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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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A cura di Erminio Fonzo
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Tirrenia
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12 13 14 LUGLIO E ANCORA 19,20,21 MUSICA DAL VIVO
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Claudia Fusani
L’Italia congela la firma finale sul Patto delle migrazioni.

29/9/2023 - 9:17

L’Italia congela la firma finale sul Patto delle migrazioni. Approfondire? O strizzare l’occhio a Ungheria e Polonia?


Il ministro dell’Interno Piantedosi lascia il tavolo dei ministri dei 27. Le comunicazioni frenetiche tra Roma, Berlino e Bruxelles. Il nodo delle ong tedesche. Il rilancio italiano: “La navi che salvano persone nel Mediterraneo si fanno carico delle procedure e nei fatti accolgono nel loro territorio”

E ad un certo punto le comunicazioni tra Roma, Bruxelles e Berlino sono diventate bollenti. A Roma c’era la premier Meloni con lo staff diplomatico. A Bruxelles il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi impegnato nell’ennesimo incontro “risolutivo” sul dossier immigrazione insieme a tutti i colleghi degli altri 26 paesi Ue. A Berlino, dopo quattro giorni di alta tensione, c’era il ministro degli Esteri Antonio Tajani per un faccia a faccia chiarificatore con la su omologa Annalena Baerbock sulle navi delle  ong tedesche attive nel Mediterraneo in operazioni di salvataggio e supportate economicamente dal governo tedesco. Che però non vuole già migranti in casa sua. Non accetta ricollocazioni.  

Ad un certo punto, nel tardo pomeriggio, quando a Bruxelles si era ad un passo dall’accordo europeo sui migranti, succede che l’Italia, cioè il paese che più di tutti ha bisogno di quell’accordo, abbandona il tavolo. Il ministro Piantedosi abbandona la riunione senza fare dichiarazioni. Prende l’aereo e vola a Palermo dove, in occasione del ventennale della firma dell’omonimo convenzione in ambito Onu,  avrà in serata alcuni bilaterali con i ministri dell’Interno di Tunisia e Libia. Solo al Tg1 delle venti il ministro spiegherà che “l’Italia ha chiesto degli approfondimenti sull’accordo, alcune cose da limare e approfondire”.  

Fonti tecniche del ministero spiegano che “ancora non ci siamo con i numeri delle redistribuzioni e le modalità, cioè solo dopo che sono state espletate le procedure su chi ha diritto o meno all’asilo e alla protezione. Tutti sanno che la maggior parte di chi arriva sono migranti economici. E con quelli, una volta in Italia, cosa dobbiamo fare?”. Ecco che va potenziato il sistema, comunque previsto nell’accordo, di respingimento europeo alla frontiera sud dell’Europa che è quella di Italia, Grecia, Malta (soprattutto) e in parte anche Spagna.  
Fonti politiche, di maggioranza, la fanno più semplice ma anche molto più complicata: “Quell’accordo sarà votato a maggioranza qualificata e non all’unanimità. Polonia e Ungheria sono contrari. Orban lo ha detto il giorno prima che ‘mai mi faranno ingoiare questa roba’. E allora Meloni ha detto stop”. Sarebbe stata in effetti la premier ha chiedere a Piantedosi di lasciare il tavolo Gai a Bruxelles “perchè sono necessari approfondimenti”. Il paradosso è che il paese, l’Italia, che ha chiesto all’Europa e alle Nazioni Unite di “cambiare paradigma, approccio e linguaggio sulle migrazioni”, una volta che si è, dopo almeno tre anni di tentativi, ad un passo dalla firma di un documento che risponde a quella richiesta è proprio l’Italia a fermare i motori. Ma il paradosso a volte è solo il disvelamento dell’inganno. La fine del doppio gioco. E così, magari, in piena campagna elettorale per le Europee, Giorgia Meloni deve prima di tutti fare i conti con i suoi alleati, Polonia e Ungheria, che per l’appunto non vogliono quell’accordo.   
Il documento e i tre nodi da sciogliere  
Il testo di compromesso perfezionato dalla presidenza di turno Ue della Spagna sulla gestione delle crisi migratorie - ultimo pilastro dell'imponente Patto Ue per la migrazione e l'asilo - è da settimane al centro delle trattative in Ue. E fissa le disposizioni da far scattare quando uno Stato membro si trova di fronte a un numero di sbarchi o arrivi molto superiore al normale, ad eventi eccezionali come una pandemia o a crisi artificiali prodotte dalle strumentalizzazioni dei migranti a scopi politici da parte di Paesi terzi.  Quello che è successo al confine tra Bielorussia e Polonia. O che, in modo non dichiarato, succede con la Turchia quando Istanbul deve trattare su qualcosa. Sono almeno tre i passaggi che ieri hanno messo in stand by il tavolo.  
Il documento sul tavolo prevede che ad innescare lo stato d'emergenza siano i governi nazionali (su richiesta di un Paese Ue o della Commissione europea). Una volta aperta la crisi, la procedura contempla alcune deroghe al sistema di asilo per andare incontro ai Paesi più esposti come l’Italia ad esempio i ricollocamenti. Berlino però ha chiesto che i Paesi che chiedono l'attivazione della crisi “devono prima garantire di aver sfruttato appieno le misure” normali e la Ue deve decidere su una richiesta di crisi “a maggioranza qualificata”. Insomma, tedeschi diffidenti e sospettosi che l’Italia agiti un gran casino senza avere poi reali emergenze in casa.   
Un altro punto sono minori e famiglie. Il documento prevede per loro procedure più rapide e semplificate di screening delle domande. Prevede anche l’estensione della durata della detenzione dei migranti nei centri di accoglienza alle frontiere esterne, come appena previsto dal penultimo decreto migrati. Berlino chiede che minori. Famiglie restino i circuiti separati dagli altri. Esattamente il contrario di ciò che ha previsto l’ultimo decreto italiano.  
Infine le Ong. L’ultima versione del testo spagnolo prevede che le navi delle Ong siano tenute fuori da operazioni di strumentalizzazione dei migranti. Cioè, le operazioni umanitarie non possono essere considerate alla stregua di evitali calcoli fatti da qualche governo per fare pressione sulle frontiere europee. Non si possono mettere le Ong al livello della Bielorussia o di Istanbul (quando ogni tanto fa parte navi in coincidenza con trattative con richieste varie alla Ue). “Le operazioni di aiuto umanitario - recita il passaggio voluto da Berlino -, secondo gli standard europei, non dovrebbero essere considerate come strumentalizzazione dei migranti quando non vi è l'obiettivo di destabilizzare l'Unione o uno Stato membro”. 
Sette navi tedesche nel Mediterraneo  
E qui, proprio qui, sono saltati i nervi a Roma. Anche perché in quelle stesse ore ben sette navi di Organizzazioni umanitarie con bandiera tedesca erano presenti nel Mediterraneo. Navi che Berlino finanzia - dal 2021- con assegni che variano, da nave a nave, tra i 400 e gli 800 mila euro. E’ la “scoperta” - ma la cosa era nota e va avanti dal 2021 - che dal 22 settembre, una settimana, ha fatto cadere il gelo sull’asse Roma-Berlino con attacchi vari,  prima il ministro Crosetto, poi la premier Meloni, infine il ministro Tajani. Che proprio ieri, mentre da Bruxelles rimbalzavano le informazioni sullo stallo, interloquiva così con la ministra tedesca. “La notizia delle 7 navi delle Ong battenti bandiera tedesca conferma i nostri timori. E’ una coincidenza? Cosa c'è dietro? C'è un interesse elettorale? Di altro tipo? Non può essere, è una cosa che non funziona. Qualcuno forse vuole impedire che ci sia un accordo? C'è veramente molto stupore”. Non esattamente il tono di un cordiale confronto.

La proposta shock di Roma  
Anche perchè Tajani è andato in avanscoperta, proprio a Berlino, con un’altra proposta che il ministro della Giustizia Carlo Nordio tiene nel cassetto da tempo. E adesso il tempo è maturo. L’Italia chiede che scatti il principio della territorialità anche sulla mali delle Ong. cioè: se una nave Ong tedesca salva persone nel Mediterraneo, e specialmente nelle acque Sar italiane, deve anche farsi carico delle procedure di asilo.  Cioè, salire su quella nave è come far ingresso nel paese a cui quella nave appartiene. Esattamente quello che succede con gli aerei di linea seppur fermi in scali stranieri. O nelle ambasciate in paesi stranieri. Possiamo immaginare che questa proposta non sia piaciuta a Berlino. Così come non piacerà agli altri paesi a spiccato senso umanitario nei mari, però, italiani. Parliamo di Olanda, Francia, Belgio, Svezia.    
Il no di Polonia e Ungheria
La frenata di Roma sul Patto ha spento l'entusiasmo che da martedì sera si respirava dalle parti della presidenza di turno Ue detenuta dalla Spagna. Ursula von der Leyen, ieri a Spalato per una riunione del Ppe, aveva chiesto espressamente che ci fosse l'intesa in giornata. E al Consiglio Affari Interni di Bruxelles sia la Commissione che il ministro dell'Interno iberico Fernando Grande-Marlaska attendevano l'accordo politico tra i 27. Subito dopo una riunione dei Rappresentanti Permanenti convocata ad hoc avrebbe formalizzato l'approvazione del testo che è sicuramente la parte più spigolosa dell’intero pacchetto del Patto sui migranti. Una volta al tavolo, la tedesca Nancy Faeser, seguendo le istruzioni di Scholz, aveva scandito che Berlino “accetta la proposta di compromesso spagnola”. ”. Dopo di lei, Polonia e Ungheria hanno invece ribadito il loro netto No. Quanto toccava all’Italia, il ministro Piantedosi è rimasto in silenzio e poi ha lasciato la riunione. La commissaria Ylva Johansson e il ministro spagnolo, a microfoni aperti, non hanno comunque puntato il dito contro l’Italia, “Non ci sono grandi ostacoli” hanno detto restando “ottimisti e soddisfatti dei passi avanti fatti”. 
Chiudere entro l’anno 
L’impressione è che solo un chiarimento a due tra Scholz e Meloni, al vertice di Granada della settimana prossima, potrà sbloccare lo stallo. Il fatto è che Italia, Germania e Olanda sono indispensabili per avere la maggioranza qualificata e andare avanti. A complicare il quadro c’è anche un dato politico: sia a Berlino che a Roma il governo è nelle mani di tre partiti alleati. Che, non sempre, la vedono allo stesso modo. I fari, ora, sono puntati su Granada e sul Consiglio Affari Interni di Lussemburgo, le ultime chiamate per trovare un’intesa entro l'anno. Diversamente populisti e demagoghi avranno un'arma in più” nella campagna elettorale per le Europee.







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