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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Circolo ARCI Migliarino-6 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Amori amari.

13/1/2024 - 7:17



Gli 'nnamorati

A du’ ‘oppie ni vienghin ‘vell’idee
e vann’a rimpiattassi ner canneto:
la prima lungo ripa ‘ome lle cèe,
e ll’artra un buo cerca ner forteto.
 
Han du’ modi differenti dell’amà’,
han du’ viste all’opposto della vita,
ma son spinte dall’istesso ‘ntremotà’
ner cercassi la parte la più ambita.
 
Baccio fa, ner sentì’ più dd’una scossa:
“Bada là, che fistìo che ssi ode,
c’enno, cara, e colubri ‘ndella fossa!”
 
Dice ‘r Biacco frustando mentre gode:
“A vvoi ‘nvece vi garba rompe’ ll’ossa
anco s’un c’è ll’amore ne’ lla lode!”
 
 
 
Come in ogni storia d’amore che si rispetti, si comincia così:
“È una magnifica giornata di primavera. Le rondini sono già arrivate e controllano i loro vecchi nidi da dove erano volate per la prima volta sei mesi fa. Gli alberi hanno il loro nuovo vestito di foglie dai morbidi colori di ogni sfumatura di verde.
I procaci sambuchi hanno già maturato le loro ombrelle di profumati fiori bianchi dove le prime affamate api si tuffano inebriate. Le scuole sono chiuse per le festività pasquali; i ragazzi giocano sugli argini del Serchio a fare gli scivoloni e le bambine raccolgono i primi papaveri imprimendosi sulla pelle innocui tatuaggi con il pistillo a stella dei fiori maturi o cercando di indovinare il colore dei petali nascosti e ancora chiusi nei boccioli.
Un ragazzo ed una ragazza grandicelli, che si erano dichiarati a scuola all’ora di ricreazione, ora si trovano per la prima volta da soli, lontani da genitori e insegnanti. Si prendono per mano, senza parlare, scendono l’argine senza scivolare, dalla parte del Serchio, e si avviano verso la riva, nel canneto che spollona di giovani fragili getti, ma che conserva le vecchie canne dell’anno passato numerose e fitte fitte.
Da un buco ricavato nell’ammasso di radici di un vecchio pioppo, un serpente si sveglia abbagliato dal nuovo sole. Si stira, si allunga, tira fuori la lunga lingua per annusare l’aria e sente uno strano odore che gli provoca un brivido da fargli scuotere le trecento costole. L’odore proviene da sotto un mucchietto di foglie secche di canna e di detriti lasciati dall’ultima piena invernale del Serchio. Il maschio si avvicina piano piano, attirato ma prudente, e scopre che quel richiamo olfattivo è quello dell’amore: una giovane femmina, di un meraviglioso color marrone con riflessi oro, con due occhi gialli e neri da far girar la testa, è lì che aspetta al calduccio.
Il giovanotto, che si chiama Baccio, ha fatto mettere comoda la fidanzatina su un letto di foglie secche di canna, ha cominciato a stringerla a sé, a baciarla e a cercare di stenderla sussurrandole tenere parole d’amore.
Il serpente, che si chiama Biacco, ha intanto avvolto la fidanzata con le sue spire. I due amanti si avvitano e si ergono come un corpo solo, il maschio eccitato soffia e sibila sussurri e fischi d’amore.
Gli esseri umani si sdraiano e parlano, i serpenti si ergono e soffiano, ma entrambi cercano la stessa cosa, lo stesso risultato…con la differenza che:
- Attenta, attenta cara, c’enno e colubri (l’aveva studiati a scienze!) che fistiano qui vicino! Prendi un ticcio che s’ammazzino ‘ve’ pò pò di schifosi che di già fanno rècie e po’ frustino anco. Me l’ha detto mi’ pà’ ch’en periolosi ‘vando vanno ‘n amoro! Morissin tutti! -


- Attenta, attenta cara, c’enno ll’omini che urlin qui vicino. Scappa, sverta, che ‘ve’ pò po’ di ‘gnoranti, di già en cattivi ‘vando son contenti, se lli nòii ‘vando cian da ffà’ ti marsagrin tutto dalle legnate. Cosa ni s’averà fatto e cosa ci stann’a ffà’ ar mondo dïo io! -
 
 
 

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13/1/2024 - 13:41

AUTORE:
Mariolina

Giusto una manciata d'anni fa...e rabbrividisco al pensiero di essere l'unico relitto rimasto nella mia famiglia d'origine...portammo i miei genitori ad un ristorantino a Vorno tanto per dare il benvenuto alla primavera.
Decidemmo con la pancia piena di fare una passeggiata su un sentiero che conduceva verso Santallago e dopo qualche tornante trovammo una casetta diroccata che affacciava direttamente sullo sterrato...quando mi partì un urlo satanico...dall'unica falda del tetto cadente ci son caduti ai piedi due bisce arrotolate intrecciate accoppiate e contorsioniste che per un pelo non ci sono venute addosso...il tonfo è stato quasi assordante, la caduta rovinosa, e purtroppo i due arrapati sono stati costretti a desistere e separarsi.