Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
TUTTO SI TIENE
Abbiamo salutato nostro figlio di 19 anni sabato pomeriggio. Andava alla festa nel deserto con la sua ragazza. Farò tardi, ci ha detto, non mi aspettate. Li abbiamo trovati abbracciati, due cuori dilaniati insieme.
Mia figlia aveva solo 14 anni e ci aveva tormentato per settimane perché l’accompagnassimo a quella festa che coincideva col suo compleanno. Non voglio nessun altro regalo, ci diceva. Così abbiamo fatto la conta tra mia moglie e me e la sorte ha deciso che l’accompagnasse la madre. Io a casa col fratello di 11anni. Sono state falciate entrambe da quelle mitragliatrici vigliacche.
Nostro padre era andato col fratello a sistemare qualcosa nel campo che coltivavano qui dietro la casa. Quando gli assassini sono arrivati sui pick up hanno prima mitragliato le case, poi hanno cominciato a sparare contro chiunque incontravano. Donne, bambini, vecchi. Io, mia sorella e la mamma siamo scappate a nasconderci nel bunker vicino al campo. Quando siamo uscite dopo 12 ore papà e lo zio erano in terra, decapitati.
I miei vicini sono stati rapiti. Lui separato dalla moglie e dalla figlia di 20 anni, come facevano i nazisti, prigionieri chissà dove. Noi abbiamo fatto in tempo a nasconderci in una intercapedine che avevamo ricavato nel sottotetto.
Ma ho visto la brutalità contro le donne, le loro facce laide e le mani che le palpavano spingendole nel mezzo che se le portava via.
L’azione di Hamas non è di guerra, perché Hamas non ha la forza di fare una guerra contro Israele. E’ un atto terroristico di massa orchestrato con cura militare dall’Iran che, secondo la peggiore tradizione dei paesi anti israeliani del Medio Oriente, utilizza le frange estremiste palestinesi come carne da macello per innescare una guerra vera.
Israele ha tutto il diritto di rispondere militarmente nel modo più duro e severo per difendere la sua esistenza e i suoi cittadini da una violenza sterminatrice messa in atto contro centinaia di cittadini inermi. Come sempre terrorismo è sinonimo di vigliaccheria, ma è anche una pedina politica.
Che la risposta israeliana sia non di pancia, ma progettata freddamente e con cura chirurgica per eliminare gli stati maggiori di Hamas e distruggere i nidi di razzi lanciati soprattutto sui civili.
Sarà un atto liberatorio anche per tanti palestinesi tenuti in ostaggio e usati come scudi umani dai vigliacchi che, con la scusa della liberazione della Palestina, non hanno altro obbiettivo se non quello di mantenere un potere oppressivo nel quale sviluppare ogni traffico criminale.
La strage non porterà nessun vantaggio alla causa palestinese, ma la affosserà ulteriormente.
Questo dimostra che la coalizione islamista della quale l’Iran vuole essere leader , è terrorizzata dall’avanzamento del processo di pace che, svolta fondamentale, stava coinvolgendo l’Arabia Saudita con la sua prossima adesione alla “pace di Abramo”.
Un processo che isola ancora di più l’Iran, con i suoi fantocci delle formazioni terroristiche islamiche che, dopo la sconfitta dell’Isis, rialzano la testa manifestandosi nel modo più brutale e sanguinario.
Fanno orrore certi silenzi o equidistanze occidentali, che da noi si esplicitano nelle solite dichiarazioni ambigue e opportunistiche di Conte, ma è anche agghiacciante la reticenza, quando non il silenzio, di una parte dell’opinione pubblica ormai assuefatta all’orrore internazionale sdoganato dai fautori del “nuovo ordine mondiale”, che auspicano nasca da una sconfitta politica e magari militare degli Usa e dell'Occidente nel quale mangiano come in un truogolo.
I campioni della libertà e dei diritti aggiogati al carro di Putin il gangster e di Kameney lo sterminatore del suo popolo. Vadano sulla Piazza Rossa o nei viali di Teheran ad applaudire i gulag e le esecuzioni delle donne e dei giovani iraniani, ad apprezzare i modelli di libertà che a New York o a Roma disprezzano tanto.