Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Dopo la carrellata di “muri” e di vie guardiamo ora cosa facevano gli abitanti e come erano i migliarinesi.Cominciamo con il lavoro principe della gente nostra e del “confino”, il vicino Torre del lago, e cioè la raccolta e la lavorazione dei pinoli.
Decine e decine di barrocci portavano le pine raccolte in “Mandria” dove venivano messe in fila come nei campi erano le zone seminate, le porche, che per allusione rimandano al lavoro con le bestie tanto da far dare il nome “mandria” alla zona di ammasso.Le foto sono del primo ‘900 e forse sono degli Alinari che hanno fotografato tantissimo nostro territorio.
Oltre al trasporto, importante era la raccolta delle pine scosse dagli uomini, gli “scotitori” e fatta dalle “raccattine”, per lo più donne dei due paesi sopradetti, ma c’è stato un periodo in cui fu tentata anche la coltivazione del lino.
Ora la zona è in completo degrado e restano solo le foto e il ricordo di pochi.
Un altro tempo, un’altra età, un altro modo di divertirsi concentrato, per un piccolo paese come il nostro, nella “festa di maggio” che richiamava decine e decine di “divertimenti”, bancarelle e addolcito dalle “torte co’ bischeri” che ogni famiglia preparava in casa per l’occasione e cuoceva a rotazione nel forno di Vando.
Un dolce saluto, siamo vicini alla loro commemorazione, ai nostri amici tiratori e sostenitori che hanno finito le cartucce.
Ciao Rava e moglie, ciao Cardinale, ciao Palazzino, ciao Pippo, Mauro, Graziano, Roberto e qualche altro di cui ho dimenticato il nome ma non la faccia.
Franco, Sergio resistete, a me ci penso da me.