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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Umberto Mosso
CHI PARLA MALE PENSA MALE (E BUON NATALE).

17/11/2023 - 13:25

CHI PARLA MALE PENSA MALE (E BUON NATALE).

 

Il Consiglio Comunale di Siena ha approvato una mozione che chiede alla Sindaca, di centrodestra, che nel territorio senese sia osservato «il rispetto delle tradizioni, delle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa e della festa del Natale».

La mozione ha fatto seguito alla volontà espressa dal presidente dell’Istituto universitario europeo (Eui) di Fiesole, di rinominare la festa di Natale in “festa d’inverno”, eliminandone il riferimento cristiano nella logica del Piano per l’uguaglianza etnica e razziale dell’Eui.«Noi accogliamo un numero crescente di studenti del mondo intero attuando una politica di inclusione delle diverse culture e vogliamo garantire che la celebrazione di festività e ricorrenze sia comunicata con un linguaggio inclusivo, riconoscendo le diverse religioni e credenze» aveva detto il presidente.

Chiederà anche ai suoi studenti, nostri amici musulmani, di celebrare il Ramadan chiusi in casa per non offenderci col festoso pranzo serale e di chiamarlo, per noi, un “forty days of wellness treatment”? Questo episodio, di rilevanza apparentemente locale, rimanda ad un confronto sotterraneo, che a tratti riemerge, tra laici integristi e “purissimi” difensori del cristianesimo. Entrambi presunti rappresentanti di due esclusivi schieramenti in lotta sull’esistenza, o meno, delle radici cristiane dell’Europa.

Per i primi l’inclusione sociale avrebbe come requisito la sterilizzazione, anche semantica, di ogni riferimento culturale all’origine delle differenze che, pure rispettate nella loro espressione privata, dovrebbero produrre una nuova cultura pubblica integrata e di conseguenza un ordine sociale omogeneo, con comportamenti dettati e descritti da un linguaggio neutralizzato. Un assunto in linea con l’esasperazione autoritaria della “cancel culture”, un prodotto d’oltre Atlantico, ma assai gradito dai nuovi antimperialisti occidentali. Soprattutto in grado di fornire alla destra una potentissima arma politica a doppio taglio. Da un lato per insediarsi nei sentimenti della più grande massa delle persone. Non solo cristiane e di destra, ma di chi vive la laicità nel rispetto delle manifestazioni pubbliche delle religioni, culture e tradizioni altrui. Di chi, per cosmopolitismo, non si sente offeso e non prova fastidio per la loro espressione pacifica e nel rispetto degli ordinamenti e delle leggi europee. Laici veri, internazionalisti prima ancora che globalisti, trattati come vecchi arnesi arrugginiti, residuati dell’illuminismo, del liberalismo e della storia migliore dell’umanesimo socialista e libertario. Dall’altro le forniscono argomenti politici forti per dividere, anziché integrare, e per utilizzare lo stesso autoritarismo culturale per fini opposti. Per cancellare, usando gli stessi argomenti, assieme ai cascami di un progressismo errante senza meta anche le culture e le politiche comunque ritenute avverse. Nel merito negare le radici cristiane dell’Europa, di certo non le sole ma assieme a quelle greco – romane, giudaiche, illuministe, liberali e socialiste, non è esercizio di laicità ma di pura grettezza culturale.Si può immaginare una Europa senza considerare le sue origini culturali e politiche sancite almeno a partire dall’Editto Costantiniano del 313 d.c. che la conformò tutta? Senza valutare positivamente la difesa e il lascito della sua cultura, anche non confessionale, operata da monachesimo premessa del Rinascimento europeo?

 

 

Si può immaginare una Europa senza le cattedrali romaniche, gotiche o le chiese di Gaudì, Le Corbusier, di Michelucci? Senza le opere sacre di Giotto, Rublev, Masaccio, Piero, Antonello, Michelangelo, Caravaggio, El Griego, Velazquez? Senza Manzoni e Dostoevskij, senza Hugo, Maritain, Pascal e Tolstoij. Senza Benedetto da Norcia, Francesco da Assisi, Caterina da Siena, Teresa d’Avila o Calvino, Lutero, Valdo? Provate da laici ad immaginare che tutto questo non sia esistito o non se ne abbia traccia da nostalgici delle chiese trasformate in granai. Invece sono anche queste le nostre radici europee, pure di laici e non credenti come chi state leggendo.

Le differenze non vanno nascoste o cancellate, vanno espresse, riconosciute, valorizzate, accolte per quelle che sono. Le differenze (fero) portano.

Le diversità (adversis) sono in guerra tra loro e non si  superano negandole, se non sopprimendole in modo autoritario. La mentalità del presidente dell’Eui rappresenta bene la mutazione antropologico – culturale di certa sinistra, la sua cesura con la storia migliore del progressismo italiano, la sua subalternità culturale e politica al pensiero incialtronito della deriva populista, senza etica né memoria, che l’ha divorata. Quella mentalità è tornata al ribellismo inconsulto e dopo avere stravolto la sua identità culturale, pretende che la nostra lingua sia cancellata in nome di un asterisco al posto di una vocale o che la nostra identità europea sia deformata censurando una tradizione di pace e di amore universale, donato dai credenti anche a chi non crede, come un atto discriminatorio e offensivo.

Una assicurazione di lunga vita alla destra rilasciata da questi nuovi chierici arcigni. Che ipocrisia disossata! 

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