Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
El deshielo Il sostegno all’Ucraina del presidente cileno è anche una spaccatura generazionale a sinistra
Gabriel Boric si schiera con chiarezza nel conflitto russo-ucraino. Superando gli schemi della guerra fredda e dimostrando che si possono condannare le azioni di Putin senza essere a destra, la sua posizione rappresenta una prospettiva multilaterale e un passo avanti rispetto a passato del suo schieramento politico
Ad avercene, di Gabriel Boric Font. Ad avercene, cioè, di giovani capi di governo di sinistra che quando si parla di Ucraina non hanno dubbi su quale sia la parte dove deve stare chiunque abbia a cuore la democrazia e lo stato di diritto. A ben vedere, ne abbiamo, di figure à la Boric. Pensiamo a Pedro Sánchez, anche lui capo di governo di sinistra, non ascrivibile anagraficamente a un vetero-qualcosa, e senza ignavie o reticenze sul sostegno a Kyjiv. «Oggi è l’Ucraina, ma domani potrebbe toccare a ognuno di noi», ha detto Boric a Bruxelles, al vertice UE-America Latina, aggiungendo che «quello che sta accadendo è un’inaccettabile guerra di aggressione imperialista che viola il diritto internazionale». Non una semplice dichiarazione di solidarietà, ma una palese scelta di campo, una cesura con una certa narrazione del conflitto che ha talvolta trovato spazio a sinistra, soprattutto in Italia.
Boric è presidente di un Paese, il Cile, oppresso per anni da una dittatura fascista supportata dagli Stati Uniti, e ha le sue origini politiche nelle forze che traggono la propria identità nell’opposizione a quel regime (e a chi lo sosteneva). E se uno con questo profilo dice parole così nette e lucide su Kyjiv non è tanto per una mossa di posizionamento, quanto soprattutto per la presa d’atto che la questione ucraina rientra tra i conflitti del mondo nuovo e del multilateralismo, e non può essere letta con gli schemi della guerra fredda, a tratti rassicuranti ma vecchi e inefficaci. Qualcosa di simile a quello avvenuto, all’indomani dell’invasione, tra il Partito democratico di Letta, fermo nell’opposizione al putinismo, e l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), ondivago e con lo sguardo a cinquant’anni fa.
Se vuoi guardare il conflitto nella prospettiva adeguata, devi abbandonare la chiave di lettura Usa-Urss, anche se vieni dal Paese di Pinochet: questo sembra dire Boric, tra le righe. Una consapevolezza che presuppone (anche) uno scontro generazionale, a sinistra. Non a caso, alle parole di Boric hanno fatto seguito quelle del presidente brasiliano Lula (stessa famiglia, generazioni diverse), che ha attribuito le dichiarazioni del cileno a una sorta di ansia di chiudere il vertice a Bruxelles con una posizione comune. Fin troppo facile scorgere il paternalismo del vecchio che accusa di emotività il giovane.
Boric è il fenomeno più evidente, a sinistra, di una differenza anagrafica che diventa diversità di modelli di classe dirigente, dove i vecchi guardano all’Ucraina con in testa la contrapposizione Nato-Varsavia ormai consolidata nel loro sguardo sul mondo, mentre i giovani sono più lucidi nell’inquadrare la vicenda in un nuovo contesto globale e in un sistema valoriale in cui – incredibile! – si può stare con Kyjiv senza per questo sposare ogni singolo atto statunitense dal 1776 a oggi (cosa che non fanno nemmeno gli stessi presidente americani). Anzi, si può persino stare con Kyjiv senza guardare esclusivamente agli Stati Uniti (e in questo senso la scelta di Boric di pronunciare quelle parole a Bruxelles ha un significato profondissimo, altro che ansia).
Lontani dai vecchi tromboni a la Pagliarulo e dai vili vaneggiamenti dell’Anpi, i Boric e i Sanchez sono qui a dimostrarci che si può essere di sinistra senza cedere al giustificazionismo verso Putin, anzi, che si è di sinistra proprio perché non si cede ad esso; che si può essere di sinistra senza leggere ogni questione globale in contrapposizione agli Stati Uniti; che si può cantare “Bella Ciao” e ammonire sul fascismo e sull’imperialismo solo se, poi, i fascisti e l’imperialismo li si riconosce davvero, quando arrivano.