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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Un pollaio di 800 anni fa!

29/7/2023 - 22:33



Il vasellame antico mi ha sempre affascinato ed è cresciuto dopo alcuni casuali ritrovamenti in mare e in terra. Venni chiamato, da giovane, a lavorare presso le cave Mori e lì ebbi i miei primi incontri con una ceramica romana che poteva paragonarsi alla famosa terra sigillata greca. Pezzetti, piccole cose, ma di una carica emotiva straordinaria che diede il via ad una “febbre del coccio” che non mi è ancora passata. Libri su libri e visite nelle zone archeologiche e fortunati ritrovamenti (non da scavi illeciti) ma nel materiale di scarto.

Pisa, come molte altre città, aveva una zona particolare che, nelle fonti scritte del XIII secolo, veniva chiamata "Baractularia". Oggigiorno esiste una via Barattulaia vicino al Ponte della vittoria, presso il Giardino Scotto e non è un nome dato per caso. A quel tempo la legna per i forni che dovevano cuocere la ceramica aveva un prezzo e venne studiato un piccolo oggettino che avrebbe raddoppiato la capienza del vasellame da cuocere: un minitreppiede, che fu chiamato “zampa di gallo” per l’impronta che lasciava dove appoggiava. Questo oggetto, sempre in terracotta, veniva fatto fare dai ragazzi che si sbizzarrivano nello spessore e nella linea, ma che doveva tenere sollevato di pochi centimetri un piatto, o vaso che fosse, messo impilato sul quello a contatto della base del forno. Tutto il materiale di scarto veniva poi gettato in Arno, l’Arno in mare e il mare sulle spiagge a nord della sua foce e quei piccoli triangolini  di coccio nelle mani di curiosi.

Io sono 5 lustri che bazzico la spiaggia di San Rossore fino a Bocca di Serchio e ne ho collezionati, nome e numero da bugiardi, ben 333!
Mi devo sentire un “tombarolo” o simili?
Ci mancherebbe anche questa!

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30/7/2023 - 7:35

AUTORE:
u.m.

Prima di tutto un grazie a Ornella e poi un'aggiunta alla funzione delle zampe di gallo che non era quella di distanziare i piatti che erano già cotti, ma il fissaggio dell'invetratura che essi avevano avuto. In moltissimi "cocci" si trovano le impronte del "gallo" che avevano impedito che lo smalto fosse uniforme, ma tanto lo scopo era raggiunto.

29/7/2023 - 23:26

AUTORE:
Ornella

A dire il vero alla prima occhiata mi pareva pasta, sì quel tipo di pasta artigianale che vendono nei negozi un po' snob, dove la merce non è per tutti...insomma mi parevano tanti piccoli falli con la variazione di colore dovuta alle verdure che si aggiungono all'impasto...poi ho letto e ho cominciato a ridere.
Non mi è mai capitato di trovarne sulla spiaggia e tu come al solito, con la tua solita tenace pazienza ne hai collezionati un numero davvero ragguardevole, complimenti!