Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Fra pochi giorni compirò 65 anni, io la chiamo “ generazione panino”, che sia hamburger, o vegetariano, con tonno o uovo, maionese o ketchup, sempre “pressati” tra genitori e figl*, noi nat* negli anni 50/60 del secolo scorso, appena ieri eravamo ragazz* ed ora siamo diventati anzian*, a volte ci sentiamo trentenni, a volte novantenni, siamo “boomers”, ormai tecnologicamente dinosauri rispetto a figl* e nipoti.
Apparteniamo ad un’epoca che ha visto tanti cambiamenti ad una velocità incredibile, abbiamo vissuto la giovinezza all’epoca del boom economico, in cui anche la classe operaia poteva permettersi la 500, o addirittura la 1100, prenotare in estate la cabina al mare, mandare i figli all’università.
Abbiamo attraversato gli anni della contestazione dei valori tradizionali della famiglia patriarcale, occupato le università, protestato per il riconoscimento della libertà del corpo femminile, distinguendo la maternità dalla sessualità, abbiamo ottenuto i consultori sul territorio, la riforma del diritto di famiglia, la legge sul divorzio e sull’interruzione volontaria di gravidanza. Spesso la distanza mentale e culturale con le nostre madri era enorme, e affermavamo convinte: “Non faremo mai come loro” .
Con l’avanzare dell’età poi i conflitti si attenuano, e ci siamo ritrovati a fare i genitori dei nostri genitori, accudirli, ascoltarli, comprenderli nelle loro debolezze, nell’amore che comunque ci hanno dato.
E dall’altra parte, abbiamo cercato di crescere i figl* in modo più autentico, dando loro libertà che a noi erano proibite, un benessere e possibilità culturali a noi ignoti. Ma rimaniamo genitori, e come tali sorpassati, spesso da criticare comunque. “Prima il dovere e poi il piacere” era la nostra parola d’ordine, e così in molt* abbiamo fatto, lottare e impegnarsi per migliorare la condizione sociale da cui provenivamo, avere un lavoro rappresentativo degli studi seguiti, crearsi una “posizione “, e poi farsi una famiglia, avere figl*, non per obbligo ma per scelta, la quotidiana lotta con l’altro sesso per farsi capire, perchè nella coppia non è sufficiente essere di sinistra per avere rapporti paritari.
E così quando i figl* sono diventati a loro volta adult*, ci rendiamo conto ancora una volta che qualcosa anche noi possiamo aver sbagliato… il ciclo della vita sempre imperfetto, un percorso consapevole da conquistare e condividere ogni giorno.
Nadia Chiaverini