Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il mondo impiegò anni, non giorni, prima di ammettere l’entità e la natura infernale del delitto consumato non soltanto negli impianti delle camere a gas e dei forni di Auschwitz Birkenau, Mauthausen ma in tutti i territori occupati dai tedeschi, compresa la Risiera di San Saba, in Italia. Quando il mondo ha capito di che genere di delitto si trattasse, i teatri cominciarono a mettere in scena
“Il diario di Anna Frank” tratto dalle pagine di un’adolescente ebrea nascosta con la famiglia in un sottotetto. I nazisti li scoprirono e deportarono il padre Otto, Anna, la madre Edith e la sorella Margot al mattatoio di Bergen-Belsen dove sono seppellite.
Quel diario di una bambina che diventa donna fu la prima vittoria della memoria, poi vennero i libri di Primo Levi e la Shoah diventò il più grande scandalo della Storia non solo per il numero delle vittime ma perché ciascuna delle vittime era in un elenco, un camion, una fila di vagoni piombati verso l’appuntamento con la morte per espiare la colpa di esistere essendo ebrei.
Oggi, 27 gennaio, è il giorno scelto dalla comunità mondiale per ricordare: ricordarci prima di tutto di non dimenticare.
Le nuove generazioni non sanno e non hanno l’obbligo della memoria, mentre chi ha vissuto di più ha il dovere di difendere la verità. La data fu scelta perché il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche si trovarono di fronte al mostruoso impianto di Auschwitz, dei suoi camini fumanti e degli scheletrici sopravvissuti. Il delitto che gli ebrei chiamano Shoah, la catastrofe, non è stato solo una strage (ce ne sono state molte nel secolo scorso) ma il movente in parte soddisfatto di far scomparire un popolo,
una comunità e andando a prendere prima di tutto i bambini e le donne perché bambini e donne rappresentano il futuro.
E lo fecero con una procedura di confisca dell’identità sostituita da un numero, dei vestiti e finalmente della vita. I sei milioni di vittime comprendevano gli omosessuali e i prigionieri di guerra russi. A Roma il Giorno della Memoria è il 16 ottobre, in ricordo della razzia del ghetto di Roma i cui abitanti furono spediti ad Auschwitz.
Il mondo si trovò quindi a dover creare una nuova parola, genocidio, per indicare gli omicidi di massa con cui si intende
sopprimere tutti i membri di una comunità, affinché la comunità stessa scompaia. Ieri la Corte internazionale dell’Aja ha dissennatamente intimato allo Stato ebraico di evitare “atti di genocidio” nei confronti degli abitanti di Gaza, i quali subiscono perdite di vite umane a causa della reazione di Israele dopo gli “atti di genocidio” compiuti il 7 ottobre scorso.
Quel giorno, i carnefici di Hamas entrarono in Israele per bruciare bambini, sventrare donne incinte, impedire anche simbolicamente il futuro di Israele.