In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
Continuiamo a percorrere le strade, o meglio per ora una sola via, per arrivare a Migliarino da nord.
L’antesignana della via del mare (1)
Avevamo mostrato e parlato della storica amata e mai dimenticata “Via Francesca” ed ecco che dal cappello esce fuori un’altra visione della “ciclostrada” per andare al mare. La cartolina è del 1955 e di lì a poco (nel 1964) verranno fatti i lavori per la nuova Via del mare.
Via dei pini. (2)
Foto di Giuseppe Petri.
Scattata verso il 1940 (ora sono i platani che datano).
Avevamo già parlato della Torretta e della dogana.
In fondo alla strada si vede la chiesa, a sinistra si intravede la Torretta e a destra si manifesta chiaramente l’uso a Dogana della grande casa un tempo Salviati.
La sua vicinanza al bordo stradale, quasi sopraffazione, la sua aggressiva e maestosa presenza, fanno chiaramente intendere lo scopo per il quale era stata costruita.
La casa che si vede vicina, di fronte ai soliti e soli due ciclisti, (ora stazione dei carabinieri), era destinata invece ad albergo e stallaggio per viaggiatori e commercianti che, sempre più numerosi, transitavano sulla sicura e moderna via Emilia-Aurelia (vedi foto. 30).
Al primo platanino di destra si apriva un viottolo dove abitava Marco Giunio Barsotti.
La benzina in Via dei pini. (3)
Foto di Giuseppe Petri.
La famiglia Moncini alla pompa.
Il distributore Shell si trovava davanti alla casa del Baldacci, un po’ più avanti della Via di Pruniccio. Si vedono due delle prime e più belle case di Via Dei Pini, allora Aurelia: casa Tofanelli (ora Brea) quella più lontana con il tetto spiovente e casa Palla-Petri (ora Crudeli –Matteucci) quella seminascosta dalla pompa.
Molti anni dopo un'altra stazione di servizio fu impiantata sulla strada, poco più avanti a sinistra, quella di Pardi Luigi per la società Esso e mantenuta dagli anni ’60-al 75 (credo).
Via Aurelia (dei Pini). (4)
Le cartoline sono due simili, viaggiate da Migliarino il 19 settembre 1957 una e il 12 agosto 1959 l’altra. Cartoline lucide.
La data di spedizione di una cartolina non è quasi mai la stessa dello scatto della foto, quindi arrotondiamo la data dell’articolo passato (Via dei pini con sonetto) al 1930 e manteniamo 1957 giusto per le nostre due, si ha così un’età pari a poco più di 30 anni per i platani della strada.
Aiutatemi a risolvere questo “giallo” da cartolina!
Guardate le ombre e le chiazze di sole sulla strada e sul primo platano a destra, stesse nelle due foto.
Stessa la Lazzi, stesse le case, leggerissima differenza di scatto (un metro più avanti una dell’altra, ma potrebbe essere il taglio della foto).
Ecco il mistero, o meglio i misteri.
Se sono uguali perché la prima è stampata a Terni per conto del solito Baroncini e la seconda a Bergamo per conto di un G.M. sconosciuto?
A proposito della scomparsa Lazzi.
Da Pisa a Viareggio, notizia da dare solamente ai nuovi arrivi, la corriera, alla fine della discesa del ponte sul Serchio, attraversava la nuova Aurelia, fatta dritta per andare all’autostrada, passava dal sottopasso ferroviario e percorreva la vecchia Aurelia, ora Via dei Pini, per immettersi sulla nuova all’altezza del passaggio a livello, servendo marginalmente il paese lato monte e quasi completamente quello lato mare. La società Lazzi aveva però attuato due tariffe: una per Migliarino Ponte e una più cara per Migliarino Chiesa.
Ora si risparmia!
La via
Oh la pesante calma del vespero
accidioso nel sogno torpido,
immoto alla sferza del sole
che guarda dall’alto e saetta.
Corre la strada bianca di polvere
come un’immane serpe svolgentesi
fra ‘l verde de’ campi, io sento
salir la strofe, stanca al cervello.
Ma non la pura fonte di Lidia
su dal sonante verso sollevasi,
con atto soave porgendo
ai caldi baci le labbra rosse;
né la regale fronte sorridere
sotto l’alato ritmo d’Enotrio
io veggo; ne l’afa maligna
vampe di tedio guizzano intorno.
Per quale ignota strada al mio cerbero
rompeste dunque, voi, strofe alcaiche?
Perché come falchi solinghi,
inaspettate volate al cielo?
Io non vi chiesi, chè nel silenzio
de’ pioppi brulli sognavo un tepido
sogno, ove, bruna, Maria
dal labbro tumido sorrideva.
Bocca di Serchio.(5)
Passano gli anni, la gente va al mare sempre più numerosa, sempre da più lontano, e si sente il bisogno di far sapere ad amici e parenti distanti di aver visitato nuovi luoghi.
Questo è lo scopo della cartolina.
Anche la nostra Bocca di Serchio diventa oggetto da “cartolina” e credo che questo esempio sia però l’unico.
Non viaggiata, non molto bella, lucida, edita per conto G.S. Pisa. Anni 70.
Non vi è ancora il poligono di tiro che snaturerà per più di metà anno la pace del luogo, il braccio del Serchio, “il canale”, è molto lungo (la foce è alle spalle di chi guarda), la spiaggia di là pure, è una giornata freddina, ma non so se si prende qualcosa.
Comunque grazie al fotografo di aver scritto “Migliarino”.
Lido di Migliarino.(6)
Arrivano le cartoline a colori.
Questa è viaggiata il 16 agosto 1972 da Migliarino con l’incredibile annotazione, “stampata”sul retro, di Lido di Migliarino.
Gli ombrelloni sono piantati sulla spiaggia libera della neonata Marina di Vecchiano, appena più avanti della foce, poca gente e ancora non abbronzata.
Marina di Vecchiano.(7)
Cartolina a colori non viaggiata. Probabilmente del 1970 o pochissimo di più. Ancora la spiaggia libera che viene presa d’assalto da numerosi bagnanti.
Vi è la necessità di foto della nuova Marina che facciano sapere al “mondo” che il luogo non è quello descritto solamente nella cronaca scandalistica.
Marina di Vecchiano, ma non solo, tutta Migliarino, comincia a circolare come nome di incontri scabrosi, zona top per omosessuali, scambi di coppie e tutto un giro di degrado sociale prende il sopravvento sulla natura particolare e caratteristica che fa della nostra Bocca di Serchio un paradiso.
È assurdo datare questa situazione a più di venti anni fa e ritrovare esattamente, anzi aumentato, lo stesso problema come se non si potesse fare altro che guardare, guardare e quindi assecondare.
Pensiamo alle cartoline che è meglio!
E pensiamo anche a quello che sta facendo il nostro, appena arrivato, bagnante con l’ombrellone aperto in mano al centro fra la tenda a sinistra in primo piano e l’ombrellone a righe.
Generalmente si pianta prima il mezzo paletto appuntito, poi si innesta la parte con la tela e poi si apre l’ombrello!
Lui no!
Malfidati! Ce l’ha fatta!
Il perché di questa notizia la dà il fotografo che scatta un’altra foto di lì a 5 minuti e la fa stampare, naturalmente a colori, per conto della amatissima, conosciutissima, stimatissima:
Cartoleria Giornali Capitani-Luperini di Migliarino Pisano.
Marina di Vecchiano, Ermanno Lavorini. (8)
Era il 9 marzo del 1969 quando il cane di un cacciatore fiuta e scava, sulla spiaggia di Marina di Vecchiano, i poveri resti di un bambino tredicenne scomparso da casa, a Viareggio, dal 31 gennaio. Ermanno Lavorini era stato ucciso perché si rifiutava di entrare, o continuare, nel mondo della prostituzione minorile. Il suo caso, era il primo della poi lunga lista di pedofilia, sconvolse e commosse tutta la nazione e principalmente i paesi vicini al suo dove, noti o meno, vivevano i coinvolti colpevoli.
La pietà popolare, come scrisse in prima pagina la rivista Epoca, mise fiori e simboli d’affetto nel luogo del ritrovamento e fu eretto pure, con poco gusto, un monumento alla memoria del piccolo Ermanno e, con altrettanto cattivo gusto, stampata una cartolina a colori con un incantato, non commosso, bambino che osserva.
Cartolina non viaggiata e neanche marcata.
Il monumento non esiste più.
Nella prossima entreremo nella nuova “Migliarino di Qua”.
Ma come non eravamo già di qua?
No! Eravamo di là!
Mi sembra di esser la Parisi nella famosa canzone del ballo!