggressione di Putin sarebbe stata provocata dall’allargamento della Nato e dal desiderio dell’Ucraina di farne parte, che giudicano come un capriccio irresponsabile; dall’altro il fatto che in ogni caso la Russia, per noi italiani, non costituirebbe affatto una minaccia, indipendentemente dall’andamento del conflitto.
Il primo argomento è irricevibile, perché equivale a sostenere la sovranità limitata delle repubbliche ex sovietiche, come fossimo ancora ai tempi dell’Urss, del Muro di Berlino e del Patto di Varsavia (e se davvero fossimo ancora a quei tempi, allora non si vede perché la stessa logica non dovrebbe valere per tutta l’Europa dell’Est, a cominciare proprio dalla Polonia; e in tal caso, come negare che gli ucraini stiano effettivamente difendendo i confini dell’Europa?). Il secondo argomento può invece essere legittimamente sostenuto, a condizione però di esplicitare il motivo fondamentale per cui la Russia per noi non sarebbe comunque una minaccia, e cioè che noi nella Nato ci siamo già.

E dunque, è così difficile capire il desiderio di entrare nell’Alleanza atlantica maturato in qualunque paese si trovi a tiro?





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