Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
La Redazione di Spazio Donna ha accolto e pubblicato con grande entusiasmo l’articolo di Serena Corti alunna della 3A dell’Istituto Comprensivo "Daniela Settesoldi" di Vecchiano. Un ringraziamento anche alla professoressa Elke Cavazza che ha fatto conoscere alla classe la rubrica Spazio Donna. Auguriamo a noi e a Serena di proseguire, con la sua scrittura creativa, una collaborazione con la nostra rubrica.
Chi lo avrebbe mai detto?!
Quel giorno sarebbero dovuti venire i miei genitori per portarmi a casa ed invece, a causa di una bufera di neve, mi ritrovai a passare un giorno in più con la mia bisnonna, nella sua casetta di montagna, a Montefegatesi. Guardai fuori dalla finestra la neve che scendeva violenta e, aspettando che passasse, mi soffiai sulle mani per riscaldarmi. Faceva così freddo che la nonna mi invitò a sedermi sul divanetto accanto a lei, di fronte al camino acceso e così feci. Lei, molto premurosa come sempre, mi coprì le gambe con la sua coperta di lana, mi prese le mani fra le sue e mentre guardava il camino, vidi un cenno di sorriso sul suo viso. Capii che con la mente stava ricordando una scena avvenuta molto tempo prima. Chiesi a cosa stesse pensando e cominciò a raccontare, partendo da:
“Ai mì tempi…”
Mi disse che molti anni fa, nel 1956 in una nottataccia proprio come quella, suonò alla sua porta un signore del paese, molto preoccupato e la invitò a seguirlo. Lei corse a prendere la sua borsa da lavoro, si mise la sciarpa arruffata anche a coprirle la testa e s’incamminò con lui. Sapeva bene dove stesse andando, doveva aiutare Rosa, la giovincella del paese che stava per dare alla luce il suo primogenito. A quei tempi era proprio mia nonna la levatrice del paese, che contava poco più di 200 abitanti. Entrò in casa e notò subito tre donne già prese a sfaccendare. Arrivò nella camera della ragazza, il camino era acceso e lei già a buon punto con il travaglio. La nonna si alzò le maniche della maglia fino ai gomiti, si mise un bel grembiule e ordinò stracci puliti e dell’acqua bollente dove sterilizzare i suoi strumenti. Purtroppo il travaglio fu molto lungo e con qualche difficoltà benché la nonna avesse visitato Rosa pochi giorni prima. Per fortuna il piccolo nacque sano e indenne ma Rosa, subito dopo il parto, si collassò. Quando si riprese, mia nonna si accorse che qualcosa non andava: la neo-mamma aveva un brutto colorito ed era molto stanca. Il bambino gridava senza tregua e le tre donne non sapevano come farlo smettere. L’atmosfera che si respirava in quel momento all’interno della stanza era agitata come la tempesta di neve. Mia nonna fece un bel respiro e a sangue freddo prese in mano le redini della situazione: ordinò ad una delle donne di andare a chiamare il medico nel paese vicino a San Cassiano, anche se chissà quando sarebbe arrivato. All’altra di andare da Anda a sentire se per cortesia poteva venire ad allattare il bambino visto che anche lei aveva partorito da poco e poi disse alla terza di andare a chiedere alla ‘Circe’ una bella pozione magica per post partorienti. A quei tempi, mi spiegò, tutti si davano una mano, erano tutti una grande famiglia, non come adesso che a mala pena conosciamo i nomi dei vicini di casa.
Chiesi curiosa alla nonna: ‘Nonna ma chi era la Circe?’
Lei si mise a ridere, affiorando in lei i ricordi di quella signora. Mi raccontò che era la curatrice del paese, in realtà si chiamava Giustina, ‘Circe’ era solo un soprannome. La sua capacità e conoscenza delle erbe la faceva sembrare un po' come la maga Circe. Era burbera, con i capelli scarruffati, cicciottella e goffa ma riusciva a curare qualsiasi cosa: ferite, febbri, bruciature, infezioni...tutto. Infatti anche quella notte riuscì a preparare un infuso di colore quasi nero con delle erbette galleggianti, orribile alla vista e all’olfatto, ma fu miracoloso. La madre del bambino con il passare delle ore stava sempre meglio, acquisiva pian piano il suo bel colorito roseo con le sue guancette rosse. Nel frattempo, anche Anda era arrivata nonostante fosse stanca e assonnata da notti passate in bianco aveva attaccato il bambino al suo seno e lui poppava a più non posso. Per un attimo era come se in quella camera fosse calata di nuovo la quiete dopo la tempesta: il bambino era tranquillo, dondolato da Anda, la madre era a letto che riposava tranquilla e mia nonna stremata si mise seduta sulla sedia a dondolo di fronte al caminetto aspettando che ormai si facesse giorno. L’indomani si accertò che mamma e figlio stessero bene, salutò e portò con sé una cesta di vimini colma di stracci e lenzuola sporche. Gli uomini del paese stavano spalando la neve e lei portò la cesta al lavatoio da Santina, la lavandaia del paese. Santina aveva delle grosse mani e la schiena ricurva in avanti, forse dalla posizione di lavoro assunta per troppo tempo. Insaponava i panni e le lenzuola alla fine del lavatoio mentre li sciacquava all’inizio, dove usciva l’acqua pulita della sorgente. La nonna dopo il racconto aveva il viso assonnato, così le abbassai lo schienale e la lasciai riposare. Continuai a guardare dalla finestra la neve che scendeva immaginandomi in quella storia appena ascoltata ma che sentivo molto lontana dalla mia realtà.