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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

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Di Edoardo Fanucci
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Di Antonio Campo
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di Bruno Desidera
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di Matteo Renzi, senatore e presidente di IV
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Da un'intervista a Maria Elena Boschi
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di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
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Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Di Claudia Fusani
Lo schema della Primier

16/1/2024 - 9:49

Lo schema della premier: 2 regioni a Fdi, una a Fi, una alla Lega e una, il Molise, a un civico

Qsueste le condizioni di Giorgia Meloni agli alleati. “Dobbiamo dare la giusta rappresentanza al partito di maggioranza relativa”. Che vale tre volte gli altri. Cinque le regioni al voto nel 2024. Fdi reclama Sardegna e Abruzzo adesso e il Veneto nel 2025. Alla Lega resterebbe l’Umbria e a Forza Italia il Piemonte. Oggi, forse, l’incontro, prima del Consiglio dei ministri

Nulla di fatto anche ieri, nonostante il Consiglio federale della Lega, il deposito dei simboli in Sardegna e il compleanno della premier, nel senso che magari avrebbe potuto conciliare qualche compromesso. Nulla da fare, invece. La giornata buona potrebbe essere oggi: alle 18 è previsto un Consiglio dei ministri, all’ordine del giorno oltre all’election day di giugno ci sarà anche un decreto che prevede la possibilità per i sindaci dei comuni fino a 15mila abitanti di poter disporre di tre mandati di fila. Parlando di elezioni, Salvini, Meloni e Tajani, dovrebbero finalmente anche tirare la vendetta riga sul dossier Sardegna e altre regionali. Per le Europee c’è ancora tempo. I nodi, su entrambi i fronti, sono già tutti abbondantemente sul tavolo e sarebbe salutare, visto anche quello che sta succedendo intorno a noi e non troppo lontano da noi, mettere fine a questo stucchevole romanzo d’appendice che è la storia delle candidature e delle contropartite in quel sondaggio interno che sono le elezioni - amministrative, regionali ed europee - che iniziano il 25 febbraio e si concluderanno il 9 giugno.

Sull’isola corrono tutti

In Sardegna intanto tutto procede nell’ormai consueto caos. Sono stati depositati i simboli ma il D day sarà tra meno di una settimana, il 22 gennaio, quando scadrà il termine per presentare le liste, ognuna collegata a un candidato governatore. Nel centrosinistra Pd e 5 Stelle tengono il punto su Todde, la candidata indicata da Giuseppe Conte. Va avanti per la sua strada anche Renato Soru che sta raccogliendo intorno al suo progetto progressista molte liste civiche. Ancora più caotica e senza sviluppi la situazione nel destra centro: Solinas tace, non si fa vedere ma non ha fatto alcun passo indietro e il suo nome spunta sul simbolo del Partito Sardo d'Azione che ha depositato il logo. Fratelli d’Italia va avanti sul sindaco Truzzu, ha presentato a sua volta il simbolo ed è già in campagna elettorale da sabato anche senza l’investitura ufficiale. Ci pensa su, invece, Alessandra Zedda, ex vice presidente della Giunta di Fi, che ha presentato il simbolo della sua “Anima di Sardegna” confermando la volontà di andare avanti nella sua corsa da indipendente. Il rientro nella sua casa storica, come sottolineato dallo stesso Truzzu, potrebbe essere valutato a condizione di “ripartire dall’unità 
Lo schema di Giorgia
Da via Bellerio, dove Matteo Salvini ha convocato il Consiglio Federale della Lega, non è uscito alcun chiarimento sulla Sardegna ma indicazioni utili e spunti chiarificatori. La riunione, cui hanno partecipato anche i presidenti di regione, aveva all’ordine del giorno le “questioni politiche”. Cioè candidature e strategie, per le amministrative ma anche per le Europee. Anzi, soprattutto per queste.



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Ma cominciamo dalle prime. Ormai è chiaro lo schema che Giorgia Meloni ha proposto e chiesto di condividere ai suoi alleati quando si sono visti giovedì scorso: i pesi interni alla maggioranza sono cambiati; Fratelli d’Italia vuole pesare per quello che vale oggi e non quattro anni fa e quindi tre volte i suoi alleati. Un compromesso possibile potrebbe essere il seguente: due regioni a Fratelli d’Italia, cioè Sardegna (25 febbraio) e Abruzzo (10 marzo), una alla Lega (Umbria, già governata dalla leghista Tesei), una a Forza Italia (Piemonte, già governata e con buon successo dall’azzurro Cirio). Resta una quinta regione, la Basilicata (al voto a giugno insieme al Piemonte) che per non penalizzare o avvantaggiare nessuno, potrebbe essere affidata ad un civico, un profilo di area ma non di partito.

Questo schema comporta che la Lega faccia un passo indietro rispetto all’uscente Solinas che è del Partito sardo d’azione, vanta ottime amicizie nella Lega e non ha alcuna intenzione di mollare. Anzi, ha già presentato il suo simbolo.

Il caos, si diceva. Rispetto al quale ciò che più conta non sono i nomi ma il metodo. “Salvini ha il terrore - dicono fonti della Lega - che mettendo in discussione l’uscente, in questo caso Solinas, si apra la diga ora e nel futuro. E a quel punto diventerebbe impossibile gestire l’onda meloniana con le sue pretese che già oggi sono giorno dopo giorno sempre più rapaci”.
Il convitato di pietra: il Veneto
Il non detto che tutti temono si chiama Veneto. Qui lo scenario merita qualche riga a parte. Il prossimo anno, nel 2025, scade il governatore leghista più amato, Luca Zaia. Salvini vorrebbe blindarlo con una legge ad hoc che consenta il terzo mandato e al tempo stesso non metta Zaia sul mercato nazionale dove potrebbe essere un suo serio competitor. Un ddl ad hoc è già stato presentato ma la premier ha fatto capire all’alleato “guarda che così non ci leviamo più di torno né De Luca in Campania né Emiliano in Puglia”. In ogni caso Fratelli d’Italia parla già, senza alcuna scaramanzia, di Luca De Carlo, senatore e presidente della Commissione agricoltura, come prossimo governatore del Veneto. Bisogna essere molto sicuri e padroni della situazione per fare previsioni così nette ad un anno di distanza. Soprattutto in politica.

Anche Antonio Tajani è molto poco soddisfatto rispetto allo schema di Giorgia Meloni. Dal suo punto di vista c’è da capirlo e quindi giù le mani da Vito Bardi, attuale governatore della Basilicata e questa idea del candidato civile, senza bandiera di partito, gli sembra un fuor d’opera di cui non si sente il bisogno. Poichè il Veneto è una partita dell’anno prossimo per cui faranno fede i risultati di questo lungo e tormentato turno elettorale, ciò che va ripetendo Meloni è che intanto si va avanti così, con lo schema di cui sopra, che è comunque molto generoso con gli alleati rispetto agli attuali pesi specifici interni: Fratelli d’Italia stimata tra il 28 e il 29%; Lega tra il 9 e il 10%; Forza Italia tra l’8 e il 9%. Parliamo di un rapporto 3 a 1 che resta sottovalutato rispetto alle prevista guida di due regioni importanti (ad esempio la Sardegna e l’Abruzzo). 



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