Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Elly Schlein deve tutto alle primarie
Il Pd e le primarie: l’atto costitutivo dell’identità del Partito Democratico | L’editoriale di Matteo Renzi
Le Primarie sono l’atto costitutivo dell’identità del Partito Democratico. Sono state le primarie a incoronare Prodi, in primis, e poi Veltroni e poi gli altri. Sono state le primarie a marcare la differenza tra il PD e gli altri. Sono state le primarie a decretare il successo delle esperienze amministrative più forti. Il PD senza primarie diventa un’altra cosa. Il PD senza primarie si chiama Ditta.
Elly Schlein ha vinto a sorpresa il congresso perdendo la sfida tra gli iscritti. La comunità che ella dirige aveva scelto un altro. Ma la forza delle primarie ha travolto le decisioni degli iscritti. E per la prima volta nella storia del PD si è trovato alla guida del Nazareno un personaggio che aveva perso la competizione interna.
Elly Schlein insomma deve tutto alle primarie: senza non sarebbe mai stata eletta alla guida del partito. E chi come me ha utilizzato le primarie -da outsider- sa che questo strumento ti costringe a un rapporto vero con la gente, ti fa volare alto rispetto ai ricatti delle burocrazie interne, ti permette di offrire una visione alla tua comunità e al Paese e non solo di fare un elenco della spesa a favore delle correnti. Le primarie insomma sono decisive. Il punto è che il PD ha issato Elly Schlein alla guida con le primarie ma poi – una volta proclamato il risultato – ha pensato bene di tornare alla Ditta, cancellando le primarie e sostituendole con l’indicazione del capo.
L’esempio più eclatante è la Sardegna: Renato Soru, già Presidente della Regione, già Parlamentare Europeo, già fondatore del PD, ha chiesto di candidarsi alla guida della Regione attraverso le primarie. Gli è stato detto: giammai!
E perché?
Perché le primarie quest’anno non si fanno perché basta dare la presidenza a una grillina, l’onorevole Todde.
Soru che ha fondato il PD viene zittito dal PD per dar voce a una, la Todde, che il PD lo ha solo offeso. Che poi se la leggete tutta di fila questa frase è già sintomatica del fatto che il PD di Veltroni, il PD della vocazione maggioritaria non esiste più: uno dei 45 fondatori del PD, storica figura della sinistra sarda, chiede di fare le primarie e gli viene detto di no, e gli viene detto last minute, perché il suo posto tocca a una grillina.
Di Firenze vorrei quasi non parlare. La città che ha prodotto il cambiamento della rottamazione e della parità di genere (non a caso qui il centrosinistra ha tre candidate, tutte donne: Sara Funaro, Cecilia Del Re, Stefania Saccardi, segno che quando si investe sul protagonismo femminile, la generazione successiva raccoglie i frutti dell’idealismo di chi l’ha preceduta) ha scelto di rifiutare le primarie per blindare la candidata imposta dal sindaco uscente.
Quando i leader hanno coraggio, fanno le primarie.
Quando i leader non hanno coraggio, non solo non fanno le primarie, ma in verità non sono neppure leader. E gli accordicchi di queste ore lo dimostrano.
Ma se il PD persino sulle primarie ritorna a fare la ditta, i sedicenti riformisti che ci stanno a fare?
Matteo Renzi
Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista