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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Claudia Fusani
Draghi alla guida della Commissione Ue? Il piano di Parigi e Berlino. All’Europa in crisi serve Super Mario

10/12/2023 - 0:13

Il retroscena e la non smentita
Draghi alla guida della Commissione Ue? Il piano di Parigi e Berlino. All’Europa in crisi serve Super Mario

Fonti vicine all’ex premier: “Non è interessato”. Ma non è una smentita. Palazzo Chigi tace. A Ursula von der Leyen il timone della Nato?

Ci sono volute sette ore per trovare la formula più neutra: “Mario Draghi non è interessato alla guida della Commissione Ue”. Così hanno dichiarato alle 14 e 30 di ieri “fonti” vicine all’ex premier Mario Draghi che un retroscena di Repubblica ha invece lanciato come “ipotesi su cui stanno lavorando Parigi e Berlino”, l’asse storico che sposta gli equilibri in Europa. Dalle 7.30, ora in cui l’ex premier legge i giornali, la precisazione (“non è una smentita”, chiariscono a Il Riformista le stesse fonti vicino all’ex premier) arriva via agenzia di stampa dopo le 14.
Un tempo lungo che tradisce come minimo quell’imbarazzo di prammatica che si utilizza davanti a scenari così complessi ma anche lusinghieri. E rispetto ai quali, va detto, nessuno con un minimo di galateo istituzionale può permettersi di dire e o fare altro. “Il Presidente – spiegano le stesse fonti – è volentieri impegnato nello svolgere il lavoro di consulenza per preparare il rapporto sul futuro della Competitività europea, incarico che ha ricevuto a metà settembre direttamente della presidente von der Leyen. Draghi – continua il ragionamento della fonte – ha guidato per otto anni la Banca centrale Europa che è senza dubbio il ruolo e l’incarico più operativo per lui che non è un politico”.
E infatti servirebbe soprattutto un tecnico per attrezzare l’Europa ad affrontare le nuove sfide che l’aspettano. Come del resto lo stesso Draghi va ripetendo in ogni suo seppur raro intervento: “L’Europa ha bisogno di una svolta e deve farsi Stato”. Il “non essere interessato” di Draghi non è quindi una smentita. Per il resto si registra il silenzio – scontato – delle principali cancellerie europee. E la precisazione, anche questa dovuta, del vicepremier Antonio Tajani che a nome del Ppe ha detto: “Per noi resta valida la candidatura di Ursula con der Leyen”. È la loro candidata e non poteva fare diversamente. Per lei si starebbe ragionando sulla guida della Nato. In Italia il commento entusiasta arriva solo da Italia Viva, Più Europa e Azione. Tace palazzo Chigi, e anche questo è scontato.

L’ipotesi Draghi resta quindi al momento un pensiero stupendo messo sul tavolo da “più fonti diplomatiche e tutte qualificate” al lavoro tra Parigi, Berlino e Bruxelles e a cui il quotidiano “La Repubblica” ha avuto accesso. Chi si sarebbe assunto l’onere di sondarne la fattibilità è proprio il presidente francese Emmanuel Macron che già cinque anni fa pescò il jolly Ursula von der Leyen che tolse dall’impasse l’europarlamento. Tra i due c’è un rapporto di stima e fiducia altissimo. “Perché era lui, perché ero io”, disse l’inquilino dell’Eliseo quando Roma e Parigi firmarono il Trattato del Quirinale. Prima e dopo quella firma i rapporti tra Roma e Parigi sono sempre stati mediati dall’autorevolezza del Quirinale. E non di chi era – o è – alla guida di palazzo Chigi. Nelle sue interlocuzioni informali Macron ha spiegato perché il voto di giugno sarà una consultazione assai speciale: l’ordine mondiale è in trasformazione e il vecchio continente dovrà affrontare una fase nuova.
Le conseguenze della guerra in Ucraina, quelle in Medioriente, il nuovo ruolo della Cina e degli altri paesi emergenti con le loro economie, per non parlare delle elezioni negli Usa con il rischio al momento reale in base ai sondaggi di rivedere Trump alla Casa Bianca. In questo scenario l’Europa deve essere forte, credibile, giocare un ruolo centrale e avere una guida di sicuro prestigio ed autorevolezza in grado di affrontare alla pari tanto Xi quanto Trump e, soprattutto, senza dover rendere conto al consenso popolare.

L’identikit corrisponde ad un solo nome: Mario Draghi. Se questo è il ragionamento che Macron avrebbe condiviso almeno con Berlino e il cancelliere Sholz, la prova più evidente che la Presidenza della Commissione sarebbe il ruolo perfetto per il profilo di Mario Draghi arriva dalle stesse parole dell’ex premier.
Lasciato palazzo Chigi ormai tredici mesi fa, si è immerso nella sua vita ritirata e di studi, lontano da microfoni, platee affollate e conferenze stampa. Immersione più totale, secondo lo stile del banchiere centrale, mai una replica, mai una smentita eppure quante volte il suo nome e l’azione del suo governo è stata tirata in ballo in modo sbagliato e scorretto. Apparizioni contate, solo quando non ne può fare a meno. Interventi ancora più rari, solo quando si ha qualcosa di pesante da dire. Come è successo il 6 settembre. Quel giorno su “The Economist” è comparso un suo lungo articolo sul futuro dell’Europa, quale ruolo e in quale forma.

“La Ue cambi regole, più risorse e poteri a Bruxelles o ci ritroveremo senza industria”. Non solo: “Tornare al vecchio Patto di Stabilità sarebbe un disastro, è ora di alzare lo sguardo e cambiare i Trattati”. Poco dopo quell’articolo-manifesto, a metà settembre, divenne noto l’incarico che Ursula von der Leyen ha affidato a Draghi: curare il Rapporto sulla competitività dell’Europa, che vuole dire mettere mano su bilanci, conti, fare previsioni, tenere rapporti con gli uffici studi delle varie cancellerie non solo europee. Era metà settembre e molti iniziarono a coltivare il pensiero stupendo che all’epoca nasceva strisciando, come canta la magnifica Patty Pravo.
Anche lì smentite e no comment. Fino ad altri due recenti interventi. L’ultimo una settimana fa, il 30 novembre quando l’ex premier ha accettato di presentare l’ultimo best seller di Aldo Cazzullo “Quando eravamo padroni del mondo”. In quella occasione Draghi ha spiegato un vero e proprio programma politico. Che partiva da un assunto chiaro: “Per l’Europa è un momento critico, ci devono tenere insieme quei valori fondanti che ci hanno messo insieme”. Aggiunse che “oggi il modello di crescita si è dissolto e che bisogna reinventarsi un modo di crescere ma per fare questo occorre diventare Stato. Il mercato europeo è troppo piccolo, ci sono tanti mercati e quindi le piccole imprese che nascono in Europa appena crescono o vendono o vanno negli Stati Uniti”.

In Europa si assiste, aggiunse, ad una “paralisi decisionale”, una sorta di stallo anche per l’avvicinarsi delle elezioni europee. Dopo l’analisi, la proposta: “Capire come fare a costituire dei fondi europei che finanzino difesa e la lotta al cambiamento climatico. Bisogna pensare ad una maggiore integrazione politica, a un vero Parlamento d’Europa, iniziare a pensare che siamo italiani ed europei”. Un programma politico a tutti gli effetti. Quel giorno molti giornali titolarono “Nostalgia di Draghi”.


Claudia Fusani
Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.




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11/12/2023 - 0:00

AUTORE:
Dispetto

Alle europee si vota con il proporzionale, difficile vedere unioni, ognuno corre per se. E visto che l'amico fa previsioni sui voti degli altri sarà curioso vedere il risultato di IV. Pardon, Il Centro. E in Europa ci sono 27 paesi che decidono...

10/12/2023 - 19:17

AUTORE:
Amico di Enzo Rametti

...anche se lo volesse il mio amico summenzionato non riuscirebbe a convincermi per la guida dell'UE.
Lui è riuscito a convincere Draghi Mario per mandare a casa Conte Giuseppe e l'anziano PdR a fare il bis.
Quindi mai mettere limiti alla Divina Providenza diceva Pajetta Giancarlo.
Metti caso che Conte Giuseppe alle europee scenda sotto il 4% ed Elena Etel che si fa chiamare inspiegabilmente Elly che correrà da sola e magari neppure candidata a quel seggio europeo come quando la candidò Renzi Matteo e...
Il Matteo Renzi dal suo seggio europeo richiamasse in campo il mio coetaneo Mario; penso che la nostra Italia si ri/troverebbe davanti il/al caso dell'anziano Pertini Sandro che tutti ricordiamo con grande struggimento.
Mai dire mai.

10/12/2023 - 16:32

AUTORE:
Dispetto

Nel 2019, finito il mandato alla Bce, Draghi era il candidato scelto da Macron e Merkel per la guida della commissione europea. Dopo alcuni abboccamenti rifiutò dicendo che " avendo 72 anni era stanco ". Fu così che il 1° dicembre 2019 tocco a frau Ursula. Oggi, Draghi, che di anni ne ha 76 non è stanco ?