Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Lasciamo per un po’ gli animali in pace, ne hanno bisogno, ma a Voi lettori non la darò! Ormai ci ho preso gusto e materiale da editare ne ho a sufficienza.
Passo dal sonetto alle quartine:
Lezione di “genètia”
Canto ‘no scepróne che vòrta per di và,
camminavin du’ chiorbe d’università
‘nder mentre sbuavin via, da ssotto e pruni,
quattro bei pucinotti tutti bruni.
Disse ‘r primo che la ‘órpa era der gallo:
“rossa era la ‘iòrba e ‘r collo tutto giallo”;
l’amïo rispose colla su’ dottrina:
“bianco ‘r gallo e forse rossa la gallina”.
Arrindoppato ‘nd’un fosso sortì fòra
un tale ch’un s’era visto fin’allòra.
“Senz’artro di genètia lei ‘un s’intende,
sïuro noi, ‘un si sa che pescio prende”.
“’Oh nini, ‘un è anco nato chi ‘un si sbaglia!
Stamani ho preso per er fien la paglia
‘vando fòri son vienzuto cor fortóre
e pensato di curammi cor crimóre.
Ma igègnio son io dimórto in verità,
cari e mi’ piónzi ‘struitini di città!
E’ per ‘un ismerdà’ ugnòli e porpastrini
che mi son pulito ‘r culo co’ pucini!”