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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Lucca, 21 luglio
Sandro Ivo Bartoli suona il Secondo Concerto di Rachmaninov all'Auditorium del Suffragio di Lucca

20/7/2023 - 12:07


Venerdì 21 luglio alle ore 21 Sandro Ivo Bartoli suona il Secondo Concerto di Rachmaninov all'Auditorium del Suffragio di Lucca con l'Orchestra del Conservatorio “Boccherini” diretta da GianPaolo Mazzoli.

 

Ingresso gratuito su prenotazione presso Eventbrite a questo link: 

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-a-rachmaninov-celebration-668801532387

 

Nell'occasione pubblichiamo l'intervista di Daniela Bertini al maestro.

 

A volte succedono dei piccoli miracoli: in una afosa mattina di metà luglio parcheggi l'auto accanto ad un edificio che è il teatro del tuo paese, magari stai andando al bar lì accanto per un caffè con gli amici, oppure ti stai preparando a fare la tua abituale camminata lungo l’argine quando all’improvviso qualcosa ti colpisce.

I tuoi gesti, i tuoi pensieri, le tue intenzioni si fermano: sei lì, immobile ma in tensione, in ascolto.Il cuore sembra camminare a un ritmo diverso, in quell’attimo.Come se tante piccole farfalle ti solleticassero l’orecchio, eccole che tornano, le note che avevi appena percepito! In successione, morbide, decise, veloci, lente e allora sollevi lo sguardo e capisci che provengono dalla pancia del teatro, volando fuori, verso di te, dalle tre finestre aperte sul mondo, spalancate e invitanti.

Non conosci la melodia, o forse sì, la ri-conosci, è un suono di pianoforte,  ti sembra di averla sentita altre volte ma ora è diverso: è lì, sembra prendere corpo a pochi metri da te.

E come ammaliato da questo tappeto di note ti lasci catturare ed entri, si, perché la porta del teatro è aperta, come nei sogni, e appena gli occhi si abituano al buio continui a seguire il suono del pianoforte.

E lo vedi. Anzi, li vedi: un maestoso pianoforte a coda ed un pianista, che sembrano un corpo solo, lì, al centro del palco.Raggiungi una poltroncina della prima fila, ti siedi e ascolti in silenzio per non rompere l’incantesimo: musica, tasti bianchi e tasti neri, dita che ballano, corrono, accarezzano la tastiera, martelletti che saltellano e mille note che si rincorrono vibranti.

Una magia.…

Questo può esservi successo se, dai primi di luglio ad oggi, siete capitati nei dintorni del nostro teatro Rossini.

Sveliamo l’arcano: il pianista che lo sta facendo vibrare di intense note delle composizioni di  Rachmaninov, in questi giorni, dopo il suo apprezzato concerto dello scorso 7 luglio, è il Maestro Sandro Ivo Bartoli.Bartoli, acclamato dalla stampa tedesca come «uno dei più importanti musicisti usciti dall'Italia negli ultimi trent'anni».

Bartoli si è praticamente auto recluso  (prigione dorata, la sua?) nel teatro Rossini con il suo “pianoforte tornato a vita’’ per preparare un importante concerto, “A Rachmaninov celebration", che  si svolgerà a Lucca venerdi 21 Luglio in occasione dei 150 anni dalla nascita del grande musicista e compositore di origine russa, nell’auditorium del Conservatorio L. Boccherini, con l'imperdibile 𝘊𝘰𝘯𝘤𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘰𝘧𝘰𝘳𝘵𝘦 𝘦 𝘰𝘳𝘤𝘩𝘦𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘯. 2 𝘪𝘯 𝘥𝘰 𝘮𝘪𝘯𝘰𝘳𝘦, 𝘖𝘱. 18.

Il concerto vedrà Bartoli, insieme all’Orchestra del Conservatorio, diretti dal Maestro  GianPaolo Mazzoli.

In questa calura, armato di spartiti, acqua e cappello (per le pause -poche- all’aperto) Sandro Ivo Bartoli ha trovato nel Teatro Rossini un alleato silenzioso e disponibile per le sue lunghe giornate di studio.

E io, che al teatro Rossini mi affaccio spesso, in una di queste pause che si concede l’ho strappato alla sua musica per qualche domanda…

 

Maestro, come è nata l’idea di questo concerto? 

«Pare una fiaba! Poco più d'un anno fa, mia moglie Debra (che è violinista) ricevette un invito a suonare con l'orchestra del Conservatorio Boccherini di Lucca.

Vede, una vita fa io al “Boccherini” ho studiato, e prima che la vita mi portasse altrove ebbi modo di conoscere bene quella istituzione.

O, almeno, così credevo.

Non mi ricordavo di una “Orchestra del Boccherini”.

Incuriosito, andai a sentire il concerto: facevano, neanche a dirlo, il poema sinfonico Shehrazade di Rimsky-Korsakoff: le mille e una notte! Ne rimasi folgorato: un'orchestra bellissima, che suonava con trasporto e precisione.

Allora andai dal Direttore del Conservatorio, il Maestro GianPaolo Mazzoli, per congratularmi con lui e dirgli, a cuore aperto, che 'ai miei tempi' una cosa del genere sarebbe stata impensabile.

Aggiunsi anche che, se vi fosse stata l'occasione, sarei stato ben lieto di collaborare con loro. Quest'anno ricorre l'anniversario di Rachmaninov e... ecco l'occasione!» 

 

Si ricorda la sua prima volta con una orchestra? 

«Diàmine! Una grande emozione.

Ma, cosa vuole, si cresce, si cambia, e quelle cose ci appaiono come cartoline sbiadite.

Debuttai con il Concerto “Jeunehomme” di Mozart, e se tornassi indietro non lo farei più: troppo complesso per un ragazzino!»

 

Ci racconta come avviene l’incontro tra un pianista solista e una orchestra, come in questo imminente e impegnativo concerto? Come ci si prepara, oltre che singolarmente, quanto e come si deve lavorare insieme per costruire l’intesa che, immagino, sia necessaria?

«Dipende dal concerto e dai collaboratori. Il “Secondo” di Rachmaninov è particolarmente complesso, è un pezzo in cui ognuno, ogni singolo orchestrale, ha da suonare parti importanti di continuo.

Quasi una “sinfonia” con un pianoforte obbligato, che lo rende un'assoluta meraviglia ma che, dall'altra parte, richiede un grande impegno.

Oltretutto, ci sono magnifici passi “a solo” del flauto, del corno, del fagotto, del clarinetto; un grande “concerto”, appunto.

Sicché diventa necessario un lavoro di vera e propria “collaborazione”, dapprima con il direttore – con il quale bisogna prima intendersi su ogni piccolo dettaglio – e poi con l'orchestra, passo dopo passo, per far sì che ognuno – solista incluso – sappia per bene la “geografia” del pezzo.

È un lavoro faticoso, e lento, ma quando lo si fa con coscienza dà frutti meravigliosi.

A Lucca, con il Maestro Mazzoli, sarò tra quattro guanciali (è bravissimo!).

Di dormire, però, non se ne parla: troppe note da suonare!»

 

Il pianoforte è stato il primo strumento a cui si è avvicinato con lo studio?  Come accade che ci si innamora di un pianoforte? 

«Mia nonna era figlia di un musicista (Senofonte Prato, il fondatore della filarmonica di Vecchiano che oggi porta il medesimo nome) e naturalmente voleva che i nipotini s'avvicinassero alla musica.

Sicché in casa c'era un pianoforte.

Quando ero bambino, però, m'interessavo più a saltare i fossi che a studiare. Fu solo quando avevo dodici anni , dietro minacce della mia mamma che paventava di venderlo, che mi avvicinai al pianoforte.

E fu un colpo di fulmine: trovai un amico per la vita.»

 

Come affronta lo studio di una partitura? E per questo concerto in cui la scrittura solistica è stata definita ‘ ai limiti delle possibilità esecutive’? Usa sempre lo stesso metodo o cambia in base al compositore, al periodo, alla tipologia di composizione…?

  «Oggi va di moda dire 'artista', ma chi fa il mio mestiere è prima di tutto un 'artigiano':  bisogna 'arrotare i ferri', ossia tenere la tecnica in perfetta forma.

Poi, piano piano, s'imparano le note: un lavoro anche divertente ma poco più d'un rito di passaggio (se non si sanno mettere insieme le note, non si va da nessuna parte)!

Poi, sempre piano piano, si cerca di dare a quelle note un senso, una forma, una fisionomia che le renda chiare e affascinanti per chi le ascolterà.

E qui casca l'asino, perché le possibilità sono infinite, le scelte ardue, la responsabilità grandissima. Con l'esperienza s'impara a districare con più disinvoltura il groviglio di incognite, ma rimane sempre un lavoro rischioso ai limiti dell'incoscienza: chi sono io di fronte a Mozart, a Rachmaninov, a Beethoven, a Bach?

Nessuno, ovviamente. Solo un artigiano che cerca di ricreare i loro capolavori con onestà e sincerità. Non c'è altro da fare, credo.»   

 

E chi siamo noi, di fronte ad un pianista-artigiano che ci incanta con la sua musica ? Dei privilegiati, perciò ci predisponiamo all’ascolto di questa meraviglia con questa consapevolezza.

Grazie, Maestro, la lascio tornare ai suoi tasti e al suo incanto.     

DB  

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