Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
21 marzo
Oggi è il primo giorno di primavera. Le foglie tenui colorano d’improvviso gli alberi del grande giardino, a ricordare ancora una volta la potenza e la bellezza del ciclo vitale di cui siamo parte.
L’erba è alta e quella di campo ha preso il sopravvento sul curato prato all’inglese di qualche anno prima.
Tutt’intorno è un’esplosione di fiori dai mille colori, di biodiversità vegetale e animale perfettamente armonica, seppur apparentemente caotica.
Spira una gelida brezza con memorie d’inverno, ma il sole di metà mattina è già caldo.
Le due gatte di casa, mie fedeli e discrete compagne di vita, sembrano percepire il risveglio della natura.
L’atmosfera che si creata è piacevole, distensiva e riposante, in netto contrasto con la frenesia dei pensieri e del mondo che mi gira intorno.
Decido di rientrare in casa, ho molte faccende da sbrigare.
Sembra proprio la giornata perfetta per meditare su quello che è stato; è il momento giusto per catapultarsi nel passato e lasciarlo andare, costruendo il futuro.
Dovrei stare al passo, spicciare tutte quelle ripetitive incombenze domestiche che non sempre si ha la stessa voglia di fare.
Vago da una stanza all’altra e osservo, dentro e fuori me stessa.
Gli scatoloni da svuotare sono ancora lì, ma possono aspettare; per riordinare la vita, dopo un faticoso trasloco, occorre tempo.
Cammino lungo il corridoio di casa e mi soffermo a osservare.
In questi spazi ho trascorso l’infanzia, i miei giorni più spensierati, quando ero una vivace bambina dai capelli rossi, piena di sogni e fantasie, che non vedeva l’ora di andare a casa di nonna Teresa.
Tra queste mura si sono susseguite le storie della mia genealogia femminile, di donne che inconsapevolmente hanno portato avanti piccole e grandi rivoluzioni quotidiane.
“Mettiti almeno un po’ di rossetto!” mi imploravi quando da adolescente uscivo di casa in modo trascurato e svogliato, in tuta e quasi completamente struccata.
Non mi rendevo ancora conto che quello non era soltanto un frivolo consiglio in materia di estetica, ma un’esortazione a prendermi cura di me stessa, a volermi più bene, a valorizzare la mia persona.
Quel tocco di colore sul viso per te, nonna, racchiudeva un forte significato simbolico e aveva fatto la differenza per molte donne della tua generazione, che con la fine della seconda guerra mondiale si affacciavano alla vita e conoscevano il loro primo amore.
Stasera uscirò a cena per festeggiare un’occasione speciale e voglio prepararmi nel migliore dei modi, curando ogni dettaglio.
Ho deciso che indosserò uno dei tuoi abiti rimasti nell’armadio e che ho ritrovato in questi giorni: di colore nero, lungo fino alle ginocchia, scollo profondo e silhouette importante.
Adesso che il mio fisico ha assunto delle forme decisamente “curvy”, un po’ come le tue, credo che mi farà sentire proprio a mio agio.
Per fortuna mia madre ha conservato molti dei tuoi oggetti più cari, non erano molti in realtà, ma custoditi con cura e delicatezza.
Sono di fronte allo specchio del tuo bagno rosa e in modo maldestro cerco di riprodurre l’elegantissima pettinatura che hai portato per tutta una vita; un tentativo che non so se andrà a buon fine perché è davvero difficile da realizzare, se non si hanno capelli lunghissimi.
Mi ha sempre affascinato vederti sciogliere la splendida chioma nel momento in cui ti pettinavi.
Toglievi le forcine una ad una, poi spazzolavi la capigliatura con pazienza e ti facevi una treccia, poche mosse ed ecco fatto un raffinato “chignon”!
Oggi ripercorrere i tuoi passi mi fa capire molte cose su me stessa, soprattutto su quelle dinamiche famigliari spesso così complesse che, se non ben comprese, accettate e superate, possono segnare inesorabilmente il cammino.
È proprio all’interno del “focolare domestico”, solo apparentemente accogliente e rassicurante, che vanno in scena le storie più incredibili.
La vita d’improvviso può lasciarci improvvisamente soli.
Arriva un giorno in cui ci viene chiesto di fermarci e di guardare indietro, pensando a ciò che è stato.
“Se avessi detto...se avessi fatto…”.
Poi ci si rende conto che non avremmo potuto fare altrimenti.
Tutto può cambiare, ma nello stesso tempo restare uguale, immutato, proprio come questa casa, dove oggi mi trovo a vivere e dove hai vissuto tu, nonna Teresa.
Oggi è diversa, eppure è la stessa.
Tu non ci sei più, ma sei ancora qui.
La vita ti toglie, ti dà, non c’è un punto di arrivo, tutto finisce e ricomincia sempre.
25 aprile
Oggi è una giornata importante.
Si ricorda la Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, un’epoca storica buia, di cui mi raccontavi spesso.
“In quel periodo ho incontrato il tuo nonno!”.
Quante volte hai pronunciato quelle parole, frasi che racchiudevano i tuoi ricordi più vividi e significativi.
Le scandivi con un tono misto di nostalgia e anche di orgoglio, mentre mi mostravi alcune foto dell’epoca.
“Nonna Teresa, raccontami, come l’hai conosciuto?”
“Era un giovanotto bellissimo. Vidi per la prima volta la sua fotografia appesa sull’altare della chiesa, insieme a quelle degli altri dispersi.
Era vestito da marinaio, era giovane e già così coraggioso.”
Un colpo di fulmine immediato il loro, una storia d’amore durata tutta la vita, nonostante tutto.
Durante la seconda guerra mondiale mio nonno materno si arruolò in marina e fu imbarcato su un sommergibile.
Il natante venne in seguito colpito dall’esercito tedesco e i sopravvissuti riuscirono a fuggire a piedi.
“Nonno fu preso dai tedeschi durante i rastrellamenti di italiani, catturato e caricato su un camion. Il destino per lui però aveva deciso altro. Forse dovevate nascere voi…”.
“Che cosa successe dopo? Come riuscì a fuggire?”
“Si buttò giù dal camion, in un fosso! All’altezza di Pontedera l’istinto di sopravvivenza gli fece trovare la forza d’animo per compiere quel gesto eroico.”
“Nonno era originario del “Secco”, a Lido di Camaiore, aveva il salmastro nel sangue, un coraggio e una forza da leoni!”.
In effetti la sua indole “battagliera” ed energica era l’esatto opposto del carattere dolce e pacato della mia nonna.
“Un giorno, notai alla fontana dei “Tognoni” un bel giovane che stava prendendo l’acqua: era proprio il ragazzo vestito da marinaio che solo qualche tempo prima avevo incrociato nella fotografia esposta in chiesa.”
Ecco che il destino era segnato: credevi al fatto che tutto, in qualche modo, fosse già scritto.
La bellezza raffinata, autentica e la gentilezza dei modi conquistarono il tenebroso fuggitivo, che non ti mollò più.
L’amore può sbocciare ovunque: è quell’energia che ci fa guardare avanti, caricandoci di una linfa nuova.
É la spinta propulsiva della speranza e del cambiamento, è un’istinto di vita, che va oltre la morte.
“Lui passava le notti appostato fuori casa mia, dormiva nei campi di zucca per controllare i movimenti dei soldati. Presidiava il territorio dai pericoli e nello stesso tempo mi corteggiava”.
Poco tempo dopo la guerra finì.
Passeggio in giardino e ripenso a quella pista da ballo di cui mi parlavi, al periodo in cui gli americani la allestirono proprio qui.
Si apriva una fase nuova, piena di speranze e di sogni, dopo tanta povertà, terrore e distruzione.
1° maggio
Chissà se la tua è stata la vita che sognavi.
Non parlavi mai delle tue ambizioni, il tuo temperamento quieto faceva pensare che tu non ne avessi, ma forse non era proprio così.
La tua eleganza innata era data dalla semplicità, non amavi il lusso frivolo e vuoto, i “lustrini” di quel mondo fatto di finzione che va tanto di moda oggi.
Raccontavi con soddisfazione e un pizzico di malinconia che a scuola eri molto brava; in quinta elementare infatti vincesti un libretto per poter proseguire gli studi.
Purtroppo non ti fu concesso: le donne dovevano sposarsi e fare figli, così facevano tutte e così doveva essere anche per te.
Nonna, gli stereotipi e i pregiudizi di genere sono ancora oggi profondamente radicati e rimane molto da fare per noi donne!
“Studia e realizzati, a prescindere da tutto”, mi dicevi sempre.
Amavi la cultura e quando mi mettevo a suonare il pianoforte mi accorgevo di quanto fossi felice per me.
Non ho seguito abbastanza i tuoi consigli: la mia è stata un’adolescenza inquieta, dovevo capire che cosa volevo davvero.
In ogni caso sapevo che a casa avrei sempre potuto trovare un punto di riferimento rasserenante, rassicurante, ma soprattutto profondamente sincero, tu nonna.
Ti sei fidanzata da giovanissima e poi sposata poco tempo dopo; eri legata economicamente a tuo marito, ma non condizionata.
Hai sempre avuto una tua indipendenza di pensiero e di idee che ti rendevano forte e salda.
Già tua madre, quindi la mia bisnonna, si era dimostrata una donna dalla tempra forte e dall’intelligenza spiccata.
Nonostante il duro freddo dell’inverno o il sole cocente dell’estate, inforcava la sua bicicletta e andava a Lucca, a lavorare alla manifattura tabacchi.
Era una “sigaraia”.
Il fatto di percepire uno stipendio le permetteva di avere una certa, seppur piccola, “autorità” all’interno delle mura domestiche, in una famiglia di stampo patriarcale.
Da sempre il lavoro delle donne, fuori e dentro casa, ha tessuto una tela di condizioni e relazioni che hanno permesso agli uomini di realizzarsi nella vita pubblica.
Era considerato uno stato naturale delle cose.
La consapevolezza del collettivo femminile è poi cresciuta.
Questo lo sapevi molto bene e mi esortavi a costruire una mia indipendenza economica come aveva fatto anche tua figlia, la mia mamma.
Per un breve periodo anche tu hai lavorato non soltanto come casalinga.
Vendevi articoli per la casa “porta a porta”; partivi con la tua “Austin Morris” e rifornivi di svariati prodotti tante famiglie della zona.
Da piccola mi divertivo un mondo a sbirciare tra gli scaffali del garage che avevi adibito a magazzino, dove si trovava davvero di tutto: detersivi, saponi, spugne, giocattoli, bambole, abbigliamento, calze, riviste, tovaglie e molto, molto altro!Nonostante il tuo carattere riservato, tutti conoscevano la bella signora dalla crocchia bionda che vendeva prodotti a domicilio.
Poi, anche quella gioiosa fase della vita si è conclusa.
Estate
Sei sempre stata un punto fermo, proprio come i maestosi alberi sotto i quali trascorrevi e osservavi i giorni della tua vecchiaia, accomodata sulla sedia a rotelle con il tuo cagnolino sempre vicino.
Ricordo quelle giornate di luglio, afose e lunghe, quando verso sera si alzava un po’ di vento proveniente dal mare che preannunciava il tramonto.
Con le mani cercavi di sistemarti i capelli arruffati, il tuo “chignon” un tempo così perfetto, si presentava scompigliato e un po’ ribelle.
Indossavi vestiti ampi e dalle fantasie floreali, come a voler prendere la vita con leggerezza e ironia.
Dal tuo sguardo sereno trapelava la saggezza di chi sa già come andranno le cose e conosce alla perfezione chi ha di fronte.
Pensieri immensi quelli che ti passavano davanti mentre stanca, sorreggevi la testa con le mani.
Ansie, frenesie, illusioni, preoccupazioni avevano lasciato spazio alla calma e alla consapevolezza.
Da te ho imparato che c’è un tempo dell’attesa da non forzare, che a volte è necessario chiudere gli occhi e aspettare che le tempeste passino, per non farsi travolgere dalla follia autodistruttiva che ci circonda.
Sei stata una donna “d’altri tempi”, ma dalla mentalità indipendente e moderna perché credevi nella forza e nella condivisione femminili.
Mi hai insegnato a non arrendermi, a non cedere al pessimismo, a stare accanto a chi ci vuole bene, non rinunciando mai agli spazi di autonomia e alla realizzazione personale.
Grazie nonna, perché le tue parole pronunciate nelle “veglie” dell’estate sono scolpite come sulla pietra nei miei pensieri e nel mio cuore.
Ho fatto tesoro del tuo esempio e dei tuoi consigli e ora quante cose vorrei raccontarti! Forse chissà...potrei farlo attraverso le pagine di questo diario...
Elena Franceschini