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Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Dalla pagina di Elena Giordano
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Indaco il colore del cielo
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strani bioccoli di bambagia
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intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Di Mario Lavia
Appoggio esterno

28/9/2023 - 7:47



Appoggio esterno Meloni è pronta a sconfessare il suo antieuropeismo e sostenere von der Leyen (deve capire come)



Il governo boccheggia e ha un disperato bisogno della clemenza dell’Unione europea: per questo la premier in vista delle europee sarà quanto meno non belligerante rispetto alla riconferma dell’attuale presidente della Commissione. Ma dovrà scontrarsi con la linea ultrasovranista di Salvini

 
L’Italia di Giorgia Meloni si indebita e spera nella clemenza dell’Unione europea. La premier ha assolutamente bisogno dell’appoggio di Ursula von der Leyen, con la quale peraltro ha costruito in questo anno un buon rapporto, tanto più prezioso in una condizione nella quale il governo italiano naviga tra l’ostilità di Berlino e gli stop and go di Parigi; e dunque se i conti di Giancarlo Giorgetti non tornano, come testimoniano i numeri della Nadef, ecco che diventa vitale trovare il modo per rabbonire Bruxelles.

 

La questione si inquadra nel più ampio discorso delle elezioni europee, ormai il vero e unico punto di riferimento per tutti i dirigenti politici del Vecchio Continente, e a quello che accadrà al dopo-voto, quando cioè si tratterà di dar vita alla nuova Commissione.

 

La strategia di Meloni è stata sinora a dir poco incerta. Se in un primo momento ha accarezzato l’idea di ribaltare la maggioranza attuale socialisti-democratici-popolari anche e soprattutto grazie alla sua leadership dei Conservatori. poi ha capito che l’impresa è pressoché impossibile: la maggioranza, secondo tutti ma proprio tutti i sondaggi, resterà questa.

 

L’unica strada che a Meloni, dunque, resta è quella un “appoggio esterno” alla riconferma di von der Leyen (sempre ammesso che in lista resti lei). Un sì che non significherebbe l’ingresso in quella maggioranza di cui gli odiati socialisti saranno un punto di forza, e tuttavia sarebbe un segnale chiaro di “non belligeranza” alla nuova-vecchia presidente della Commissione – e dunque all’Europa: un capovolgimento rispetto alla linea antieuropea sin qui “anima e sangue” della visione di Fratelli d’Italia e della sua leader.

 

Come riuscirà lei a conciliare il suo nazionalismo con un avvicinamento a Bruxelles è ancora un mistero: Diciamo meglio: una contraddizion che nol consente che in Dante non era un problema formale ma una questione da cui, nientemeno, poteva dipendere la salvezza o la dannazione eterna.

 

Qui non siamo a tanto, ma a un passaggio comunque delicato: come farà, Meloni, a sconfessare anni di antieuropeismo andandosi peraltro a scontrarsi con la linea ultrasovranista di Matteo Salvini ormai in compagnia dell’estrema destra europea? Che campagna elettorale sarà, con Fratelli d’Italia da una parte e Lega dall’altra? Non solo: come farà Giorgia a far ingoiare ad una parte rilevantissima dei suoi seguaci la pur timida svolta verso Bruxelles?

 

Dovrà baciare il rospo, la premier che probabilmente in cuor suo farebbe volentieri a meno di assecondare, seppure in modo soft e molto politicista, la “maggioranza Ursula”. Ma, come detto, potrebbe essere il pegno da pagare in cambio di una certa benevolenza di Bruxelles su vari dossier, dalla politica economica all’immigrazione.

 

Viene dunque fuori con evidenza la macroscopica contraddizione di Giorgia Meloni, politicamente sovranista e tatticamente europeista in un gioco a sdoppiarsi che ricorda lo Zelig di Woody Allen, quel personaggio che di volta in volta assumeva le sembianze di colui che gli stava vicino. Ma a conti fatti un “appoggio esterno” (alla vecchia maniera dei governi italiani di quarant’anni fa) può ben valere l’acquiescenza europea. Un po’ d’ossigeno brusselese non si rifiuta, visto che a Roma si boccheggia.

 

 


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