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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Circolo ARCI Migliarino-6 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Posti in piedi alle funzioni:
L'importanza di una panca nell'800
di Franco Gabbani e Sandro Petri

26/11/2023 - 16:12


 Il successo di lettura delle precedenti serie di articoli, realizzati da Franco Gabbani e Stefano Benedetti , sulle vicende di persone e famiglie del nostro territorio, ci ha spinto a proseguire nel lavoro, con una nuova serie di articoli, frutto del lavoro di Franco Gabbani che potremmo definire con il titolo “Persone, vicende e curiosità storiche della valle del Serchio e non solo”.    
La ricerca storica, infatti, non è solo indagine su imperatori, re, papi, condottieri,  inventori, letterati e sui grandi eventi di cui furono promotori e attori, ma significa anche indagare su vicende che ebbero come protagonisti persone semplici, fatti che ebbero un riflesso limitato esclusivamente ad una piccola comunità e alla porzione di territorio da essa occupato.
Sono queste vicende, con un carattere storico poco noto, questi episodi che riguardarono personaggi non rilevanti, che sono quelli che  permettono di far luce su comportamenti sociali difficilmente rilevabili attraverso altre analisi.  

Questa nuova serie di articoli mirerà, ancora una volta, a far conoscere, soprattutto ai lettori più giovani, un po’ di storia del nostro territorio, nella speranza che possano giungere a vederlo e sentirlo in modo diverso.
La storia, infatti, ci fa conoscere il nostro passato ma ci aiuta anche a conoscere, a comprendere il nostro presente e il senso di ciò che ci circonda. 
Con articoli relativamente brevi, anche per facilitarne la lettura, ci soffermeremo, quindi, su presunti brogli elettorali, su contrasti amorosi, cause promosse per motivi impensabili, parleremo della  storia di  un  giovane ussaro pisano, di nobili famiglie, di donne che per prime, nel mondo pisano, manifestarono una propria personalità al di fuori delle mura di casa, di confraternite, di scuole di mutuo soccorso, del Castello di Monte Santa Maria e della Chiesa di Santa Maria di Castello, dell’Auserculus, di chiese, di campane contese e, addirittura, come leggeremo qui di seguito, di panche della chiesa.

 

Nella foto la chiesa di S. Alessandro a Vecchiano  

Sandro Petri 

POSTI IN PIEDI ALLE FUNZIONI:
L’IMPORTANZA DI UNA PANCA NELL’800
di Franco Gabbani 

Vorrei soffermarmi sull’importanza che aveva per le nostre comunità, ancora nell’800, la partecipazione alle funzioni religiose della domenica e delle altre festività di precetto.La Messa era un dovere molto sentito, non andare a Messa significava commettere una grave mancanza.

Alla Messa partecipava anche chi era poco o per niente credente, con lo scopo di compiacere  il padrone, che dava lavoro, o il parroco al quale spettava non solo di essere guida spirituale ma aveva anche il compito di  rilasciare attestati e autorizzazzioni riguardanti gli eventi più importanti della vita della comunità. 

La Chiesa era il luogo della celebrazione eucaristica ma anche uno dei pochi luoghi, se non l’unico, dove le persone si incontravano, dove si conversava, dove si condividevano gli avvenimenti della collettività e quelli del singolo.
La Messa era, in sostanza, l’unica “distrazione” di una settimana di duro lavoro e anche occasione per “vestirsi da festa”. 
La Chiesa era, quindi, il luogo dove il popolo si ritrovava con le sue gioie, i suoi dolori, le sue speranze, ma, talvolta, era anche luogo di discussioni, di “scontri” tra persone, tra famiglie e persino fra gli stessi pastori della Chiesa, per motivi oggi sicuramente poco comprensibili e che posso forse farci sorridere.  

Il primo esempio di contrasto fra parrocchiani ci è dato da una lettera del 1825 che il parroco di Filettole, Federigo Bartoli, scrive al vicario del Vescovo per informarlo che la signora Margherita Meazzuoli (1) ha una panca in Chiesa che, in conseguenza di lavori fatti, si è dovuta spostare dietro a un pilastro costruito di recente.

La panca si trova ora più vicina al punto della chiesa che di solito viene occupato dalla maggior parte delle altre parrocchiane. 

La signora Meazzuoli, scrive il parroco, dice “che resta soffogata dal tanfo di quelle villane,dovendo situarsi fra la turba, onde propone di mandare ogni domenica una o due seggiole, qualora vi sia altra sua ospite.

Queste seggiole le vorrebbe situate in linea di questo pilastro, occupato, prima (della fabbrica della chiesa) dalla sua panca": dovrebbero essere portate ogni domenica prima della Messa e tolte dopo la Messa. 

 

Il parroco aggiunge che le due seggiole non andrebbero messe per le funzioni religiose delle altre feste “giacché i signori di costà (di Pisa) non hanno gran simpatia co’ vespri, e con le benedizioni, e soltanto ne due mesi estivi della villeggiatura”. 

Fa presente, inoltre, che il posto dove dovrebbero essere collocate le sedie non è occupato da alcuno e, in aggiunta, gli altri partecipanti alla messa godrebbero di una panca in più.

Si scusa per essersi preso la libertà di scrivere la presente lettera  mentre prega il vicario di una risposta “affinchè non vegga svenuta questa signora. Noi che siamo contadinacci di pelle dura, si crede poco, anzi nulla, alla arrendevolezza delle donne, ma abbiamo torto, perché i medici sostengono che gli organi delle signore sono assai più irritabili di quelli di noi altri tangheri” (2) . 

 

Un’altra panca di Chiesa  è al centro di una vicenda molto più complicata della precedente. Il parroco di S. Alessandro di Vecchiano (nel 1863) scrive a Monsignor Arcivescovo facendo riferimento alla panca della signora Rosa Pistelli.

A questa signora, dal Maggio 1858, era stato concesso, dal precedente parroco, Don Giovanni Vannozzi, di “poter fare una panca in Chiesa di fianco alla Porta Maggiore a mano destra, e a tale effetto gli dava la facoltà di rimuovere una Cassapanca di proprietà dell’Opera della Compagnia, ove si riponeva la Coltre funebre, ed un Cantonale ingroppato al muro che racchiudeva gli arredi necessari per l’amministrazione del Battesimo”.

 

Il Pievano Vannozzi si era, però, riservato di pagare metà della spesa per cedere la comproprietà di detta panca alla famiglia Nencioni.

I Nencioni godevano, da antichissimo tempo, del diritto di una panchetta genuflessoria, dinanzi alla Cassapanca sopra indicata, che veniva ad essere danneggiata dal collocamento di quella della Pistelli. 

Fatta la panca, la signora Pistelli non volle il rimborso della metà della spesa purché restasse nel posto che le era stato destinato.

Il Nencioni, però, non intendendo essere privato del suo diritto, fece fare una piccola panca di circa tre braccia e, dopo aver rimosso quella della Pistelli, la ricollocò nello stesso luogo dove prima c’era il suo inginocchiatoio. 

 

A quel tempo don Vannozzi aveva informato di questi contrasti l’Arcivescovo il quale aveva allora ordinato che le due panche fossero poste dinanzi all’Altare Maggiore. 

Il Nencioni accettò mentre la Pistelli preferì portare a casa propria la panca, con il consenso del Pievano il quale, volendo rifare tutte le panche, le aveva fatto intendere che in quell’occasione “avrebbe dato un luogo conveniente anche alla sua”.

 

Tutto si svolse tranquillamente fino alla morte di Don Vannozzi, quando il nuovo Economo, Della Croce, fece riportare la panca Nencioni al suo antico posto, facendo riaccendere la questione momentaneamente sopita.

Ma alle due famiglie, Pistelli e Nencioni, se ne aggiunse una terza: il Bertelli che asseriva di essere danneggiato dalla panca Nencioni perché, occupando uno spazio maggiore, gli impediva di inginocchiarsi comodamente.

A questo punto “il Dottor Pietro Sbragia credendo che tutta la questione si residuasse al Bertelli, a proprie spese fece prolungare fino a sette Braccia la panca Nencioni, affinché il Bertelli potesse star in Chiesa con tutto il suo comodo.

Anche l'Operaio (3) Baraglia volle farsi vivo in questa contesa, dicendo che "se il nominato posto non fosse stato accordato alla Pistelli, intendeva valersi del diritto di rifare la Cassapanca dell'Opera e metterla nell'antico suo luogo.(…) 

Infine varie rispettabili persone s’interposero e si dettero molte premure onde far cessare la surriferita questione, ed ottenuto da altre un luogo a mano sinistra della Porta Maggiore, fu detto alla Pistelli di rimettere alla sorte il posto che gli sarebbe toccato, ed anche questa conclusione venne rigettata.

(La signora Rosa Pistelli, come detto all’inizio, voleva la sua panca “di fianco alla Porta Maggiore a mano destra” e non “a mano sinistra” come le veniva proposto).(4) 

 

Gli episodi riportati dimostrano come avere nella Chiesa una panca, una sedia, o un inginocchiatoio collocati  in un determinato spazio, fossero misura del prestigio che la comunità riconosceva alla famiglia che li occupava.

Spostare una panca non creava solo semplici contrasti fra parrocchiani, ma  poteva, perfino, dare avvio a  procedure molto più complesse. 

E’ questo il caso della signora Anna Sozzifanti , consorte del nobile Giuseppe Silvatici (5) , che si oppose alla decisione del magistrato comunitativo (6) di Vicopisano: costui, con una delibera del 1829, aveva disposto di far collocare una nuova panca all’interno della pieve di Santa Maria, da sistemare sotto l’altare maggiore, e da riservare alle famiglie del vicario regio, dei ministri del tribunale, degli alti magistrati.

Questa operazione comportò la rimozione della panca della famiglia Silvatici, da sempre in posizione dominante rispetto alle altre, che considerò il gesto un vero e proprio affronto.

 

Anna Sozzifanti Silvatici dette inzio ad un fittissimo carteggio con le autorità civili e religiose per farle recedere “dall’indegno provvedimento”.

Dopo due anni, nel 1831, la velenosa disputa si concluse con una sentenza che sancì la vittoria della combattiva nobildonna.

Lo scanno dell’aristocratica stirpe tornò al suo posto mentre le autorità dovettero accontentarsi di un sedile in seconda fila, tra i plebei e comuni mortali (7). 

 

A tutti questi conflitti si cercò di porre rimedio con una Notificazione della Imperial Regia Consulta, dell’Agosto 1835,  in cui si rendeva noto che “Sua Altezza Imperiale e Reale con la veduta di meglio assicurare la tranquillità tra i privati, ed il decoro del culto sacro, si è degnata con rescritto del 12 Agosto corrente di ordinare che nessuna persona, o famiglia possa esercitare nelle chiese, specialmente parrocchiali, la prerogativa d’avervi, o tenervi sedie, o panche di privato suo uso, se non per titolo di Patronato o per una Sovrana concessione da riservarsi unicamente come premio per rilevanti vantaggi della Chiesa stessa”.(8)    

(1) Potrebbe trattarsi della moglie di Federigo Meazzuoli , segretario dell’Accademia Imperiale. Fu uno dei Membri del Primo Consiglio Comunale della Comune di Vecchiano nel 1809. I Meazzuoli risiedevano a Pisa, nel quartiere di Santa Caterina: non mi èstato possibile approfondire la ricerca sui libri di ”Stato delle Anime” perché  sono ancora presso la Parrocchia di Santa Caterina.

 

(2) Archivio Storico Diocesano di Pisa, Atti vari. Carteggi relativi alle Parrocchie. Cancellerie 21, Filettole N. 47. 

(3) Era eletto dal popolo, appoggiava le iniziative del Parroco, provvedeva alle spese del culto, amministrava le rendite dei beni della chiesa, dei lasciti testamentari e delle donazioni. 

(4) A. S. D. P., Atti vari – Carteggi relativi alle Parrocchie. Cancelleria 21. Vecchiano N. 51 

(5) Nobili pisani abitavano nell’imponente palazzo di Piazza Martiri della Libertà (già piazza Santa  Caterina). 

(6) Era composto da un Gonfaloniere e da un certo numero di Priori. 

(7) Panaia A., Vezzozi G., Memorie di famiglia, Edizioni ETS, Pisa 1994,, pp. 266, 267. 

(8) A. S. D. P., Corrispondenza e Atti delle Autorità Civili N. 22, da 1820 a 1839.

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