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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
Nulla obbligò a buttar giu il Conte 2, se non la .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Di Mario Lavia
Stallo alla messicana. Nel triello della politica, Meloni è la pistola più veloce, Schlein e Conte sparano a salve.

19/12/2023 - 11:32

 Stallo alla messicana

Nel triello della politica, Meloni è la pistola più veloce, Schlein e Conte sparano a salve

Come in un film di Sergio Leone, i tre leader politici si attaccano ogni giorno. Ma se la premier sembra avere le sue convinzioni, almeno con prospettiva sulle europee, gli altri due non si capisce in che direzione vogliano andare

Qui sta diventando come il “triello” tra Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef nel celebre film di Sergio Leone, grande suspense prima di vedere chi sparerà per primo e come finirà. Nella pazzotica politica italiana i tre sono Giorgia Meloni, Elly Schlein e Giuseppe Conte (ognuno stabilisca da sé chi siano il Buono, il Brutto e il Cattivo). Non passa giorno senza che si attacchino tra di loro in un doppio livello di lotta nel fango: il primo è tra la presidente del Consiglio (sempre più capopartito e sempre meno guida del Paese) e il rivale dell’opposizione; il secondo è appunto su chi sarà questo rivale, cioè il competitor di Meloni.

In questa duplice sfida infernale diciamo che ognuno le prende dagli altri due ma con un’eccezione, quella di Conte che è abbastanza attaccato dalla presidente del Consiglio, che in Parlamento sventola fax e getta discredito beccandosi un giurì d’onore chiesto dall’avvocato. Ma questi, ecco l’eccezione, è sostanzialmente risparmiato dalla segretaria del Partito democratico – che invece è da lui costantemente bersagliata.

Non è dato sapere perché Schlein abbozzi o replichi a Conte in toni sempre garbati mentre quello picchia come un fabbro, e forse sarebbe anche ora di smetterla con le buone maniere con un personaggio che ogni due per tre ti rifila una stoccata alle spalle.

È anche vero che la leader del Partito democratico, uscita rinfrancata dalla conferenza sull’Europa con la benedizione di Romano Prodi, oggi è più forte ed è decisa a replicare colpo su colpo alla premier, così che alla fine tutto questo è soprattutto una gara mediatica a chi strilla di più. La qual cosa – va detto – suona leggermente intimidatoria quando a urlare come un ossesso è addirittura la capa del governo.

Ma, tornando all’avvocato del popolo, risulta chiarissimo che per farsi notare lui è costretto ad alzare i toni contro le due ladies della politica italiana. Già stizzito con Meloni per la sgangherata accusa di aver agito sul Mes «col favore delle tenebre», Conte già che c’era ha risposto molto male, e personalmente, a Elly Schlein, probabilmente geloso del fatto che da qualche tempo i giornali evocano il match Meloni-Schlein con lui magari a fare il guardialinee.

 Così prima ha irriso l’ipotesi prodiana della leader dem come possibile federatrice – «prime federi le correnti del Partito democratico», battutona – e poi ha sparacchiato alla cieca insinuando qualcosa sulla questione morale senza chiarire cosa volesse dire, a cosa alludesse. Forse il redivivo Rocco Casalino si era scordato di fargli ripassare la parte. Così come non è sfuggita al Nazareno la bordata casalinesca, poi mezzo smentita, tesa a denigrare l’immagine di Schlein – «Giuseppe puoi dormire tranquillo».

È evidente che con questo primo vaffa di Giuseppi a Elly nell’Era della Federazione si intuisce anche che il sogno “neo-ulivista” per ora è poco meno di un miraggio, e sarà così fino allo “spareggio” delle elezioni europee che deciderà chi sarà l’anti-Meloni. Mentre lei, Giorgia dalla postura molto almirantiana esibita alla festa di Atreju, vorrebbe dilagare alle elezioni facendone una specie di plebiscito, dal quale è certa di uscire alla grande. Per ora in questo “triello” la pistola più veloce 

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19/12/2023 - 17:26

AUTORE:
Marco

Mario Lavia come Giuseppe Calcaterra con il Re Leone Mario Cipollini. Tira la volata a qualcuno che si nasconde in gruppo. O chi sarà ? La Toscana è l'indizio principale.