In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
Continuiamo con le strade, meglio dire strada, per Migliarino.
Via Aurelia (1)
Questa cartolina andrebbe a seguito delle altre dell’articolo precedente data la nuova visione, adesso, di una macchina, e che macchina! con pedoni e ciclisti.
Anni ’40, edita Spaccio Tenuta Salviati.
Via Isabella. (2)
Non viaggiata, colore ocra, edita dallo Spaccio Tenuta Salviati probabilmente negli anni ’40. Come per la chiesa e l’asilo sono state stampate in due colori: ocra e grigio celeste.
Il viale Isabella è quello che si incrocia per primo sulla Via del mare, a destra verso il Serchio.
Noto adesso perché porta all’allevamento di tacchini e allo spaccio di carni della Fattoria di Migliarino, era, ed è, un lungo e dritto stradone che congiunge la zona della fattoria e delle prime abitazioni dei Salviati e dei loro diretti amministratori, ai poderi di Fugata e dell’Isola: Coton moro, Baldinacca, Pecoreccia, Isoletta, Bosco a fiume. Era un magnifico viale racchiuso da due filari di maestosi cipressi; dico era perché un violento uragano, circa una ventina di anni fa, li ha completamente divelti.
Sulla sinistra vi erano gli “orti”, dove venivano venduti frutta e ortaggi a prezzi convenientissimi, ma non pubblicizzati e quindi limitatissima era la cerchia dei clienti.
Via Francesca. (3)
C’era una volta un ricco signore, padre di quattro figli: un maschio e tre femmine. Egli aveva una grandissima proprietà, una grande tenuta di campi e boschi, con un lato lungo un bellissimo fiume e una spettacolosa spiaggia marina ad un altro lato.
Al maschio, anche se era terzogenito, lasciò la tenuta ed il titolo nobiliare, alla primogenita intitolò la strada che portava al fiume, alla seconda dedicò la strada che recava al mare e alla piccola solo la dote.
Il ricco signore era un Duca, di nome Scipione, il fiume si chiama Serchio, il figlio si chiamava Antonino, la piccola Maria e le due figlie grandi… indovinatelo voi!
Foto privata.
Sul retro vi era un timbro: Colonia Don Bosco Bocca di Serchio (Pisa) Migliarino
La Via Aurelia (lungo la strada di Migliarino). (4)
Non viaggiata, color crema.
Difficile attribuirle una data, ma sul retro vi è scritto:
Reale fotografia (G. Magrini, Viareggio).
Il treno che si vede passare sul lato destro non ha la linea aerea della corrente, quindi era trainato da una vaporiera (che non si vede).
Il manto stradale è in ghiaia.
Azzarderei fra 1920 e ‘30.
La strada Aurelia è la famosa S.S n°1, la più importante arteria nazionale che in passato, nel nostro tratto, si è sbizzarrita in un cambiamento di nomi.
Entrata in Pisa come Aurelia ne usciva come Pietrasantina, arrivava a Migliarino come Emilia e andava a Viareggio come Regia.
È divenuta infine Via dei Pini.
Viale dei Cipressi. (5)
Non viaggiata. Cartolina lucida probabile anno 1950. Senza nessuna indicazione sul retro.
Bella cartolina che raffigura un calesse e un camioncino che tranquillamente percorrono la Via Aurelia qui chiamata, a ragione, Viale dei cipressi.
Lungo la recinzione, a destra della foto, non sono ancora stati piantati i pini che ora fanno da siepe alla pista che va fin oltre la località detta Troncolo.
Il terreno che si trova a destra era un tempo coltivato a frutteto, poi a viti e poi adattato con serre per fiori.
Ora è in attesa di una miglior sistemazione, come tutto il resto della strada che fa rimpiangere il tempo delle biciclette che si foravano e dei calessi dai “motori” che perdevano ogni tanto grandi scarichi “marron fumé”.
Le curve di Montioni. (6 e 7)
Viaggiate. La prima il 2 luglio 1933 e la seconda il 16 giugno stesso anno. Entrambe da Migliarino.
Cartoline di Petri Giuseppe, grigio-azzurro con sonetto del caro amico di Beppino, Marco Giunio Barsotti, il poeta lavoratore.
La località scritta sulla cartolina, Torre del lago, non è esatta perché la zona è sempre, per ancora 7-800 metri, territorio di Migliarino. Il termine del comune di Vecchiano, con la sua (nostra) frazione più settentrionale, è poco oltre un fosso dall’esplicito, strano, nome di Bufalina. Questo fosso è stato per secoli il confine fra il Granducato di Toscana e la Repubblica di Lucca, fra la provincia di Pisa e quella di Lucca e quando nacquero i comuni di Vecchiano e di Viareggio, inspiegabilmente si spostò più a nord di 100 metri.
Vi è oggigiorno una fortissima pressione politica, da parte di Viareggio, affinché venga ripristinato il vecchio confine.
La prima foto guarda verso Torre del lago, ci sono due amici fermi con le biciclette sulla destra e un’altra bicicletta nel fosso a sinistra (quella di Beppino fotografo?); di là dal fosso a destra ci sono delle vigne.
Attenzione ora.
La seconda foto è ripresa dalla bicicletta nel fosso verso i monti, la casa è quindi a destra andando al mare.
Cosa c’è di strano se si vede ancora dove sono le serre! (sembra!)
Le due foto sono state scattate, abbiamo visto, nel 1933 e l’ANAS ha modificato il percorso della via Aurelia, in località detta Le curve di Pietraccio, queste, nel novembre del 1971 spostandolo 200 metri più a nord, passando cioè in terreni dietro la casa lato Viareggio.
La casa che si vede oggi dalla vecchia variante, a destra, non può essere quindi quella della foto.
Dove è questa che dovrebbe essere, allora, a sinistra?
Della più bella casa colonica dei poderi di Casa Salviati, Podere di Pietraccio, fatta saltare dai tedeschi in ritirata, restano solo pochi resti del muro della conserva del pozzo nero che si possono scorgere nel giovane boschetto a sinistra dell’incrocio della nuova variante della variante di Beppino.
E la vigna?
Quando andate a Torre del lago date uno sguardo sopra gli alberi al lato sinistro della strada, dopo lo svincolo.
Via dei pini. (8)
Ecco un altro nome della Via Aurelia.
Cartolina viaggiata il 17 giugno 1933 da Migliarino simile nel colore alle precedenti e, come quelle, con sonetto di Marco Giunio Barsotti.
Edizioni Giuseppe Petri.
La prospettiva è verso nord, con le spalle al Serchio e al sottopasso della ferrovia.
Sullo sfondo a sinistra la Torretta e a destra la casa dei carabinieri, ora, stazione di posta e trattoria allora.
A metà a destra case dei Palla- Petri; in primo piano, sempre a destra, casa Baldacci e in primissimo piano, al centro, cacche di cavallo.
Tanta pace. Niente auto.
Tanto sole. Niente ombra.
Niente platani allora, delizia ora dei nostri mesi estivi, ma niente foglie allora, croce ora dei nostri mesi autunnali dove i frontisti vivono davvero un Migliarino su strada.
Solitudine
Bianche case qua e là disseminate
fra ‘l verdeggiar de’ pioppi sonnolenti,
nidi di pace, ove d’amor gli accenti
destan l’eco a le valli abbandonate,
o bianche case, a voi riede l’estate
gioconda maga da gli occhi ridenti,
e a l’ombra vostra, di beltà frementi
danzan le villanelle innamorate.
Dintorno si diffonde con dolcezza
Un lieto coro di stornellatrici,
lento e soave come una carezza;
passan le nuvolette a schiera,
mentre feconda di più lieti auspici,
serenamente pia scende la sera.