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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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A cura di Erminio Fonzo
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Enrico Morando
Meloni e FdI, caso di scuola della vocazione maggioritaria. Lezioni per il Pd

24/8/2023 - 22:23

Meloni e FdI, caso di scuola della vocazione maggioritaria. Lezioni per il Pd.
 
La critica di Pasquale Pasquino – che ringrazio per gli apprezzamenti che esprime nei miei confronti – mi fa capire che non sono stato chiaro su di un punto essenziale: anch’io non penso che la maggioranza degli elettori di Meloni l’abbia votata condividendo le posizioni assunte dalla stessa nei lunghi anni di opposizione.
Sostengo semplicemente che Meloni – anche quando ha condotto al successo la sua scalata alla leadership del centro-destra – quelle posizioni non le ha cambiate attraverso un esplicito chiarimento politico. Nel migliore dei casi, le ha messe sullo sfondo. Ciò le ha consentito “di fare la somma”: gli elettori identitari più gli elettori delusi dai due precedenti leader del centrodestra. Naturalmente, è stata molto aiutata dalla disastrosa condotta del PD: non essendo in grado di presentare agli elettori né una visione sul futuro dell’Italia, né un programma, né una leadership credibile, ha consentito a Meloni di giustapporre tradizionali posizioni nazionalpopuliste e senso di responsabilità nazionale ( “è più in continuità con Draghi lei, che lo ha avversato, del PD che lo ha sostenuto fino all’ultimo”). Senza pagare dazio elettorale né sul primo fronte, né sul secondo.
Ora, è certamente vero che delle contraddizioni dei leader politici gli italiani non si occupano (anche perché nessuno degli attori le fa loro notare). Ma l’azione di governo è una cosa diversa dalla campagna elettorale.
La mia opinione è che le vecchie posizioni di Meloni spieghino le impasse del suo Governo – dalla incredibile condotta sulla ratifica del MES alla totale assenza di iniziativa sulla definizione del nuovo Patto di stabilità, dal pasticcio dei “ sovraprofitti” degli istituti di credito (che forse diventerà un credito di imposta: un esito da avanspettacolo), alla confusa condotta in materia di riforma fiscale, dal panpenalismo che reclama aggravio delle pene al garantismo della separazione delle carriere – assai più e meglio della esigenza di tenere conto delle posizioni dei due alleati, cui il mio intervistatore faceva riferimento nella sua domanda.
Meloni e FdI sono un caso di scuola di ciò che significa partito (con relativo leader) a vocazione maggioritaria: Salvini e Tajani sono iunior partner ridotti alla subalternità più totale, proprio perché avevano conquistato la leadership dello schieramento, ma hanno giocato malamente le loro carte. Le insidie per la vocazione maggioritaria di Meloni non vengono dagli alleati, ma dall’idea che Meloni ha di se stessa e della funzione del partito FdI. Ciò che costringe Meloni a rimandare disperatamente il voto sul MES, a non dire che la proposta della Commissione sul nuovo Patto è quanto di buono l’Italia potesse sognare dalla riforma delle regole della politica di Bilancio…, è l’esigenza di mantenere “la somma” di cui sopra. Sbaglia? Certo, ma quelle che a noi paiono (e per il Paese sono) catene da cui liberarsi al più presto, a lei sembrano legami che forniscono una solida base identitaria al suo consenso. In una parola, pensa di poter “eternizzare” il gioco che le è riuscito così bene in campagna elettorale.
Un’ultima osservazione: queste considerazioni sulla natura (e sui punti di debolezza) del progetto di Meloni non è inservibile analisi politologica: al contrario, dovrebbe spingere a concentrare l’iniziativa sui più seri problemi del Paese, compresi quelli sui quali Meloni “non può “ fare ciò che serve al Paese stesso per costruirsi un futuro migliore. Ma qui si pongono i problemi che – per il PD – nascono dal privilegio riconosciuto ai temi dell’identità (ottimo fondamento del minoritarismo). 
 

Enrico Morando
Presidente di Libertà Eguale. Viceministro dell’Economia nei governi Renzi e Gentiloni. Senatore dal 1994 al 2013, è stato leader della componente Liberal dei Ds, estensore del programma elettorale del Pd nel 2008 e coordinatore del Governo ombra. Ha scritto con Giorgio Tonini “L’Italia dei democratici”, edito da Marsilio (2013)






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25/8/2023 - 15:13

AUTORE:
DISPETTO

più che un partito a vocazione maggioritaria sembra un parito a vocazione familiare : il cognato ministro dell'Agricoltura e sovranità alimentare ( ricorda tanto l'autarchia del ventennio ), la sorella diventata segretario politico del partito e il vecchio Fazzolari a controllare il tutto. Sembra Forte Apache...ah no quello è prerogativa di La Russa...