In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario.
Entro i manipoli qua e là sparsi
dei topinambur lungo gli argini
ogni lustro del giallo si fa intimo
all'autunnale catarsi.
Con affettuoso gusto
i furbissimi topinambur
si affollano al cancello come a scuola,
nel giorno giusto.
Dove ritroverò le mie infelicità
numerose quanto incontrollabili?
– Ma ora coi topinambur
torneranno attutite dai tocchi di altre deità.
Così’ scriveva un poeta italiano tra i più importanti della seconda metà del Novecento, Andrea Zanzotto, in una sua opera: 'Altri topinambur'.
Io provo con un haiku che sa tanto di piacere per il palato oltre che per l’occhio:
Veri amanti del sole
Cuor per farfalle
Cibo per l’uomo.
Ho conosciuto l’heilanthus tuberosus (dal greco fiore del sole con tubero), quelle grossissime margherite gialle, quando da ragazzo andavo a pescare davanti alla chiesa di San Pietro a Migliarino e mi davano fastidio le loro foglie rugose che graffiavano la pelle. Poi passarono gli anni della pesca e cominciarono quelli della pineta e lì ri-rincontrai i topinambur in un campo verso il mare e ne volli provare la commestibilità con il mio amico Paolo. Pulimmo con gran fatica i grossi contorti tuberi, le patate, e li lessammo in una casa di contadini dei Duchi, curiosi di vedere e testare un nuovo alimento. Il profumo era accattivante, il sapore lo stesso ma… notizie del giorno dopo davano “aria”, eufemismo per scorregge, a tutt’andà!
Paolo li chiamava” topini al burro”!
E come topini li lasciammo nei campi!