In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
Arriva il treno. (1)
Ultima cartolina trovata di Migliarino, una significativa della costruzione del nuovo “ponte di ferro” e della conseguente stazione. La vaporiera per ora ha a traino carri di pietrisco e merci, non penso ci siano vetture passeggeri. La cartolina è spedita a Firenze il 18 ottobre 1907, una vera rarità.
La stazione (2)
La piccola stazione del villaggio
sepolta sotto i fiori in mezzo ai campi,
che trema tutta al ferreo passaggio
del nero mostro in corruscar di lampi.
Cartolina viaggiata il 3 luglio 1933 da Migliarino. Foto di Giuseppe Petri, colore grigio verde che lo distingueva.
I versi del Barsotti non sono riuscito a sapere da quale poesia provenissero, ma i treni che ora passavano da qui non erano più vaporiere o neri mostri, ma moderni convogli elettrici.
Nella stazione di Migliarino, come in tutte le altre piccole stazioni, si attraversavano i binari per andare sull’altro marciapiede per l’altra direzione, e questo sempre sotto il vigilissimo occhio del capostazione o del manovratore.
La stazione (3)
Foto di Giuseppe Petri. Anni ’40.
Cartolina in bianco e nero.
La stazione aveva una pergola di vite di fianco al caseggiato viaggiatori dove Beppino aveva aperto un bar. I clienti non erano certo i pochi viaggiatori, ma moltissimi paesani andavano a giocare a carte, bere il “ponce”o chiacchierare e addirittura giocare la “schedina” del Totocalcio e non più tardi delle ore 20 della sera del sabato perché le matrici andavano consegnate all’ultimo treno che fermava a Migliarino.
Il Bar della stazione (4)
Altra vista del Bar della stazione con un ambiente da far sognare di essere in un parco con trent’anni di anticipo.
Edizione Petri Giuseppe.
Una grande sorpresa è vedere sul retro scritto : da “Bocca di Serchio” ad una sconosciuta Isolina di Firenze, 5 agosto 1930.
Ancora la Stazione. (5)
Cartolina viaggiata da Migliarino il 28 maggio 1949, edizioni Baroncini, color seppia, serie dentellata.
Dalla foto si presume che il traffico viaggiatori sia aumentato data la presenza di ben TRE panchine.
Ai lati della porta di sinistra, la sala d’aspetto con la biglietteria alle spalle, si possono notare due affaretti attaccati al muro in alto. (visibili sopra la porta di sinistra).
Erano due campanelle che venivano fatte suonare all’arrivo del treno, ognuna dalla parte della provenienza del convoglio, ma i pendolari abituali non guardavano in alto, ascoltavano il suono che facevano i martelletti di bronzo: din-din-din per Viareggio e den-den-den per Pisa , e si preparavano!
La nuova stazione e la via Aurelia (6)
Cartolina lucida viaggiata da Migliarino il 20 marzo 1959.
A quel tempo, lungo la carreggiata dell’Aurelia, vi erano quei terminetti trapezoidali di pietra, dipinti in bianco e nero, ora eliminati e non sempre sostituiti da quelli di plastica.
Nell’aiuola a fianco delle scalette d’accesso al livello binari, cespugli di rose ben tenute rallegravano l’ambiente. Un altro festone di rose era all’ingresso dei binari, vasi di fiori sul davanti al caseggiato, muretti puliti e tutto perché vi erano i viaggiatori. Ora che questi si chiamano “utenti” e non ci sono più, le erbacce sono ovunque e le macchine, che ce ne sono di più, un giorno sì e uno no, urtano ogni pezzetto di muro aumentando il degrado e il malandato aspetto della nostra “ex stazione”.
Un pensiero. (7)
Cartolina viaggiata il 14 febbraio 1916 da Migliarino.
Edita per A. Baroncini, Migliarino.
Altro modo di stampare le cartoline era quello, ora strausato oltremodo con parti corporali e battute alla Vernacoliere, di riunire più vedute per farne un collage e inserire i Saluti da…
In questo esempio è la viola (del pensiero) che suggerisce il motivo: quattro bellissime vedute delle uniche caratteristiche del Paese, il ponte e la trattoria.
Un altro Pensiero. (8)
Cartolina viaggiata da Migliarino il 16 luglio 1933, colore grigio verde, edizione A. Baroncini.
Sono passati 17 anni dalla prima cartolina con i saluti (n. 7), ma non si è guadagnato in stile, anzi!
La qualità della scritta, la forma della viola, le stesse inquadrature (ne manca però addirittura una), fanno rimpiangere quel “sorpassato” modo di vedere, e dare, un “saluto”.