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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Sempre "di là"!

29/7/2023 - 16:22

Continuiamo con le vedute di Migliarino di là e ammiriamo il fasto della villa e degli edifici a lei legati.

Mi è molto difficile pensare che sia interessante parlare della cartolina e della sua affrancatura, colore e destinazione, cose noiosette alquanto, e questa sarà l’ultima volta che le affiancherò alla foto.
Avrete tutti notato che lo spazio da riempire con le immagini è composto di quattro caselle in successione e a me, e credo anche ad altri, non piace “sciupare spazio” quindi arriverò al numero otto senza commenti nelle ultime tre.


La Villa. (1)
Il pittore della precedente cartolina (4 ottobre 1935) si diletta, il giorno seguente (5 ottobre 1935, date visibili sotto la firma), a riprendere la Villa da una diversa angolazione.
Cartolina viaggiata il 25 dicembre 1937 da Viareggio. Stessa affrancatura e stesso colore della precedente.
L’albero in primo piano è di pura fantasia, non potendosi pensare che i Salviati mantenessero una pianta secca nel curatissimo prato.

 

La villa


È deserta. Le imposte
chiuse come occhi ciechi,
sbarran la strada agli echi
de la vita; nascoste
ne gli oscuri ambulacri
dormono le memorie,
de le lontane istorie
restano i simulacri.
Su la torre merlata
immota la campana
guarda la via lontana
in fondo a la vallata.
Non un sussurro vola
entro la muta casa;
da l’abbandono invasa
s’erge sinistra e sola,
e l’ombra del mistero
come un serpente striscia
su la parete liscia
del turrito maniero.
Ella è partita e il vento
non bacia più le chiome,
non dice più il suo nome
al vespro sonnolento.
                                                                
La Fattoria dei Duchi. (2)

 
In primo piano si notano i mucchi di ghiaia che serviranno per la costruzione della massicciata della Via Aurelia e, in primissimo piano, un terminetto di pietra usato dall’Amministrazione Salviati per delimitare le strade o le proprietà della Casa.
Viaggiata il 23 febbraio 1908 da Pisa. Affrancata con 5 centesimi verde V. Emanuele III°. Colore crema. Stampata per conto Baroncini A.
L’albero (platano) di fronte alla fattoria è già in discrete forme (dieci-quindici anni almeno) e quindi si possono datare i platani che sono tuttora nel cortile, fratelli di quelli piantati davanti alla chiesa.
Un secolo abbondante.
 
La Chiesa della Tenuta Salviati. (3)

 
Non viaggiata.
Essendo questa cartolina parte di un grandissimo repertorio numerato di vedute toscane, di proprietà esclusiva Oreste Scarlatti di Pisa, ed il numero identificativo in oggetto (373) è prossimo a quello della veduta del ponte sul Serchio (376) timbrata 1908, si può datare anch’essa ai primi anni del 1900.
Le cartoline Scarlatti hanno tutte lo stesso colore seppia, lo stesso carattere nella descrizione dell’immagine, lo stesso spazio chiaro in basso per i saluti o le comunicazioni, ma usato a volte per l’apposizione del francobollo, e la numerazione progressiva.
Avendo trovate molte foto paesaggistiche scattate dai famosi fratelli Alinari del tutto simili a quelle Scarlatti, penso che questi ultimi abbiano commissionato ai fotografi fiorentini le loro cartoline.
La chiesa di Migliarino è stata fatta ampliare, restaurare e in parte ricostruire, dal duca Scipione, per desiderio della madre Adele de la Rochefocauld, nel 1879, su un vecchissimo oratorio dedicato a San Ranieri, al quale poi è stata dedicata.
 
Al tempio
 
Grave spandeasi su per le navate
come cosa di cielo un’armonia,
e la luce piovea da le vetrate
pallida e smorta di malinconia.
 
Su per le azzurre volte istoriate
dai fumanti turiboli salia
una nube d’incenso, e de le usate
preci s’udia la monotonia.
 
Io guardavo l’immagine sparuta
d’un Cristo che pendea da una colonna,
ma un colpetto di tosse rattenuta
 
mi fe’ volgere il capo, e i miei pensieri
si volsero su te; dolce madonna,
sul molle sguardo de tuoi occhi neri.
 
Il Fungo. (4)


Viaggiata da Migliarino il 20 novembre 1979 con 120 lire repubblica celeste.
Cartolina lucida stampata per conto Proprietà Salviati.
Esattamente di fronte al grande palazzo della “Mandria” che segna l’inizio della Via (qui detta dei cipressi), a sinistra si apre un cancello che porta in una zona libera all’interno della pineta. Ora vi è un maneggio per cavalli da calessino. Nel mezzo del prato vi sorge, come un fungo, isolata, una costruzione fatta a fungo. È stata fatta costruire dai Salviati nei primi anni del 900 da operai olandesi per servire da medicheria alla “razzetta” di cavalli voluti da Don Pietro. La casa ha ospitato per anni la famiglia Bianchi tanto che il luogo veniva chiamato il prato del Bianchi, poi vi ha vissuto gli ultimi anni la duchessa madre Donna Igiea (fino al 1974). Ospite ultima di questa caratteristica abitazione è stata Carlotta Orlando, figlia del grande statista Vittorio Emanuele, amica d’infanzia di Igiea.
Carlotta venne a Migliarino nel 1976, invitata dal Duca Forese e dalla moglie Donna Grazia e qui scrisse un pregevole libro della sua vita siciliana e migliarinese: Il viaggio e l’approdo (1981- Cursi editore), foto n°5.
Le altre foto, dopo la copertina del libro sopra citato, sono di nuove (!) vecchie vedute della villa (primi ’900), n°6 e 7, in un formato e impaginazione inusuali: Stab. Fotomeccanico e Fotochimico Firenze, tranne l’ultima, quella del maestoso “magazzino cereali”.
Alla prossima!
p.s
ovvio dire che le due poesie sono di Marco Giunio Barsotti.

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5/8/2023 - 16:22

AUTORE:
Giacinta

Non saprei, e poiche' siamo entrambi assai curiosi e alquanto tenaci ci sovviene incontrarci per una seduta spiritica onde rievocare l'anima del Barsotti e sperare che soddisfi questa nostra sete di conoscenza.

5/8/2023 - 15:11

AUTORE:
u.m.

...ma mi sono dimenticato l'inizio della storia, altrimenti si fa un guazzabuglio, ho nominato Maria perchè nel libretto "Rime sparse" c'è una dedica che spiega tutto:
A Voi Duchessa Maria salviati.
anima gentile ed eletta
questi poveri versi
che vedono per voi la luce
con animo grato e reverente
offro
da l'ombra del mio campanile
a cui nel segreto del cuore
li avevo consacrati.
Allora tutto da rivedere anche se la storia della prima Anna Maria poteva essere vera e convincente. Questa Maria non l'avevo messa in considerazione perchè era una Aldobrandini, cugina di Antonino Salviati che sposò e dal quale ebbe Averardo, Pietro e Giacomo. Maria morì nel 1957 e quindi il Barsotti la conosceva e allora perchè quella triste poesia a lei dedicata?
Giacinta quale è la verità?

5/8/2023 - 14:34

AUTORE:
Giacinta

Sei un vero tesoro, un pozzo di scienza! Grazie, ti lascio al profumo intenso del giacinto che però è uno dei primi fiori che sbocciano a primavera e quindi trovo strano ritrovarmelo sotto ferragosto...

5/8/2023 - 11:50

AUTORE:
u.m.

Cara Giacinta, ma te guarda la coincidenza! Stavo scrivendo l'articolo sul "giacinto" e mi arriva una domanda di Giacinta.
Il Barsotti scrisse questa poesia nei primi anni del '900 e a quel tempo non vi erano duchesse di nome Anna Maria tranne la figlia del duca Scipione ma si chiamava Maria Enrichetta e che era sua coetanea, ma niente la lega all'abbandono della villa. L'unica Anna Maria è l'ultima discendente della famiglia Salviati che con lei sarebbe scomparsa. Il suo non è un abbandono fisico anche se lei andrà a Roma dove sposerà un principe Borghese che si approprierà anche del suo nome, quindi piuttosto un allontanamento di "casato". Poi la storia la sapete: a un suo discendente, Scipione, venne ridato il nome "Salviati".
Il Barsotti forse si riferiva a questo abbandono con l'animo da poeta e non da storico.

5/8/2023 - 8:14

AUTORE:
Giacinta

Caro Umberto leggendo la bella poesia del Barsotti riguardo la villa mi chiedo: ma perche' era stata abbandonata e cosa era successo di grave?